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Gradino per Gradino. Università, disabilità e integrazione: racconti di esperienze

La tesi tratta il tema della disabilità all'interno dell'ambiente accademico, in particolare l'integrazione degli studenti con disabilità motoria. L'idea di questa ricerca è nata semplicemente vivendo il mio percorso all'università, osservando gli altri e verso la fine dei miei corsi guardandomi indietro per pensare a come sono stati gli anni di vita universitaria. Sono partita con l’intento di intervistare gli altri studenti disabili, ma progettando la ricerca mi sembrava sensato aggiungere testimonianze diverse. Gli argomenti affrontati nelle interviste sono parecchi e sono emersi elementi estremamente interessanti che meriterebbero ulteriori approfondimenti. Dalle esperienze che ho ascoltato e dalla mia stessa esperienza, se si riesce a convivere con dei coetanei, si vive questa esperienza in modo più completo in tutte le sue sfaccettature. Credo di aver svolto questa ricerca con la consapevolezza che è difficile che si verifichino delle grandi rivoluzioni per cambiare cosa non funziona intorno a noi; ma piccole gocce, piccoli gesti, prima o poi formeranno un mare. Questi gesti li ritengo fondamentali e il mio augurio è, che attraverso questo lavoro, le parole dei ragazzi possano essere delle gocce modello.

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1.DISABILITA' e UNIVERSITA' “Il giudizio sulla anormalità o normalità psichica è un giudizio storico. La norma e la deviazione dalla norma, il contatto con la realtà o la perdita di questo contatto, comportano in chi giudica una valutazione della storia dell’individuo, una conoscenza del mondo sociale e culturale in cui è inserito. Solo così è possibile penetrare il comportamento vissuto” E. DE MARTINO, La fine del mondo. Contributo all’analisi delle apocalissi culturali (1977) 1.1 Disabilità: vocaboli e definizioni Per iniziare a parlare di disabilità è essenziale effettuare un'analisi del vocabolario che riguarda questo mondo. La Legge Quadro sulla disabilità del 1992 definisce “persona handicappata colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa, e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione” 1 . Tale definizione, la prima in un documento di una certa rilevanza a livello nazionale, è ormai quasi del tutto superata. Uno strumento più recente su cui basarsi per fare chiarezza in merito al linguaggio appropriato è la Classificazione Internazionale delle Funzionalità (ICF), definita nell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2001. La Classificazione Internazionale delle Funzionalità non vuole essere una classificazione delle conseguenze delle malattie, come era l'ICIDH 2 , ma delle componenti della salute. Questo sistema di classificazione, nato dall'esigenza di avere un approccio più globale al mondo della disabilità, si pone tra i numerosi intenti quello di standardizzare un linguaggio condivisibile tra gli operatori dei diversi settori per facilitarne la comunicazione; inoltre fornisce una base per la 1 Art. 3, comm. 1, legge 104 del 5 febbraio 1992 2 International Classification of Impairments, Disabilities and Handicaps (ICIDH), classificazione del 1980 che si basava su un modello sequenziale di base che distingueva fra menomazione, disabilità ed handicap, causata da un malattia. 7

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