La fabbrica dei miti all'italiana: lo spaghetti western
Qual'è il motore, la logica di base che sottende al funzionamento del miglior cinema Western all'italiana? Il mito. Leone, vero cultore del mito e ben consapevole di quanto esso sia funzionale allo spettacolo, concepì ''Per un pugno di dollari'' ['64] come una fucina di sperimentazioni sui miti della grande letteratura di ogni tempo: gli archetipi. Così nella pellicola capostipite del genere una miscela di frammenti scespiriani, omerici, danteschi, goldoniani e neotestamentari plasma vicenda e caratterizzazione dei personaggi, andando dunque ben al di là della semplice citazione episodica, del semplice omaggio erudito. Le coordinate fondamentali dello Spaghetti western erano tracciate. Ben lungi dall'essere un calco dei modelli americani il, ribadisco, miglior Western all'italiana, latore di una mitologia scevra da determinanti legami con le radici storiche del Paese in cui è nato, latore di una mitologia che trova in sè, nella cultura e nella letteratura la propria giustificazione, si limitò ad assumere la veste formale del Western: il genere cinematografico ''mitico'' per eccellenza. L'unico obiettivo di tutto questo accavallarsi di mitologie era lo spettacolo, il divertimento di un pubblico ''disincantato'' che, non potendo identificarsi nei distanti eroi positivi d'oltreoceano in cerca di radici (secondo lo schema ''Western classico'' che può ricordare l'Odissea), si sarebbe catarticamente proiettato nelle gesta di scaltri eroi negativi immersi in una lotta senza fine (''controschema all'italiana'' più vicino all'Iliade). Rigorosamente iscritto entro i confini di tale percorso ideale e schematicamente sviluppatosi seguendo la rotta tracciata dalla pellicola leoniana capostipite, lo Spaghetti western assunse dunque, ed arrivò anche ad amplificare, la particolarissima formula dissacrante, ironica, giocosamente mitica, funerea, iperrealistica, pessimistica ma al contempo divertita, che aveva rappresentato appunto l'originalità di ''Per un pugno di dollari''. Insomma un ''circo'' cupo e violento, caricato ed autocompiaciuto, d'evasione pura.
Tale ''circo'' era del resto popolato da tipi, talvolta da archetipi, spesso da stereotipi, mai da uomini: esattamente in virtù di ciò ogni aspetto negativamente connotato (violenza, ingiustizie, morbosa venalità, spettro onnipresente della morte) non arrivò quasi mai a costituirsi come realmente ''drammatico''. Grandiosa e rarissima eccezione è costituita dall'ultimo western leoniano: l'antimitologico, moderno e assolutamente drammatico ''Giù la testa'' ['71] che, oltre a modificare scenari e contesto (non più un vago West della seconda metà dell'ottocento ma il Messico rivoluzionario degli anni '10), sostituì ai ''tipi'' degli autentici uomini, agli eroi negativi degli autentici antieroi.
Nel momento di massima espansione, ovvero tra il '66 ed il '68, il genere raccolse e si nutrì del clima ideologico degli anni della contestazione dando alla luce le cosiddette pellicole ''Western politiche'' (anche denominate ''Tortilla western'' per via della frequente ambientazione messicana) in cui la causa rivoluzionaria diveniva metafora della lotta guevarista e terzomondista contro lo strapotere e l'arroganza del capitalismo. La declinazione mitica che caratterizzò tali produzioni fu quella dell'esemplarità, o meglio, dell'amplificazione nell'esemplarità: rappresentando fatti e personaggi esibenti precisi referenti politici, referenti dunque esterni all'usuale ''circo'' dello Spaghetti western classico, la portata semantica e spettacolare dell'universo messo in scena ne risultava amplificata in quanto, come dire, una mossa ne valeva due (evasione spettacolare e in più esempio, proiezione nell'ideale politico, riflessione...).
In altri casi la medesima ''meccanica dell'amplificazione'' venne attivata facendo uso del citazionismo letterario... [Per motivi di spazio non è possibile riportare qui l'abstract in forma integrale; potete comunque proseguirne - GRATUITAMENTE - la lettura cliccando su ''Preview''. Se volete leggere le ''CONSIDERAZIONI FINALI'' cliccate su ''Presentazione'']
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Informazioni tesi
Autore: | Francesco Bianchini |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1998-99 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Relatore: | Pietro Favari |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 133 |
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