L’arrampicata: fattori temperamentali e processi motivazionali
Ho deciso di trattare come argomento della mia tesi l’arrampicata: un’attività complessa che non presenta difficoltà solo dal punto di vista fisico, ma è anche una vera e propria sfida psicologica. Come scrive Caruso “l’arrampicata è una continua ricerca di equilibrio nel movimento” che si raggiunge grazie alla giusta scelta degli appigli e appoggi che portano lo sportivo ad imparare a gestire l’agitazione, vincendo l’ansia e la paura di cadere.
Da questo studio si è potuto evincere come, in accordo con Strelau, gli individui che praticano l’arrampicata abbiano una bassa reattività in quanto prediligendo attività più coinvolgenti caratterizzate da bassa sensibilità ed alta resistenza hanno la necessità di provare intense stimolazioni per mantenere il loro livello ottimale di attivazione che secondo Zuckerman (1984) viene raggiunto grazie alla ricerca di nuove sensazioni dal momento che quest’ultime permettono un maggior rilascio di catecolamine.
Con lo studio di Orth Button e Davids (2017) si è potuto notare, in base all’aspetto temperamentale dell’atleta, come l’ansia possa rappresentare un’energia psichica motivante oppure deviante. Infatti, in condizioni di ansia elevata determinata dalla percezione del rischio di caduta, i principianti tendono a rimanere maggiormente immobili sulla parete e ad effettuare più azioni esplorative che, di conseguenza, diminuiscono la velocità, l’accuratezza, l’efficienza e l’adattabilità dell’azione di arrampicata rispetto ad esperti.
Una componente importante che influisce sullo performance dello sportivo è la motivazione che secondo Caruso è insita nell’attività stessa dell’arrampicata, nell’esigenza di conoscenza, nella semplicità e nella bellezza dell’esecuzione del movimento ma è anche data dall’esigenza di misurare le proprie abilità tramite il raggiungimento del successo (teoria di Atkinson) e dalla presenza dei bisogni di affiliazione, potere e successo di McClelland. Per comprendere meglio i processi motivazionali e l’autoregolazione nell’ambito dello sport è importante fare riferimento al concetto di autodeterminazione, esigenza innata collegata ai bisogni di autonomia, competenza e il sentirsi in rapporto con gli altri. È molto importante il desiderio di autorealizzazione, in quanto, il sentirsi realizzati nell’aver superato un ostacolo comporta un rafforzamento della propria autoefficacia, autostima ed un alto livello di regolazione interna. Da uno studio effettuato dal Dipartimento di Psicologia della Florida del Nord (USA) è stato dimostrato come questa disciplina produca un grande beneficio a livello della memoria lavorativa, fino ad un aumento del 50% portando a dei benefici sulla memorizzazione e sull’elaborazione di informazioni attraverso il monitoraggio e il coordinamento. Nella parte conclusiva della mia tesi ho riportato delle esperienze di sportivi agonisti e non agonisti che mi hanno fatto comprendere come la dimensione esperenziale abbia delle ripercussioni sugli aspetti motivazionali, temperamentali ed emozionali.
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Informazioni tesi
Autore: | Maria Aurora Dionisi |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2019-20 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Psicologia e Salute |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Gennaro Accursio |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 46 |
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