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Aspetti di comunicazione, formazione, informazione e relazioni umane, nell'ambito dell'attività del tecnico della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro

Il rilevante cambiamento subito dalla normativa, sulla spinta della Comunità Europea, circa l’approccio alla prevenzione, e l’evoluzione della figura del Tecnico della Prevenzione, sono i due elementi principali che aprono nuovi scenari e nuove sfide per questa figura professionale.
Gli “attori” della prevenzione sono cambiati, si sono ampliati. Non potrà e non dovrà essere l’imposizione a dettare i corretti comportamenti per l’adozione di misure di prevenzione, ma azioni più specifiche, sicuramente difficili, ma potenzialmente molto più efficaci: l’educazione, la formazione e l’informazione, dei “nuovi attori” ovvero, degli operatori del settore alimentare, dei produttori agricoli, dei consulenti, dei datori di lavoro e dei loro preposti, dei lavoratori e infine degli stessi “cittadini utenti”, tutti coinvolti al perseguimento di un unico obbiettivo: “prevenire” tramite l’acquisizione di maggiore consapevolezza e responsabilità individuale.
Alla luce di tutto ciò è necessario porci alcune domande:
- Come migliorare la comunicazione in termini di correttezza ed efficacia, in un contesto sociale così variegato?
- In che modo interagire nella sfera comportamentale di soggetti così diversi con i quali si viene a contatto?
- Quali strumenti e cognizioni dovrà acquisire e approfondire il Tecnico della Prevenzione di fatto in “prima linea”, a diretto contatto con questi soggetti?
Scopo del presente lavoro è quello di fornire “elementi” di riflessione che prendono avvio da un’esperienza lavorativa diretta e indiretta nel campo della Prevenzione, introducendo concetti ampiamente collaudati in altri campi dell’attività umana, per rendere sempre più efficace un settore dall’equilibrio così delicato come quello della Prevenzione, visto anche il contesto attuale sempre più la globalizzato e in cui differenze di ogni tipo si assottigliano sempre più.

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Pag. 6 1. INTRODUZIONE 1.1 LA PREVENZIONE: UNA CULTURA IN EVOLUZIONE Negli ultimi anni l’interesse verso il tema della prevenzione si è sviluppato a tal punto da rendere quest’argomento “alla portata di tutti”. Gli esempi da fare sono molti: basta parlare di un evento dannoso disturbante per la comunità e sorge spontaneo l’auspicio che si arrivi, al più presto, ad una prevenzione (prevenire il diffondersi della criminalità organizzata, degli incidenti stradali, dell’AIDS, e così via). Tuttavia non si può sempre parlare di prevenzione in termini così semplicistici, anche perché questo concetto è tutt’altro che semplice da definire. Prevenire significa agire prima, impedire che una determinata patologia si sviluppi o che un evento negativo non si verifichi. La prevenzione non riguarda un’azione incentrata solo su agenti patogeni specifici, ma si allarga fino a coinvolgere gli aspetti comportamentali del singolo individuo (educazione), ed aspetti più ampi di tipo sociale, economico e culturale (promozione). Essa si fonda sul principio dell’evitabilità della malattia o dell’evento dannoso e dell’evoluzione dei fattori di rischio, si rivolge specialmente a tutti coloro che sono a rischio o che possono mettere a rischio gli altri, ponendosi tra l’individuo e il suo ambiente, prima dell’instaurarsi dell’evento dannoso, in quanto considerato uno strumento capace di risolvere il problema a monte, quindi “prima” che i diversi fenomeni prendano il sopravvento sull’individuo. Infatti il tema della prevenzione serve a ridefinire le responsabilità individuali e collettive dei gruppi primari e secondari per le azioni che hanno a che fare con la salute.

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Parole chiave

alimentare
alimenti
andragogia
comunicazione
formazione
igiene luogo lavoro
informazione
luoghi di lavoro
prevenzione
prevenzioni
relazioni umane
rischio
strategica
tecnici prevenzione

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