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Stereotipi nella rappresentazione del sud, lo sguardo del cinema negli anni cinquanta

Questo lavoro intende analizzare come il cinema si sia posto in merito ai diversi stereotipi e modi di vedere il sud Italia a partire dal dopoguerra fino agli anni del boom economico.
Naturalmente il punto di partenza è la presa di coscienza di come il cinema sia legato in maniera indissolubile alla storia del secolo passato; non si tratta di un discorso nuovo e difatti molti dei registi oggetto di studio in queste pagine hanno spesso parlato del rapporto cinema-storia come di un rapporto molto stretto.

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2 INTRODUZIONE Questo lavoro intende analizzare come il cinema si sia posto in merito ai diversi stereotipi e modi di vedere il sud Italia a partire dal dopoguerra fino agli anni del boom economico. Naturalmente il punto di partenza è la presa di coscienza di come il cinema sia legato in maniera indissolubile alla storia del secolo passato; non si tratta di un discorso nuovo e difatti molti dei registi oggetto di studio in queste pagine hanno spesso parlato del rapporto cinema-storia come di un rapporto molto stretto. In proposito Francesco Rosi ha detto:”Il cinema è per me lo specchio della realtà.[...] Io ho cercato di recuperare il privato attraverso il pubblico, attraverso il collettivo, attraverso un avvenimento reale, storico” 1 . Da queste parole traspare un atteggiamento fedele alla realtà storica, che non viene da un regista neorealista (Rosi è un regista la cui lettura è chiaramente percepibile all’interno dei film); ancora più interessante appare il discorso di Rosi quando parla del film Salvatore Giuliano: ”film come questi sono diventati un vero documento storico, pur con tutti i limiti che si possono trovare, naturalmente...” 2 . Dunque, se ne deduce che il rapporto cinema- storia ha una sua bivalenza: da un lato il cinema tende a raccontare la storia, dall’altro il cinema stesso diviene una fonte per la ricerca storica. Per Ettore Scola “soprattutto se si fa un cinema che si occupi dell’uomo, piuttosto che delle fantasie e delle fantasticherie[...] non si può non occuparsi anche del contesto sociale e storico in cui (l’uomo) vive” 3 .Certamente non si deve cadere nel tranello per cui ciò che rappresenta il cinema come contesto storico corrisponda alla realtà dei fatti. Le pellicole prese in esame sono anch’esse racchiuse nell’arco di tempo che va, orientativamente, dal ’46-’48 al ’60-’63, volendo in tal modo analizzare la visione del 1 Pasquale Iaccio, Cinema e storia, Napoli, Liguori Editori, 2000, p.306. 2 Ivi, p. 314. 3 Ivi p. 361.

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