Discalculia evolutiva: panoramica sulle modalità di riabilitazione

2 Introduzione La decisione di sviluppare una tesi sulla Discalculia evolutiva deriva dal fatto che questo argomento ha acquisito via via negli ultimi due decenni un’attrattiva crescente, sia all’interno delle ricerche sui Disturbi di apprendimento, fra i quali la Discalculia ha ricevuto finora minore attenzione rispetto, ad esempio, alla Dislessia, sia sul versante dei metodi di insegnamento. L’alta percentuale di studenti con difficoltà in matematica ha portato studiosi di varie aree ad interrogarsi anche su quest’ultimo aspetto, per cui attualmente si cerca parimenti di pervenire alle modalità migliori per il trattamento del disturbo ma anche ai metodi didattici più adeguati ad evitare i frequenti insuccessi scolastici in matematica; le neuroscienze e la ricerca sulla didattica tentano in sostanza di instaurare un dialogo proficuo ad entrambe. Il presente lavoro si sofferma sulle tipologie di intervento riabilitativo emerse dalle ricerche effettuate nell’arco degli ultimi venti anni ed analizzate nell’ultimo capitolo. Ci è sembrato opportuno far precedere la trattazione della discalculia vera e propria da una sintesi dei principali modelli elaborati per spiegare come si strutturano le rappresentazioni mentali che supportano le competenze matematiche. Su questa base abbiamo riportato le principali definizioni e classificazioni della Discalculia dato che vi è ormai accordo sulla possibilità di riconoscerne più sottotipi ai quali si collegano sintomi differenti. Non ci siamo, invece, addentrati nella questione relativa ai criteri diagnostici, alle cause del disturbo e alle implicazioni suscitate dalla comorbilità. La mancanza di criteri comuni all’interno della comunità scientifica che permettano di definire il discrimine fra difficoltà e disturbo e di riferirsi ad una popolazione con le stesse caratteristiche (ferma restando la varietà dei