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Risk Management - Infermieristica e sicurezza nella terapia farmacologica. Analisi e studio sperimentale per una corretta applicazione delle prescrizioni terapeutiche

Se si vuol parlare di sicurezza in ambito clinico, in particolare nel nursing, bisogna necessariamente rifarci al concetto di Qualità delle prestazioni. Contemporaneamente all’evoluzione del ruolo infermieristico, che col D.M. 739/94, la L. 42/99 e la L. 251/2000, ha trovato la sua identità professionale nelle dimensioni di Autonomia, Responsabilità e Competenza, anche il mondo sanitario, con le tre riforme (L.883/78, D.lgs. 502/92 e 517/93 e D.lgs. 229/99) subisce un radicale cambiamento attraverso un processo di “aziendalizzazione”, con l’obiettivo di rispettare il principio di alta qualità delle prestazioni e delle cure, senza perdere di vista quello di economicità e risparmio.
Si sarebbe perso di vista l’aspetto umano dell’assistenza se non si fosse fatta strada una logica di governo che proveniva dal mondo anglosassone: il Clinical Governance. Tale logica ha permesso la fusione dei concetti di Economicità e Qualità, intesa come la capacità di un prodotto, di un servizio o di un processo di soddisfare le esigenze e le aspettative (implicite od esplicite) di tutte le parti interessate, al principio di Umanizzazione dei processi di cura: mettere al centro il paziente è importante, ma lo è anche la compartecipazione attiva, a tale obiettivo, di tutti i professionisti sanitari. Per gli Infermieri, tutto questo rappresenta la possibilità di poter evidenziare l’importanza del loro ruolo, quali unici professionisti responsabili della qualità del nursing: per essi, raggiungere il maggior grado di soddisfazione del paziente e dei suoi familiari, attraverso i risultati positivi dell’assistenza fornita, in conformità anche alle aspettative dell’azienda, in termini di “umanizzazione ed economicità”, significa ottenere un’alta Qualità del servizio di assistenza infermieristica.
È nel Governo Clinico Assistenziale, che il percorso della Qualità delle cure e dell’Umanizzazione dei servizi sanitari, si integrano e si completano con quello della Sicurezza delle prestazioni e della Prevenzione dei rischi in ambito clinico; la Gestione del Rischio Clinico rientra in uno degli strumenti di questa logica di governo: rivestendo un ampio capitolo in ambito sanitario, in esso qualità e sicurezza sono le due strade parallele da percorrere per il miglioramento continuo dei servizi e delle prestazioni sanitarie. Nel Clinical Governance, l’infermieristica si eleva a disciplina scientifica che vede perfettamente bilanciati le variabili di Umanizzazione, Qualità ed Efficacia/Efficienza, attraverso cui è possibile, grazie a specifici indicatori, rilevare il livello dell’assistenza fornita, indice della qualità del servizio sanitario stesso; attraverso la Gestione del Rischio Clinico, l’infermieristica identifica nella sicurezza/prevenzione, la quarta dimensione in cui deve orientarsi, perché quotidianamente, l’infermiere deve confrontarsi con i rischi connessi all’esercizio della sua professione, spesso derivanti dalle varie problematiche organizzative, quali carenza di personale e difficoltà organizzative, che si traducono in carichi di lavoro eccessivi: tali sono le situazioni alla base dei rischi clinici e degli errori, che devono essere riconosciute e valutate, per poter essere affrontate con metodologie e soluzioni specifiche ed efficaci, che il processo di gestione del rischio mette a disposizione di ogni professionista sanitario.
Fornire una stima degli errori in campo clinico, sarebbe come addentrarsi in una realtà che più si cerca di capire, più perde la sua identità oggettiva, al pari dell’opera pirandelliana “Uno nessuno centomila”: le stime sono il frutto di studi internazionali, proiettati alla realtà italiana, spesso evinti indirettamente da altri campi, quali l’incremento del numero delle cause civili pendenti e dell’ammontare dei risarcimenti per danni e dei premi assicurativi.

