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Aggressività e violenza ad opera dei minori: il fenomeno dei baby killer

I fatti di cronaca relativi all’aggressività e alla violenza ad opera di minori da tempo riempiono le pagine di cronaca, suscitando attenzione, stupore, allarmismo e, spesso, una sensazione di impotenza.
In particolare il fenomeno dei baby killer, nelle sue più ampie sfaccettature, dai parricidi agli omicidi di banda, dai riti satanici agli assassini di coetanei, è di grande attualità.
Un fenomeno oggetto di studi e di ricerche in tutto il mondo scientifico, nazionale ed internazionale, per la frequenza di avvenimenti sempre più gravi, la cui attenzione nasce forse anche dal maggiore risalto che ne danno i media.
Accanto allo studio, alla ricerca scientifica, c’è il panico. Il panico di una società che assiste senza sapere come intervenire.
Famiglie che hanno l’impressione di aver sbagliato, famiglie disperate che non riescono a darsi una spiegazione razionale, ragionevole, accettabile.
Ci sono le vittime e ci sono i giovani assassini, giovani che sono vittime di loro stessi. Arrabbiati, delusi, annoiati, disagiati, deprivati, malati.
Il tentativo di questo lavoro è stato quello di dare una spiegazione al fenomeno e nello stesso tempo di tratteggiare il profilo del giovane omicida, ottenendo, alla fine, spunti per delineare prospettive di intervento.
Si è partiti dalla trattazione delle teorie scientifiche che spiegano le basi della condotta aggressiva e il passaggio dall’aggressività alla criminalità.
Si sono approfondite le cause del comportamento violento, dalle patologie alle carenze familiari, affettivo-relazionali ed educative. Si sono illustrati, quindi, i significati della violenza e il ruolo dei mass media nella spettacolarizzazione del fenomeno e nella facilitazione all’emulazione.
Entrando nel vivo del fenomeno dei baby killer si è delineato il profilo del giovane omicida attraverso le descrizioni emerse dagli studi scientifici.
Sono, in seguito, stati illustrati alcuni casi emblematici saliti agli onori della cronaca.
Ci si è dedicati anche all’esame della giustizia minorile in Italia, attraverso l’analisi della storia, che ha condotto all’introduzione di un sistema giudiziario dedicato ai minori, e attraverso la descrizione degli organismi che ne fanno parte e dei principi che sottendono.
Analizzando i concetti di imputabilità minorile, si è proceduto alla comparazione tra il sistema penale minorile italiano e quelli stranieri, europei e statunitensi, per evidenziare la disparità esistente tra i diversi paesi.
In conclusione, la trattazione ha evidenziato le eventuali prospettive di intervento e le modalità di prevenzione alla luce dei fattori di rischio e delle problematiche emerse nel corso dei capitoli precedenti. Si termina con un esempio progettuale pratico desunto dall’esperienza personale

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5 “Più del latte materno, più del miele e del burro, più di qualunque squisita bevanda al mondo m’è dolce il sapore del sangue di questo nemico” Mahàbharatam – Antico poema indiano CAPITOLO 1 – MINORI: AGGRESSIVITÀ E VIOLENZA 1.1 Le basi della condotta aggressiva In questi ultimi anni, la percezione comune è quella di un incremento della violenza su larga scala dovuto ad un progressivo sviluppo di rabbia, di odio, di ricerca del potere che si manifesta in un atteggiamento di rivalsa e prepotenza, di attacco al “diverso”, alimentato certamente da molteplici fattori. L’aggressività tuttavia è sempre esistita, e ne è chiara dimostrazione il fatto che diversi autori hanno studiato e tentato di spiegare le cause del comportamento aggressivo. E’ indubbio che non sempre possiamo parlare di identità aggressive, quanto piuttosto di comportamenti aggressivi. Infatti uno stesso individuo che, nell’ambiente sociale in cui abitualmente vive, si comporta con senso civico, rispetto degli altri e delle regole, messo in condizioni estreme e particolarmente avverse può sviluppare un comportamento aggressivo e pericoloso capace di compiere qualsiasi genere di azione violenta (pensiamo ad una guerra, alla privazione della libertà, alla scoperta di un tradimento, alla costrizione di vita in spazi ristretti o con risorse limitate). Lo stesso fenomeno si verifica anche nel mondo animale e in specie diverse. Rousseau era convinto della bontà dell’indole umana che in realtà veniva “corrotta” proprio dal sistema sociale e dalle esigenze della civiltà, mentre Hobbes sosteneva, al contrario, che l’uomo è incline all’aggressività verso i suoi simili e che pertanto le istituzioni sociali

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