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Distribuzione e caratterizzazione mineralogica ambientale di siti con rocce contenenti amianto. Esempi nelle ofioliti della Liguria orientale.

In questo lavoro di tesi è stato affrontato il problema del rischio di esposizione a fibre di asbesto in un’area dell’Appennino Ligure (bassa Val Petronio) in cui sono presenti rocce contenenti amianto, esposte in diversi contesti, quali affioramenti naturali, cave ed altre opere antropiche, come sbancamenti e strade. Un’analisi della legislazione vigente ha messo in evidenza la presenza di numerose lacune ed inadeguatezze in merito al monitoraggio, al campionamento ed alle analisi di laboratorio relative agli affioramenti naturali, che in gran parte vengono condotti seguendo le normative specificamente ideate per campioni artificiali ed ambienti chiusi. Questi problemi di applicazione sono alla base dei numerosi casi irrisolti, emersi anche recentemente, sulla valutazione del reale rischio di esposizione in ambiti territoriali.
Con il presente lavoro si è affrontato il problema attraverso un’indagine geo-litologica e minero-petrografica che è stata sviluppata tramite indagini di terreno e di laboratorio.
La zona presa in esame in questo lavoro è particolarmente indicata in quanto, in un’area ristretta, sono presenti diverse peculiarità geologiche ed attività antropiche associate alla presenza di rocce serpentinitiche. In particolare sono stati indagati un fronte di cava attivo, due fronti di cava dismessi ed un tratto dell’alveo del Torrente Petronio compreso tra due di queste cave. Dopo aver definito la strategia di campionamento, in base alle osservazioni di terreno, i campioni sono stati indagati con tecniche di microscopia ottica in luce polarizzata trasmessa e tramite analisi in diffrazione dei RX (XRD). I risultati emersi hanno messo in evidenza, in tutti i contesti studiati, la presenza di crisotilo fibroso, in particolare associato a sistemi di vene che attraversano, di norma, gli affioramenti studiati. Il rischio di emissioni di queste fibre in atmosfera, nelle acque e nei suoli è elevato in quanto questi sistemi rappresentano zone di debolezza meccanica e facilmente subiscono processi di comminuzione durante il ciclo erosivo. Il rischio può essere estremamente accentuato a seguito di attività di coltivazione di queste rocce, attività molto diffuse in questa area e più in generale in tutti i settori ofiolitici della Liguria. A testimonianza di questo tutti i detriti presenti nelle conoidi di frana, nei materiali sciolti di cava e nei sedimenti fluviali sono fortemente arricchiti in fibre libere o in fasci di fibre facilmente liberabili. Le stime quantitative condotte hanno messo in evidenza come nella maggior parte dei casi siano superati i limiti previsti dalle normative vigenti. Inoltre è stato evidenziato come gli stessi sedimenti fluviali del Torrente Petronio siano mediamente fortemente arricchiti in fibre libere in corrispondenza delle zone di cava rispetto agli stessi sedimenti delle zone a monte.
I risultati raggiunti in questo lavoro di tesi mostrano come, anche in aree dove sono presenti attività di coltivazione attive, con concessioni rilasciate sulla base delle analisi previste dalla normativa vigente, siano in realtà presenti fattori di rischio localmente considerevoli. Emerge pertanto la necessità di rivedere la normativa, e soprattutto le specifiche tecniche, perlomeno in ambito regionale, per le analisi di rocce e matrici naturali allo scopo di effettuare una corretta programmazione, pianificazione e gestione delle aree regionali con affioramenti ofiolitici.

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I INTRODUZIONE In questo lavoro di tesi è stato affrontato il problema del rischio di esposizione a fibre di asbesto in un’area dell’Appennino Ligure (bassa Val Petronio) in cui sono presenti rocce contenenti amianto, esposte in diversi contesti, quali affioramenti naturali, cave ed altre opere antropiche, come sbancamenti e strade. Un’analisi della legislazione vigente ha messo in evidenza la presenza di numerose lacune ed inadeguatezze in merito al monitoraggio, al campionamento ed alle analisi di laboratorio relative agli affioramenti naturali, che in gran parte vengono condotti seguendo le normative specificamente ideate per campioni artificiali ed ambienti chiusi. Questi problemi di applicazione sono alla base dei numerosi casi irrisolti, emersi anche recentemente, sulla valutazione del reale rischio di esposizione in ambiti territoriali. Con il presente lavoro si è affrontato il problema attraverso un’indagine geo-litologica e minero- petrografica che è stata sviluppata tramite indagini di terreno e di laboratorio. La zona presa in esame in questo lavoro è particolarmente indicata in quanto, in un’area ristretta, sono presenti diverse peculiarità geologiche ed attività antropiche associate alla presenza di rocce serpentinitiche. In particolare sono stati indagati un fronte di cava attivo, due fronti di cava dismessi ed un tratto dell’alveo del Torrente Petronio compreso tra due di queste cave. Dopo aver definito la strategia di campionamento, in base alle osservazioni di terreno, i campioni sono stati indagati con tecniche di microscopia ottica in luce polarizzata trasmessa e tramite analisi in diffrazione dei RX (XRD). I risultati emersi hanno messo in evidenza, in tutti i contesti studiati, la presenza di crisotilo fibroso, in particolare associato a sistemi di vene che attraversano, di norma, gli affioramenti studiati. Il rischio di emissioni di queste fibre in atmosfera, nelle acque e nei suoli è elevato in quanto questi sistemi rappresentano zone di debolezza meccanica e facilmente subiscono processi di comminuzione durante il ciclo erosivo. Il rischio può essere estremamente accentuato a seguito di attività di coltivazione di queste rocce, attività molto diffuse in questa area e più in generale in tutti i settori ofiolitici della Liguria. A testimonianza di questo tutti i detriti presenti nelle conoidi di frana, nei materiali sciolti di cava e nei sedimenti fluviali sono fortemente arricchiti in fibre libere o in fasci di fibre facilmente liberabili. Le stime quantitative condotte hanno messo in evidenza come nella maggior parte dei casi siano superati i limiti previsti dalle normative vigenti. Inoltre è stato evidenziato come gli stessi sedimenti fluviali del Torrente Petronio siano mediamente fortemente arricchiti in fibre libere in corrispondenza delle zone di cava rispetto agli stessi sedimenti delle zone a monte.

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Informazioni tesi

  Autore: Evelina Isola
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2004-05
  Università: Università degli studi di Genova
  Facoltà: Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
  Corso: Scienze Naturali
  Relatore: Pietro Marescotti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 243

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Parole chiave

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cave
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