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Pedagogia Totalitaria. Sistemi educativi e scolastici nell'Italia fascista e nella Germania nazista

La Tesi di Laurea Magistrale in argomento si pone l’obiettivo di analizzare le caratteristiche principali dei sistemi educativi e scolastici di due fra le esperienze totalitarie della prima parte del XX° secolo, partendo dall’Italia fascista per arrivare, forse, alla sua trasposizione più estrema, nella Germania nazista, con l’intento, poi, di formulare, in un’ultima analisi alcuni interrogativi sugli attuali modelli educativo-pedagogici del nostro tempo. Pedagogia Totalitaria: cosa sottende questo concetto utilizzato per la prima volta dallo storico Emilio Gentile? La "pedagogia totalitaria" si riferisce a un approccio educativo sistematico e sistematizzato, caratteristico dei regimi totalitari, in cui l'educazione viene concepita e implementata in modo da promuovere e sostenere l'ideologia dominante del regime stesso. Il caso del fascismo italiano è paradigmatico per precocità e ampiezza di intenti, anche per le influenze generate, nel corso degli anni Trenta, nella Germania nazista.
La “pedagogia totalitaria” è stata un elemento chiave per consolidare il potere e plasmare le nuove generazioni secondo gli ideali dei regimi totalitari, facendo leva, in particolare, sull’indottrinamento ideologico, sul controllo dello stato, sulla censura dell’informazione e sull’eliminazione della critica.
Tra 100 anni, cosa si scriverà dei sistemi educativi e scolastici del nostro tempo? Quale sarà l’analisi storica, pedagogica ed educativa? Quale sarà la “lettura” del modello di uomo e di donna che i sistemi scolastici ed educativi avranno promosso e fatto emergere?

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11 1.1.2 Centralizzazione e controllo gentiliano delle istituzioni scolastiche Nelle intenzioni di Giovanni Gentile, la rinascita e il rinnovamento del sistema scolastico italiano doveva imprescindibilmente essere accompagnato da una “regia ristretta” localizzata nel governo centrale. Le briglie della cavalcata verso il rilancio della Nazione dovevano partire da Roma, nucleo di quella che verrà definita “l’educazione nazionale” e, da lì, arrivare in tutti gli angoli del paese. Vennero, così, messi in atto tutta una serie di modifiche e riforme del “governo scolastico”. Il riordino dell'amministrazione nel campo dell'istruzione, annunciato attraverso una circolare ministeriale inviata a presidi e rettori nel novembre 1922, rappresentava, dunque, un decisivo cambiamento di rotta. La riforma mirava a instaurare una gerarchia rigida tra l'amministrazione centrale e quella periferica, eliminando simultaneamente il principio elettivo in ogni organismo scolastico. Tale iniziativa fu intrapresa con l'obiettivo dichiarato di ristabilire rapidamente il rispetto dell'autorità dello Stato nel settore educativo. Con il fine di esercitare un controllo più efficace sull'istruzione pubblica, la riforma si concentrò sulla centralizzazione della struttura burocratica e delle autorità scolastiche. Tutti gli incarichi furono resi di nomina governativa, sottoponendo di fatto tali figure al diretto o indiretto controllo del capo del governo. Il primo decreto attuato nell'ambito di questa riforma comportò la riduzione del personale amministrativo dell'amministrazione scolastica, con una semplificazione della sua struttura organizzativa (riduzione delle direzioni generali da cinque a quattro), una ristrutturazione dei provveditorati e il licenziamento di personale docente.

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Parole chiave

fascismo
nazismo
pedagogia
gentile
bottai
censura
palingenesi
indottrinamento
gioventù hitleriana
sistemi scolastici

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