NOTE DELL'AUTORE AGLI EDITORI PER UN PROGETTO DI PUBBLICAZIONE:

Il lavoro illustrato ha fuso tutti quegli aspetti del Risk Management, che nei vari testi e manuali vengono presentati in modo frammentario. L'elaborato è pensato come una guida a chi vuol avvicinarsi all'argomento.
I dati e le tabelle si riferiscono al periodo tra il 1998 ed il 2009; le immagini riassuntive sono state elaborate e riadattate, in modo da riassumere i concetti cui si riferiscono. L'aspetto statistico è basato su questionari e tabelle create ex novo, con le opportune approvazioni e consulti tecnici dell'Istituto menzionato nel testo. I dati, desunti con tabelle excel, riducono al minimo gli errori nei calcoli. I risultati finali, espressi in numeri e tabelle, sono fedeli a fatti e circostanze realmente analizzate con un questionario originale, a cui i vari grafici, sono stati curati nella grafica.
Spero qualche casa editrice, vicina agli ambienti universitari, possa visionare tale abstract e le presenti note, cosi da poterne ottenere una pubblicazione utile a chiunque voglia approcciarsi all'argomento, coerentemente col mio intento.

L'autore
dott. Mario Pagliuca

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INTRODUZIONE Parlare oggi di rischio in ambito sanitario, vuol dire addentrarsi in un settore che è parte di una “mission” che tutti i professionisti sanitari devono affrontare in ogni momento, in ogni atto assistenziale, in ogni pensiero o gesto che essi adempiono nei confronti dei pazienti di cui devono prendersi cura. In ogni libro di testo, in ogni corso didattico, in tutte le attuali leggi inerenti i temi infermieristici, i temi della salute, del Nursing e delle sue fasi di processo, si assiste oggi ad una rivoluzione del ruolo del professionista sanitario - e in particolare dell’infermiere: la figura principale ed essenziale nel processo di assistenza. Il ruolo infermieristico non è più una semplice mansione, ma una funzione complessa: proprio questa è la ratio alla base del traguardo verso cui tende la formazione universitaria, che oggi orienta il neoinfermiere ad apprendere una crescente consapevolezza della propria professione e professionalità, attraverso l’acquisizione di quella forma mentis che lo spingerà ad agire e a pensare nell’ottica degli obiettivi della propria mission. Pur non essendo un corso universitario di infermieristica – a mio avviso – sufficiente a favorire tale acquisizione (data la necessità di altre componenti quali esperienza, personalità, cultura, background del proprio vissuto, predisposizione al lavoro sociosanitario, ecc.), ritengo comunque che esso rappresenti uno strumento di avvio valido ed efficace, una sorta di “trampolino di lancio” per rafforzare, nello “studente-infermiere”, l’ottica di cambiamento e la coscienza di una professione che andrà a ricoprire nella società. In tal senso, i concetti di “Sapere – Saper fare – Saper essere” rappresentano appunto quella scala formativa e di orientamento nella professione infermieristica. Il tema “Risk Management”, ha risvegliato nella mia coscienza di essere umano e di futuro infermiere un interesse di particolare enfasi, soprattutto se si pensa che la prima regola di approccio verso una persona in difficoltà nel soddisfare un proprio bisogno fondamentale, è quella di “NON NUOCERE”: si cerca di aiutarla ad esprimersi, di comprenderla, di portarla verso il massimo grado di autonomia possibile (compatibilmente con la sua patologia), con la costante consapevolezza di lenire le sue pene nello spirito e nel corpo, secondo il modello dei bisogni di Maslow. IV

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Parole chiave

farmacologica
governo clinico
infermieristica
interdisciplinarità
ministero della salute
multiprofessionalità
raccomandazione
risk management
sicurezza
qualità delle cure

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