La pena di morte e i diritti umani nelle carceri turche. L'importanza delle relazioni con l'Unione Europea.
I diritti umani, dal punto di vista giuridico, sono un insieme di diritti che consuetudini e trattati internazionali attribuiscono, in linea di principio, ad ogni individuo, indipendentemente dalla cittadinanza, dal sesso, dalla religione, dalla condizione sociale e da altri fattori discriminanti. Essi vanno al di là dei diritti del cittadino, in quanto sono universali; e nemmeno coincidono con quelli dei popoli, poiché appartengono tutti all’individuo, anche quando, per loro natura, debbano essere esercitati in forma collettiva (si pensi, ad esempio, al diritto di sciopero).
Tuttavia, perché essi siano garantiti e tutelati, è necessario che gli Stati ne riconoscano l’importanza e che i loro ordinamenti interni li contemplino.
Assumendo come oggetto di studio il livello di tutela dei diritti umani in uno dei paesi più interessanti dello scenario politico internazionale attuale, ovvero in Turchia, questo elaborato ha lo scopo di far luce su come e in che misura un organismo internazionale quale l’Unione europea abbia potuto favorire il processo di adeguamento dello Stato turco alle norme internazionali sui diritti umani, sia a livello normativo che pratico; e di quanto ancora possa fare.
L’Unione europea, infatti, non è più solo un grande mercato, ma un importante organismo sovranazionale che ha costruito la propria identità sul primato dei valori democratici, divenendo baluardo dell’affermazione di una cultura di libertà, democrazia, tolleranza e rispetto dei diritti umani.
Al di fuori di questo schema, della condivisione di questi principi e obiettivi non si può far parte dell’Unione europea. Così, al fine di realizzare l’obiettivo di unificazione del continente in una stessa comunità di diritto che ne garantisca la pace, l’Unione ha studiato e realizzato delle politiche volte alla realizzazione del processo di allargamento.
La Turchia, paese islamico moderato, i cui livelli economici e politici sono lontani dalla media dei paesi membri dell’Unione europea, è caratterizzata da una debole democrazia, caratterizzata da notevole elementi autoritari. Nell’ultimo secolo, essa ha sviluppato un forte orientamento europeo. L’ambizione europeista l’ha condotta sulla via di un ampio programma di riforme al fine di soddisfare le richieste di maggiore democraticità e rispetto dei diritti umani.
Il caso dell’abolizione della pena capitale dall’ordinamento giuridico è indicativo dello sforzo che la Turchia sta facendo per adeguarsi alle richieste di maggiore rispondenza ai cosiddetti Criteri di Copenaghen.
Tuttavia, permangono diverse zone d’ombra. Il sistema carcerario e gli abusi che esso favorisce rappresentano la questione più spinosa e in riferimento alla quale si registrano meno progressi.
D’altra parte, se le riforme legislative sono l’inevitabile punto di partenza per il riconoscimento e la tutela dei diritti dell’individuo, è innegabile l’impegno della Turchia in questa direzione.
L’Unione europea, infatti, dopo quasi sei anni dal riconoscimento della Turchia quale paese candidato all’adesione, apre in questi giorni i negoziati.
Nell’ipotesi che lo Stato turco soddisfi pienamente i criteri a cui è subordinato il suo ingresso nell’Unione, esso dovrebbe poter occupare il suo posto nell’esclusivo club europeo. Questo, secondo quanto stabilito dall’Ue, non avverrebbe del 2004.
Ciononostante, questa storia potrebbe non avere l’happy end tanto agognato dalla leadership e da buona parte dell’opinione pubblica turca.
L’atteggiamento e le scelte dell’Unione europea sono la risultante di un complesso di volontà di paesi con culture, esperienze e obiettivi diversi. La sua forza si è sostanziata fino ad oggi nella capacità con cui gli Stati che la compongono sono riusciti a conciliare i loro interessi, ma il processo di integrazione europea sta attualmente vivendo una battuta d’arresto, seguita alla bocciatura referendaria della Costituzione Europea in alcuni importanti paesi dell’Unione.
Dato che l’ipotesi dell’adesione turca è tra le motivazioni che hanno generato il risultato negativo dei referendum, non si possono fare previsioni ottimistiche in riferimento alla sorte dei rapporti tra Turchia e Unione.
L’adesione di un paese come quello turco potrebbe, inoltre, essere deleteria per la stabilità e per l’approfondimento del processo di integrazione dell’Unione stessa, che deve affrontare le sfide dell’allargamento a venticinque.
Così, dopo un rapporto più che quarantennale tra la Turchia e l’Unione europea, fatto di balzi in avanti e improvvisi rallentamenti e arretramenti, e caratterizzato da continue richieste dell’Unione e reiterati sforzi da parte turca per soddisfare tali richieste, questo “matrimonio” potrebbe non farsi. E, paradossalmente, questa volta, il fallimento dei negoziati potrebbe essere causato da un’inadeguatezza dell’Unione europea.
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Informazioni tesi
Autore: | Rosalinda Ferraro |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università per stranieri di Perugia |
Facoltà: | Lingua e Cultura Italiana |
Corso: | Comunicazione Internazionale |
Relatore: | Anna Loretoni |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 177 |
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