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Monitoraggio, analisi e valutazione delle prestazioni dell'impianto di fitodepurazione del caseificio S.Vittoria (Carpaneto, PC)

Nell’ottica di voler promuovere le produzioni tipiche e la loro sostenibilità dal punto di vista ambientale è stato progettato e realizzato l’impianto di fitodepurazione per il trattamento delle acque reflue della caseificazione di Grana Padano, con la finalità ultima di verificare le potenzialità che questo tipo di impianto può avere rispetto alla particolare tipologia di refluo in questione.
Il monitoraggio dell’impianto è stato realizzato con la collaborazione del CRPA, della regione Lombardia, del dipartimento di Scienze Ambientali dell’Università di Parma e del responsabile di produzione della Cooperativa S.Vittoria di Carpaneto Piacentino.
Si sono campionate le acque in ingresso, in attraversamento e in uscita dall’ impianto dall’ entrata in funzione ad oggi.
Da luglio 2005 sono state apportate alcune modifiche all’impianto (degrassatore, pompa di distribuzione ) e ogni monitoraggio è stato effettuato raccogliendo 6 campioni, per 5/6 giorni consecutivi, in diversi periodi dell’anno:
acque in entrata ( refluo da trattare ),pozzetti intermedi ( al termine di ogni vasca ),reflui in uscita. Su tutti i campioni sono stati determinati i seguenti parametri: temperatura, pH, ossigeno disciolto, conducibiltità, solidi sospesi totali, COD, P-totale, ammonio, nitriti e nitrati.
I dati raccolti sono stati elaborati, si sono calcolati i valori medi e le fluttuazioni registrate, per ognuno dei parametri analizzati e per ogni stazione di campionamento. Si sono ricavate quindi le variazioni percentuali dei parametri analizzati,confrontando quelle in entrata con quelle in uscita. Si è stimata l’efficienza di depurazione in relazione ad ognuno di questi parametri.
I risultati di questo progetto potranno essere utilizzati per generare degli indicatori riguardo al corretto dimensionamento, ai criteri di costruzione ed a quelli di gestione degli impianti di fitodepurazione a servizio dei caseifici.

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3 1. Trattamento delle acque reflue mediante fitodepurazione I reflui derivanti da insediamenti civili ed industriali contengono elementi nutritivi che sono normalmente presenti in natura e che possono essere utili per la crescita degli organismi vegetali. Negli scarichi però, le concentrazioni sono troppo elevate, per cui il rilascio delle acque contaminate deve essere preceduto da un opportuno trattamento depurativo che serve a ridurre il carico inquinante entro i limiti previsti dalla normativa vigente. Le tecnologie tradizionali per la depurazione delle acque consistono in processi biologici intensivi, che sfruttano cioè processi naturali in condizioni controllate in modo da ottimizzare la rimozione degli inquinanti. A questi sistemi appartengono i processi a biomassa dispersa (fanghi attivi) e a biomassa adesa (bio-dischi e letti percolatori). Altri trattamenti, che richiedono superfici molto più ampie, avvengono in modo estensivo, sfruttando cioè il processo naturale ad una scala adeguata. A questi sistemi appartiene la fitodepurazione, un processo che utilizza alcuni gruppi di vegetali per rimuovere le sostanze inquinanti dalle acque reflue. La fitodepurazione delle acque reflue viene in genere utilizzata come trattamento terziario negli scarichi industriali e/o civili già trattati con un sistema secondario. Recentemente direttive europee e la normativa nazionale hanno suggerito l’impiego di questa tecnica come trattamento secondario per scarichi civili o industriali di piccole dimensioni. I processi di depurazione delle acque reflue hanno come obiettivo la rimozione delle sostanze inquinanti che devono essere conformi a standard normativi che variano a seconda del corpo idrico recettore (Dlgs 152/99 e successive modificazioni; Direttiva 2000/60/CE detta Water Framework Directive, WFD). Le tecniche di trattamento principali sono riconducibili ai cinque processi fondamentali indicati in Masotti (1987) e Bianucci & Ribaldone Bianucci (1998), vale a dire: separazione dei materiali galleggianti e dei materiali in sospensione; insolubilizzazione delle sostanze disciolte e successiva separazione; rimozione delle sostanze disciolte; trasformazione delle sostanze biodegradabili e disinfezione dei microrganismi. Con la WFD, la scelta delle tecniche idonee per il trattamento di un dato scarico dipendono non solo dalle caratteristiche dei liquami da trattare, ma anche della qualità e della tipologia del corpo idrico recettore. La WFD ha infatti imposto una maggiore attenzione sulla qualità dei corpi d’acqua recettori che nel prossimo decennio dovranno tendere al raggiungimento di livelli qualitativi elevati (stato ecologico buono).

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