Cage: String Quartet in Four Parts e implicazioni filosofiche
Questa tesi è il frutto del mio interesse per la musica e la poetica del compositore americano John Cage, passione che è iniziata già ai primi anni del liceo, e poi inseguita e proseguita anche all'Università.
Leggendo le sue numerose interviste e i suoi originalissimi scritti, a suo tempo mi si aprì un mondo: Buddhismo Zen, l’I Ching, la musica di Erik Satie, il pensiero rivoluzionario ed ecologico di Henry D. Thoreau, la filosofia indiana, la Macrobiotica, la Sinergetica di Buckminster Fuller…ero entusiasta di quanto dichiarava il compositore americano, rimasi colpita da tanta ricchezza di idee, e da quanta creatività, originalità, coraggio ci fossero nel volerle esprimere attraverso la vita quotidiana, la musica, l’arte in generale. Leggevo, rileggevo entusiasta le sue idee i suoi pensieri, mi sono nutrita di essi per parecchi anni, ed è attraverso questi che è iniziata la mia ricerca interiore, su di me, sul mondo.
Cage è stato un vero e proprio “bombarolo” della musica, ha scardinato senza nessuna pietà e nessun rancore concezioni e schemi propri della musica accademica e abitudini profondamente radicate nella mentalità dell’ascoltatore occidentale. Nel processo compositivo ha cercato in tutti i modi di lasciarsi guidare dal “caso”: inizialmente adottando un sistema quasi “seriale” e meccanico (ne è un esempio proprio lo String Quartet), poi attraverso l’uso dell’I Ching e in seguito dell’indeterminazione dei parametri musicali.
Ma cos’è questo “caso” (“chance”)?
Il caso in Cage non è “caos”: è la voglia di far parlare il mondo così com’è senza nessuna volontà di interferire attraverso le sue scelte personali e intellettualistiche. L'intervento dell'"ego", come sede dei desideri e delle intenzioni, viene totalmente abolito perchè, secondo il compositore, risulta in contrasto con il fluire pulsante della Vita. Nell'opera 4’ e 33’’ questa idea viene espressa perfettamente: il pianista compie solo dei semplici gesti ma siede tutt’al più in silenzio, senza produrre alcun suono intenzionale. Ascolta, e con la sua immobilità, invita anche gli ascoltatori a fare altrettanto. In questa maniera Cage rompe le aspettative degli ascoltatori: tutti sono lì in attesa di un “pezzo” che alla fine non viene mai presentato. Qualcuno può restare deluso, amareggiato, può sentirsi preso in giro, arrabbiato, ognuno ha una reazione diversa, ma pochi ascolteranno veramente. “Ma cosa c’è da ascoltare?” direte voi. Ebbene sì….per Cage ha valore assoluto e prioritario il “Silenzio", (”Silence") il silenzio è tutto ciò che accade nei qui-e-ora semplicemente, è la Vita. Silenzio rappresenta anche il “vuoto” interiore, la quiete dello stato meditativo che permette di accogliere questa Vita dentro di sé al di là del viavai di pensieri che affollano il cervello per gran parte del nostro tempo. Silenzio è “sentire puro”, sentire la vita fluire nel nostro corpo, e i suoni del mondo quotidiano nelle nostre orecchie...amandoli per quello che sono, nella loro semplicità e anche, perchè no? Banalità. Cosa dovrebbero fare gli ascoltatori allora? Secondo le parole di Cage: "dovrebbero essere pronti a una nuova esperienza, e il modo migliore per esserlo è quello di essere attenti e vuoti. Per vuoti intendo aperti, in altri termini le porte dei gusti dell'ego dovrebbero essere chiuse. E dovrebbe esserci un flusso, in modo che l'esperienza dell'ascolto possa penetrare." Il lavoro di Cage dunque è un invito ad aprirsi al pulsare della Vita, per percepire la sacralità del quotidiano. Non posso che essergli grata per avermi fatto comprendere quanto è importante per tutti noi questo processo di “apertura” verso l’”altro" nella prospettiva di una guarigione individuale e collettiva. Per certi versi potremmo dire che la sua poetica e la sua musica costituiscono un tentativo di risvegliare le coscienze, riportare all’integrità e alla guarigione le menti nevrotiche dell'attuale umanità (ricordo che Cage lesse anche opere di Jung intorno agli anni ‘40-‘50). Ho voluto perciò concretizzare una piccola parte di questa mia ricerca attraverso questa tesi, che tratta in particolare dello "String Quartet in Four Parts" e della poetica di Cage relativa al periodo di composizione di questo quartetto (1949-1950) ispirata dalla filosofia e dall’estetica dell’India. Spero ne facciate buon uso.
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Informazioni tesi
Autore: | Valeria Mitsikopoulos |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Pavia |
Facoltà: | Musicologia |
Corso: | Musicologia |
Relatore: | Michela Garda |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 76 |
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