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Malattia di Alzheimer e Ikebana. Studio sull'impiego dell'arte giapponese del disporre i fiori nell'attività di sostegno educativo alla persona malata.

L’utilizzo della pratica dell’ikebana come attività per il sostegno delle capacità residue, nel malato di AD è deontologicamente giustificabile dai risultati ottenuti. Accade però che tali risultati diano miglioramenti minimi e transitori sul piano cognitivo, come avviene in generale per le tecniche di stimolazione volte alla sfera cognitiva, secondo gli studi di Rabins. Rispondere al perché non sia meglio utilizzare tecniche/attività più note e collaudate è parte di questa tesi.
Si pone inoltre la questione della correttezza nei confronti della persona malata che avrà a che fare con un attività così insolita e che difficilmente riuscirà a comprendere fino in fondo nei suoi significati. Questa lacuna riguarda anche il lavoro di chi stimola proponendo una pratica che egli non riuscirà completamente a spiegare e far apprezzare alla persona malata. La tesi analizza quindi anche le barriere culturali e patologiche che impediscono un contatto completo con la pratica dell’ikebana.
Per quanto possano essere allettanti le sperimentazioni con attività nuove e “stravaganti”, chi stimola la persona affetta da AD deve mantenere il controllo dell’attività che sta svolgendo avendo chiari gli obiettivi e ponendo l’attenzione sui giusti foci. Viene analizzato in questa tesi il progetto del lavoro con l’ikebana partendo dall’analisi e dalla conoscenza della persona, per arrivare alla scelta motivata dell’attività, e successivamente agli obiettivi, con conseguente verifica del raggiungimento e dell’analisi dei risultati ottenuti. Il problema di questa ricerca è la verifica dell’utilizzo dell’ikebana in termini di risultati, appropriatezza e metodo.
Partendo dall’illustrare il contesto della malattia si passa all’ambito dell’Ikebana per arrivare infine al progetto che ha impiegato quest’ultimo in ambito terapeutico-riabilitativo.

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Introduzione 7 Motivazioni L’interesse per questo studio deriva direttamente da un’esperienza di lavoro da me fatta come educatore presso ASPeF Mantova (Azienda Servizi alla Persona e alla Famiglia del Comune di Mantova), della quale sono dipendente dal luglio 2010. L’esperienza in oggetto ha avuto inizio nel giugno 2015, quando sono stato inserito all’interno del Progetto RSA Aperta: un progetto di Regione Lombardia teso a sostenere a domicilio, con interventi integrati multidisciplinari, persone affetta da demenza certificata, per dare sollievo ai familiari ed evitare/ritardare l’inserimento in strutture residenziali. 1 Il compito dell’educatore in questo contesto è sostenere la persona malata attraverso varie attività di stimolazione, in base alle specifiche esigenze e alle personali predisposizioni, al fine di mantenere le capacità residue il più a lungo possibile. Il lavoro svolto con un utente in particolare ha offerto lo spunto per questa tesi. Con questa signora, che chiamerò col nome di fantasia di Catherine 2 , ho svolto una sperimentazione utilizzando come attività l’arte giapponese del disporre i fiori, detta ikebana. La sperimentazione dell’ikebana come attività si è esaurita gradualmente dopo 5 mesi; il lavoro di sostegno con l’utente è ancora in atto, con due incontri a settimana di 90 minuti. Durante il periodo di sperimentazione si è fatto anche altro, per evitare che l’esperienza divenisse monotona, inoltre dall’ikebana si è potuti passare ad altre tipologie di attività che alternassero il percorso di stimolazione pur mantenendo una linea guida. Ho scelto di rivedere e rivalutare attentamente la sperimentazione fatta con Catherine perché i risultati ottenuti sono stati soddisfacenti e ritengo che da 1 Ho avuto precedenti esperienze di lavoro con utenti affetti da demenza di Alzheimer dal settembre 2009 al dicembre 2010 all’interno del Progetto Sperimentale Alzheimer Domiciliare, con ASPeF e Fondazione Mons. Arrigo Mazzali. Il progetto finanziato dalla Fondazione CariVerona coinvolgeva il Comune di Mantova, ASPeF, Fondazione Mazzali, l’ASL, l’Azienda Ospedaliera Carlo Poma di Mantova e la Provincia di Mantova. 2 Ho scelto “Catherine” ispirandomi alla Catherine Maheu del Germinale di Emile Zola, poiché questo è il romanzo preferito della signora con cui ho intrapreso l’esperienza di attività basata sull’Ikebana.

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Informazioni tesi

  Autore: Luca Rebesan
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2016-17
  Università: Università degli Studi di Verona
  Facoltà: Dip. Scienze Umane
  Corso: Scienze Pedagogiche
  Relatore: Daniele Loro
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 167

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