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Processi a distanza con udienze in teleconferenza. Nuove cautele per i sottoposti all'art.41-bis ord.penit. Commento alla legge 7 gennaio, 1998, n.11. (c.d. Legge sulle videoconferenze)

La tesi che segue è il risultato di un lungo lavoro di ricerca e di una rigorosa analisi interpretativa, che nel tentativo di una possibile opera di ricostruzione sistematica, abbia saputo cogliere, si spera, il reale significato dell’attuale dettato legislativo, quello sulle “videoconferenze giudiziarie” e sulla stabilizzazione del regime di “carcere duro”, nel complesso delle regole che governano il sistema penitenziario ed i principi cardini del codice di procedura penale e del dovuto processo legale.
Le novità legislative e regolamentari dell’ultimo quinquennio, infatti, insieme col sempre evolversi del “diritto vivente”, hanno imposto all’esposizione seguente una costante opera di rielaborazione e di aggiornamento.
Dopo una tanto intensa stagione di riforme e modifiche anche nel codice di procedura penale, si è avvertita la necessità di recepire tutti gli apporti sia della dottrina che della giurisprudenza con un costante riferimento alle continue pronunce della Corte Costituzionale, della Corte Europea sui Diritti dell’Uomo e della Cassazione, quasi l’evolversi di una cronistoria. Senza dimenticare, il settore legislativo dove era opportuno fornire, con la prefazione che segue, una adeguata informazione sulle recenti novità normative e regolamentari intervenute nel settore penitenziario, processuale e dell’esecuzione penale con leggi, direttive, regolamenti, e le Circolari del Ministero di Giustizia nonché del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.
Sotto il profilo monografico si segnala la presenza in appendice di tabelle e schemi riepilogativi, di dati sulla situazione della popolazione detenuta in Italia, sulle modalità applicative del regime di carcere duro di cui all’art.41-bis ord.penit e sulla celebrazione dei processi a distanza attraverso il sistema delle Videoconferenze, il cui commento costituisce l’oggetto specifico della presente tesi. L’opera si completa con i riferimenti bibliografici, legislativi e giurisprudenziali, ricercati ed analizzati con estrema accuratezza e sistematicità.

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Prefazione I ___________________________________________________________________________________________ Prefazione A più di trenta anni di distanza, dalla svolta del 1975, la situazione dell’universo penitenziario presenta novità vaste e profonde. Esse si manifestano in una pluralità di settori. Anzitutto nella legislazione, ove si trovano le principali regole dell’ordinamento penitenziario. La c.d. “legislazione dell'emergenza", concepita per contrastare il dilagare sempre più preoccupante della criminalità organizzata, in particolare di quella mafiosa, non poteva non incidere in maniera sensibile anche nella materia penitenziaria. Si è trattato, infatti, di interventi che, per quanto dettati con riferimento a particolari tipologie di reati, hanno finito per influire sull'intero ordinamento penitenziario. Il legislatore ha, in realtà, trovato in esso uno dei terreni più fertili sui quali intervenire per rispondere, in modo tempestivo, alla domanda di tutela proveniente dalla collettività ed inasprire così una normativa ritenuta, a torto o a ragione, "ipergarantista". L'ordinamento penitenziario, così come riformato dalla legge 354/1975, è stato oggetto di una nuova riforma nel 1986 da parte della legge del 10 ottobre 1986 n. 663 ( la c.d. legge Gozzini) che altro non è stata, se non il naturale completamento della prima. Il legislatore del 1986 prende atto di una realtà di fatto: con la riforma dello ordinamento penitenziario aveva preso avvio un generale processo di differenziazione tra modalità trattamentali "soft" e modalità trattamentali "hard". Semplicemente registra il fenomeno e cerca di darvi disciplina. Così, da un lato potenzia la gamma di operatività delle misure alternative e, più in generale, dei benefici penitenziari, secondo una logica che esprime inequivocabilmente una volontà politica di contenere le istanze di tipo strettamente custodiale. Dall'altro lato, adducendo esigenze di sicurezza, legalizza la forma della "sorveglianza particolare", sottraendola all'arbitrio della amministrazione penitenziaria. La legge Gozzini, in altre parole, rappresentò una seconda riforma penitenziaria (all’indomani della legge del 26 luglio del 1975 n.354), con la provvida introduzione dei permessi-premio oltre che dell’istituto della detenzione domiciliare, e con gli ampliamenti destinati alle misure alternative già

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