Giochi di fuoco: effetti ''speciali'' nel teatro medioevale inglese
I mystery plays sono dei drammi che fanno riferimento alla storia sacra espressi in un linguaggio semplice e comprensibile a tutti. Nel Medioevo, attorno a queste opere, si sono sviluppati dei cicli ognuno dei quali apparteneva ad una città: solo quattro di essi possono essere considerati completi e sono quelli di Chester, York, Wakefield, ed N-Town. Solitamente i mystery plays venivano portati in scena per un’occasione particolare ovvero la festa del Corpus Christi (da cui prendono anche il nome di Corpus Christy Plays).
Il ciclo di York risale alla seconda metà del ‘300: la messinscena avveniva su carri chiamati pageants e portati in processione per le vie della città attraverso diverse stazioni che permettevano una minore concentrazione di folla e quindi una migliore visuale. I pageants avevano una struttura a due piani ed il livello superiore solitamente rappresentava il Paradiso mentre quello inferiore l’Inferno. Le corporazioni apportavano il contributo maggiore sostenendo tutte le spese per la creazione e manutenzione dei carri. Quello di Chester ha inizio dopo il 1350; qui venivano allestiti dei palchi rialzati chiamati scaffolds sui quali avveniva la rappresentazione. Per quanto riguarda il ciclo di Towneley non si sa come avveniva la messinscena, forse in luoghi fissi o nel round (spazio aperto in cui il pubblico si disponeva in cerchio). Il ciclo di N-Town veniva chiamato così perché non era legato ad una singola località ma di volta in volta alla N si sostituiva un nome della città in cui veniva rappresentato.
Nonostante la scarsa tecnologia del tempo, non mancavano singolari effetti pirotecnici per incantare il pubblico. Il personaggio più sorprendente era il diavolo: aveva una particolare maschera che gli permetteva di lanciare fuoco da bocca, naso ed orecchie; allo stesso tempo però (nonostante l’uso di protezioni) era la persona esposta a maggiore rischio.
Oltre ai diavoli, anche i Wildmen maneggiavano il fuoco: infatti portavano sulla scena cascate di scintille emesse da particolari bastoni “caricati” con polvere da sparo.
I draghi che si vedevano volteggiare sulle scene, erano mossi da razzi posizionati all’interno della loro struttura che permettevano loro di spostarsi in avanti e di tornare indietro su una fune. Naturalmente anche in questo caso c’erano scintille che uscivano dalla bocca. Per quanto riguarda la rappresentazione dell’Inferno, veniva creata una struttura che aveva la forma della bocca di un mostro (Hellmouth) dalla quale gli attori entravano ed uscivano; a questa erano associati zampilli di fuoco e puzza di zolfo.
Ulteriori fiamme servivano ad illuminare la scena e, attraverso particolari combinazioni di combustibili, potevano cambiare colore. L’effetto della loro luce poteva eventualmente essere alterato con l’uso di lenti che permettevano di allargare il campo visivo. Fumo, luce e fuochi riuscivano a creare inganni speciali come quello dell’acqua che bolliva senza essere scaldata, attraverso l’uso di fuochi artificiali capaci di funzionare anche sotto l’acqua.
Per mettere in scena l’opera The Fall of Lucifer, a Chester, la corporazione dei Tanneres si preoccupava di preparare il carro la cui parte inferiore costituiva la Hellmouth mentre al piano superiore sedeva Dio sul suo trono.
A York la rappresentazione del Judgement Day era affidata alla corporazione dei Mercers: l’allestimento scenico era più elaborato anche per la presenza di un particolare macchinario che sollevava ed abbassava l’attore che impersonava Dio. Anche qui era presente la Hellmouth in cui venivano gettate le anime cattive.
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Informazioni tesi
Autore: | Simona Di Sabatino Garbati |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Urbino |
Facoltà: | Lingue e Letterature Straniere |
Corso: | Lingue e Letterature Moderne Comparate |
Relatore: | Roberta Mullini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 39 |
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