Repertori plurilingui in contesti minoritari: problemi di politica e pianificazione linguistica in Catalogna.
Questo lavoro vuole essere un approfondimento della tematica delle minoranze linguistiche e, nello specifico, del caso catalano, la cui scelta è scaturita da alcune motivazioni ed esperienze personali.
L’esperienza vissuta durante l’anno accademico 2005-2006 in Catalogna nell’ambito del progetto Erasmus che l’Università degli Studi di Bergamo gestisce in collaborazione con l’Universitat Autònoma di Barcellona si è concretizzata, accanto alla possibilità di frequentare i corsi della facoltà di Ciencies de l’Educació, nell’opportunità di svolgere il tirocinio previsto nel percorso formativo universitario presso la Fundació Social del Raval, un centro per minori immigrati situato nel quartiere più antico e allo stesso tempo più ricco, dal punto di vista interculturale, della capitale catalana.
In secondo luogo, lo stimolo maggiore si è sviluppato a partire dalle differenze che si sono potute riscontrare durante questa esperienza: differenze tra la realtà abituale, quella di provincia, e quella nuova di una metropoli bilingue, Barcellona, divenuta nell’ultimo cinquantennio uno dei centri più importanti a livello economico, culturale e artistico della Spagna; differenze riguardanti la percezione che gli abitanti della Catalogna hanno delle loro radici culturali e linguistiche rispetto all’atteggiamento che è possibile riscontrare in Italia; differenze legate alle condizioni e alle problematiche di un contesto divenuto nell’ultimo decennio meta di un alto numero di migrazioni da numerose regioni del mondo.
Il presente lavoro si propone dunque di affrontare e descrivere alcune delle questioni più attuali in materia di politica linguistica sul territorio della regione catalana. Come è noto, in questa regione della Spagna si trovano in stretto contatto da secoli due lingue neolatine: castigliano e catalano.
Le due lingue, entrambe appartenenti al gruppo delle lingue romanze della famiglia indoeuropea, si differenziarono dal latino tra il XI e XV secolo, periodo in cui il castigliano divenne la lingua ufficiale dello stato spagnolo e strumento di assimilazione linguistica nei territori conquistati. Attraverso i secoli, il catalano ha sempre rivestito il ruolo di lingua subordinata, instaurando con la lingua dominante rapporti di natura anche molto diversa: basti pensare all’assoluto divieto di utilizzo della lingua catalana durante l’epoca franchista, in opposizione alla promozione di tale lingua implementata dalle istituzioni negli ultimi anni.
All’interno del primo capitolo ci si concentrerà sull’introduzione delle problematiche generali che la presenza di minoranze linguistiche sul territorio nazionale può comportare. Tali problematiche derivano, nella maggior parte dei casi, dalla concezione romantica ottocentesca della lingua come espressione dell’unità di un territorio nazionale. In tale prospettiva, la presenza di minoranze linguistiche sul territorio nazionale era avvertita come un minaccia alla coesione della nazione, e doveva pertanto essere contenuta o, se possibile, eliminata. In questo primo capitolo si discuteranno inoltre alcuni concetti di carattere sociolinguistico utili ad inquadrare la questione e a delineare la tipologia dei repertori plurilingui presenti in territorio spagnolo.
Nel secondo capitolo si cercherà di illustrare l’evoluzione delle differenti lingue presenti sul territorio iberico e gli interventi realizzati in materia di politica linguistica attraverso i secoli, a cominciare dai primi insediamenti umani fino alla caduta del regime franchista. Per comprendere la storia di tale sistema linguistico, verrà proposta un’interpretazione dal punto di vista sociale attraverso la teoria dell’accomodazione comunicativa, secondo la quale i gruppi sociali comunicherebbero seguendo processi convergenti o divergenti.
Infine, nel terzo capitolo, dopo aver percorso la storia della politica linguistica che ha riguardato la penisola iberica, si cercherà di analizzare i cambiamenti che gli interventi di politica e di pianificazione linguistica hanno indotto negli ultimi quattro decenni nella regione catalana. L’analisi si focalizzerà sull’odierna situazione della Comunità Autonoma Catalana, tenendo conto degli ultimi cambiamenti di tipo legislativo. In ultima analisi, si verificherà quali siano stati fino ad ora i progressi ottenuti grazie alla politica di normalizzazione linguistica e quali altri parametri meritino di essere considerati al fine di assicurare un futuro alla lingua catalana, e soprattutto, ai parlanti che in essa si identificano.
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Informazioni tesi
Autore: | Marina Bonfanti |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi di Bergamo |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze dell'educazione e della formazione |
Relatore: | Federica Guerini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 69 |
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