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Le lobby nell'Unione europea: organizzazione e strategie

Il fenomeno lobbistico nell’UE è vario e mutevole, ma è anche molto rilevante nel quadro istituzionale europeo e si pone come possibile risposta ad una maggiore partecipazione della società civile alla politica europea. Nell'indagarlo abbiamo voluto rispondere a queste domande: che tipo d’interazione esiste tra le lobby e le istituzioni UE e quali sono le principali modalità con cui avviene? Quali sono le vie d'accesso e le tecniche più proficue per un lobbista di successo? Cosa determina la logica e le strategie delle lobby? Quali sono le principali scelte strategiche che le lobby devono affrontare e quali sono i canali di influenza più adatti a farlo? Per rispondervi ci doteremo anzitutto di opportuni strumenti interpretativi: definiremo l’elemento chiave del sistema, il gruppo e opereremo delle scelte tra i vari termini con cui viene etichettato; affronteremo le basi quantitative del fenomeno, scegliendo con cautela le fonti che rispondano agli obiettivi di questo lavoro; faremo una presentazione degli interessi rappresentati in UE e sintetizzeremo il tutto in una classificazione che funga da prima “mappa” per identificare la distribuzione degli interessi in UE. Le lobby sfruttano le diverse opportunità di accesso garantite dal particolare sistema multilivello UE dalla fase di agenda setting fino a quella del voto, scegliendo di volta in volta il bersaglio di riferimento più allettante e utilizzando tecniche ad hoc per ciascuna istituzione. Dal canto loro la Commissione, il PE, il Consiglio dell’UE e il Consiglio Europeo, la Corte di Giustizia, contribuiscono, ciascuna, a definire il contesto in cui le lobby operano, principalmente attraverso i loro poteri e il loro ruolo relativo nel processo decisionale e le loro scelte regolative, politiche e giuridiche. Tutto ciò ha comportato che, visto che il graduale trasferimento di competenze dal piano nazionale a quello europeo è forte, sia sempre più prioritaria un’azione di lobbying rivolta a queste istituzioni. La logica delle lobby in UE sarà frutto, dunque, di questo particolare assetto istituzionale, ma non solo. A determinarla contribuirà anche la variabile delle risorse: sia quelle detenute dalle lobby, che quelle di cui le istituzioni necessitano. E contribuiranno fortemente anche le variabili organizzative esterne (la natura delle questioni politiche e i metodi d’interazione), così come quella interna (il formato organizzativo). Dalle diverse variabili determinanti per spiegare la logica delle lobby scaturiscono altrettanti canali di influenza. Ciò comporta che la strategia generale di una lobby incorporerà in se, in ogni caso, diversi canali di influenza. A seconda delle situazioni, però, le lobby porranno l’accento su uno o sull’altro di questi canali d’influenza. Mostreremo quali scelte operano in questo senso le grandi aziende poste innanzi al bivio tra lobbying diretto e lobbying associativo affrontando nel dettaglio il caso della Direttiva sul fine vita dei veicoli (end of life vehicles). Mostreremo quale sia la propensione delle lobby in generale a porre l’accento sul canale “processuale” mostrando 4 casi reali tratti dal contesto dell'Unione Europea: il caso della proprietà intellettuale, della libera circolazione delle merci, della classificazione dei dazi, della libera circolazione dei capitali.

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vi - INTRODUZIONE - Nessuno ha dubbi riguardo il fatto che il graduale trasferimento di competenze regolative all’UE avvenuto negli ultimi trent’anni abbia contribuito all’europeizzazione della rappresentazione degli interessi. Ciò ci spinge, non solo a considerare il fenomeno lobbistico come degno di grande attenzione allo stato attuale, ma anche a presupporne una sempre più grande centralità nello sviluppo dell’UE. Uno studio rigoroso che presenti i caratteri distintivi del fenomeno lobbistico in UE e entri nel dettaglio dell’organizzazione e delle strategie delle lobby avrà particolare significato per il sistema politico UE. Ciò e dimostrato dal fatto che, soprattutto in tempi molto recenti, sono proliferati puntuali studi che fanno luce proprio su questa materia e da diversi punti di osservazione: c’è chi pone enfasi sul processo decisionale europeo e sul suo apporto regolativo (Mazey & Richardson, 2009); chi considera focale il ruolo delle risorse, che garantiscono accesso al processo decisionale (Bouwen, 2004); chi sottolinea l’importanza della natura del conflitto politico (Eising, 2009); chi impernia la questione sulla struttura organizzativa dei gruppi e del contesto in cui agiscono (Beyers, 2008). Molto frequente è anche l’interpretazione tramite approcci settoriali, dove ci si focalizza su una specifica categoria di lobby e sul suo particolare ruolo nel contesto della politica dell’UE (Pappi & Henning, 1999). Il nostro lavoro si inserisce dunque in questo quadro generale e anch’esso mira a fare maggiore chiarezza sull’organizzazione e le strategie delle lobby. Questo significherà riuscire a rispondere, tra le altre, a queste domande: qual è il ruolo delle lobby nel processo decisionale dall’agenda setting al suo compimento? Come ha influito la particolare lettura che le istituzioni UE hanno dato al sistema degli interessi (con scelte organizzative, regolative, politiche) sul lobbying in UE? Quali sono le modalità di interazione tra le singole istituzioni UE e i lobbisti? Quali sono le risorse di cui le istituzioni UE necessitano maggiormente e quali tipi di lobby sono in grado di

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