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Titoli strutturati su tassi di interesse: modelli di pricing

Data circa più di vent’anni fa l’avvio della derivative finance, quando la caduta definitiva di Bretton Woods aprì la strada ad un periodo di intense fluttuazioni dei saggi d’ interesse e di cambio.
Da circa un secolo Il Chicago Board of Trade offriva strumenti che consentivano di acquistare o vendere l’esposizione alla volatilità di alcune merci: si pensò bene di trasferire tale esperienza ai valori finanziari. Dai mercati ufficiali (traded) l’attenzione si trasferì a quelli fuori borsa (over-the-counter, OTC) dove si poteva trattare tutto ciò che non fosse standardizzato. Sebbene le innovazioni di base prendono avvio dal mercato ufficiale si è verificata nell’ultima decade una crescita vistosa nei derivati OTC; i prodotti scambiati nei mercati over- the- counter soddisfano tutte le esigenze, in particolare quelle specifiche che non troverebbero adeguata risposta nella standardizzazione di borsa. La crescita del mercato dei prodotti derivati sia in termini di volume, sia in termini di numerosità e varietà degli operatori, è destinata a continuare in futuro alla luce dei benefici offerti da tali strumenti e costituisce una componente indispensabile di una moderna gestione patrimoniale. I derivati infatti rendono più efficiente la gestione dei rischi, più razionale il processo di diversificazione e, sia come strumenti di risk management sia come asset finanziari, essi rappresentano un’innovazione rilevante nelle modalità attraverso le quali il rischio di prezzo viene generato, misurato, gestito e trasferito. Laddove gli investimenti tradizionali si scontrano con i loro limiti, ad esempio su mercati dall’andamento laterale o addirittura decrescente, l’impiego mirato di strumenti strutturati permette di realizzare rendimenti supplementari ed alternativi o in un contesto di mercato “normale” di diversificare il portafoglio di investimento e di ottenere rendimenti sfruttando nel breve termine un trend di mercato. Finora questa forma di investimento era nota ed apprezzata soprattutto fra gli investitori istituzionali e nonostante essi rimangano tra i partecipanti più attivi nel mercato dei derivati, l’insieme degli operatori in tale mercato si sta espandendo, includendo tra gli altri anche l’universo degli investitori privati e le istituzioni pensionistiche.
I prodotti strutturati offrono la possibilità di investire in mercati e settori che fino a poco tempo fa erano appannaggio soprattutto dei clienti istituzionali. Nel novero rientrano, ad esempio, gli investimenti in materie prime o mercati emergenti.Grazie ai prodotti strutturati è divenuto possibile partecipare, anche con importi relativamente modesti all’andamento di svariati valori sottostanti e sfruttare così le opportunità offerte dai mercati globalizzati.
Dal punto di vista dell’innovazione finanziaria, la “strutturazione”, termine tecnico che indica il processo di costruzione dei prodotti strutturati, consente di adattare il profilo di rischio/rendimento alle esigenze e alle aspettative specifiche dell’investitore. Combinando i vari elementi costitutivi i rischi possono essere ridotti, eliminati o rafforzati.
Il presente lavoro è dedicato all’analisi di questa tipologia di strumenti finanziari con particolare attenzione agli aspetti tecnici e di ingegneria finanziaria. Il nostro interesse si focalizzerà sugli strumenti che contengono al loro interno un derivato su tassi di interesse, la cui valutazione è particolarmente difficile considerando la maggiore complessità dei processi stocastici utilizzati per descrivere la dinamica dei tassi.
La struttura della tesi può essere sintetizzata come segue:
Nel primo capitolo si introduce il concetto di prodotto strutturato, analizzando alcuni aspetti che hanno portato alla rapida espansione di questi strumenti. Sono proposte le formule di mercato per il pricing degli strutturati più comuni. Ciò ci porta ad approfondire nei capitoli 3,4 e 5 i modelli più diffusi nella letteratura e nella pratica finanziaria per la struttura a termine dei tassi di interesse........



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1 Introduzione Data circa più di vent‟anni fa l‟avvio della derivative finance, quando la caduta definitiva di Bretton Woods aprì la strada ad un periodo di intense fluttuazioni dei saggi d‟ interesse e di cambio. Da circa un secolo Il Chicago Board of Trade offriva strumenti che consentivano di acquistare o vendere l‟esposizione alla volatilità di alcune merci: si pensò bene di trasferire tale esperienza ai valori finanziari. Dai mercati ufficiali (traded) l‟attenzione si trasferì a quelli fuori borsa (over-the- counter, OTC) dove si poteva trattare tutto ciò che non fosse standardizzato. Sebbene le innovazioni di base prendono avvio dal mercato ufficiale si è verificata nell‟ultima decade una crescita vistosa nei derivati OTC; i prodotti scambiati nei mercati over- the- counter soddisfano tutte le esigenze, in particolare quelle specifiche che non troverebbero adeguata risposta nella standardizzazione di borsa. La crescita del mercato dei prodotti derivati sia in termini di volume, sia in termini di numerosità e varietà degli operatori, è destinata a continuare in futuro alla luce dei benefici offerti da tali strumenti e costituisce una componente indispensabile di una moderna gestione patrimoniale. I derivati infatti rendono più efficiente la gestione dei rischi, più razionale il processo di diversificazione e, sia come strumenti di risk management sia come asset finanziari, essi rappresentano un‟innovazione rilevante nelle modalità attraverso le quali il rischio di prezzo viene generato, misurato, gestito e trasferito. Laddove gli investimenti tradizionali si scontrano con i loro limiti, ad esempio su mercati dall‟andamento laterale o addirittura decrescente, l‟impiego mirato di strumenti strutturati permette di realizzare rendimenti supplementari ed alternativi o in un contesto di mercato “normale” di diversificare il portafoglio di investimento e di ottenere rendimenti sfruttando nel breve termine un trend di mercato. Finora questa forma di investimento era nota ed apprezzata soprattutto fra gli investitori istituzionali e nonostante essi rimangano tra i partecipanti più attivi nel mercato dei derivati, l‟insieme degli operatori in tale mercato si sta espandendo, includendo tra gli altri anche l‟universo degli investitori privati e le istituzioni pensionistiche. I prodotti strutturati offrono la possibilità di investire in mercati e settori che fino a poco tempo fa erano appannaggio soprattutto dei clienti istituzionali. Nel novero rientrano, ad esempio, gli investimenti in materie prime o mercati emergenti.

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