Pensieri, parole, opere e omissioni. Quindici anni senza Ilaria Alpi.
Mogadiscio, 20 marzo – La giornalista del Tg3 Ilaria Alpi e il suo operatore, del quale non si conosce ancora il nome, sono stati uccisi oggi pomeriggio a Mogadiscio nord in circostanze non ancora chiarite. Lo ha reso noto Giancarlo Marocchino, un autotrasportatore italiano che vive a Mogadiscio da dieci anni.
Il caso Alpi-Hrovatin comincia così, con queste poche righe, ancora frammentarie, battute alle 14.43 del 20 marzo 1994 dall’agenzia Ansa sui terminali dei quotidiani e delle televisioni italiane. E con questa terribile vicenda comincia anche la dura battaglia alla ricerca della verità dei genitori di Ilaria Alpi, Luciana e Giorgio. Chi ha assassinato i due giornalisti inviati in Somalia? Perché Ilaria e Miran sono stati uccisi? Cosa avevano scoperto? Quattro magistrati e due Commissioni parlamentari hanno cercato di rimettere a posto tutti i pezzi del puzzle, ma a quindici anni di distanza da quel tragico giorno, queste domande non hanno avuto una risposta.
Nel ripercorrere la storia degli ultimi giorni di Ilaria e Miran e degli innumerevoli depistaggi che hanno costellato le indagini sulla loro morte, ci troveremo davanti a una vicenda che ha tutti gli ingredienti dell’intrigo internazionale tra spie, informatori, killer, interessi finanziari enormi e traffici intercontinentali di armi e rifiuti che conducono alla Somalia.
Nei tre capitoli che compongono questo lavoro, si parte dal contesto storico e politico del paese africano dagli anni Sessanta per arrivare a quel fatidico 20 marzo 1994, la data del duplice omicidio dei due giornalisti. In mezzo, le indagini di una giornalista coraggiosa che probabilmente stava per svelare una rete internazionale di traffici di armi e rifiuti ma è stata messa a tacere. Sappiamo che si è trattato di
un’esecuzione, ma ad oggi gli esecutori materiali e i mandanti restano sconosciuti. In carcere è finito un somalo, attirato in Italia con un pretesto, che ha tutta l’aria di essere un capro espiatorio. Nei giorni seguenti all’omicidio le salme di Ilaria e Miran tornano in Italia, trascinandosi dietro una scia di bugie di Stato che Luciana a
Giorgio, i genitori di Ilaria, provano a decifrare da oltre quindici anni per ottenere la verità. Poco a poco, viene alla luce un filo unico che collega le indagini di diverse procure italiane che indagano sullo smaltimento illecito di rifiuti, prima affossati sulle coste calabresi e nelle discariche liguri, poi spediti nei paesi del Terzo Mondo da una serie di faccendieri senza scrupoli che utilizzano la Somalia come una pattumiera. Rapidamente, le inchieste si arenano o vengono insabbiate, proprio come quei fusti sotterrati o lanciati in mare al largo delle coste somale. Intanto,
mentre le istituzioni sonnecchiano, un nutrito gruppo di colleghi di Ilaria e Miran non dimentica e continua a indagare, portando a galla brandelli di verità. Ma le prove, le perizie e le strane coincidenze non bastano a dimostrare che c’è un complotto dietro la morte dei due giornalisti. Anzi, per qualcuno sono morti per caso, durante una vacanza.
Eppure, quindici anni dopo, tra depistaggi e carte false, il caso Alpi-Hrovatin resta aperto. Quindici anni dopo, c’è ancora chi si indigna per la morte di una giornalista coraggiosa che stava facendo il proprio lavoro con passione e professionalità e continua ad indagare per arrivare finalmente a quella verità che i familiari di Ilaria e Miran aspettano da troppo tempo.
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Informazioni tesi
Autore: | Monica Scillia |
Tipo: | Tesi di Master |
Master in | Master di secondo livello in Giornalismo|
Anno: | 2009 |
Docente/Relatore: | Angelo Varni |
Istituito da: | Università degli Studi di Bologna |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 56 |
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