Pareyson lettore di Dostoevskij
Il mio lavoro, dal titolo Pareyson lettore di Dostoevskij, è inteso come un’analisi della lettura dedicata da Pareyson al pensiero di Dostoevskij. Il punto di partenza dell’indagine è costituito dalla frequentazione dostoevskiana di Pareyson, che il filosofo italiano matura nei saggi dedicati al narratore russo a partire dal 1967 in poi ed editi postumi da Einaudi nel 1993 con il titolo Dostoevskij. Filosofia, romanzo ed esperienza religiosa. Il principale obiettivo della mia indagine rivendica l’esigenza di comprendere i rapporti che la peculiare lettura dostoevskiana di Pareyson intrattiene con la ultima filosofia della libertà (e, più concretamente, con i saggi raccolti nel volume postumo del 1995 edito da Einaudi Ontologia della libertà. Il male e la sofferenza).
Di questo passo, emerge che i temi che sostengono l’interpretazione di Dostoevskij pareysoniana sono quelli fondamentali della libertà, del male e di Dio. Si rende così fortissimo il legame fra l’interesse dostoevskiano e le tematiche dell’ontologia della libertà, anche se non pare possibile appiattire il primo alle seconde entro il discorso complessivo della filosofia della libertà. Sembra invece più proficuo capire fino a che punto l’uno influenzi l’altro, e in modo più chiaro, quanto la lettura pareysoniana di Dostoevskij importi per la filosofia della libertà: in questo senso è forse possibile avanzare un’ipotesi e vedere in essi due momenti di una medesima indagine, l’uno più strettamente filosofico, l’altro più compromesso con il linguaggio simbolico, per così dire più sul campo dell’interpretazione del mito.
Il lavoro è suddiviso in quattro capitoli diversi fra di loro per l’orientamento: il primo rivela una natura introduttiva al pensiero e al percorso filosofico di Pareyson, il secondo, forte anche di due appendici esplicative, è destinato alla considerazione del pensiero di Dostoevskij secondo più fronti, mentre solo il terzo e il quarto, destinati rispettivamente al raffronto degli opposti modelli di bene e di male e alla trattazione della natura umana rispetto alle possibilità del suo pieno essere e del suo annullamento, entrano appieno nel cuore della ricerca.
L’intento filosofico che ispira il lavoro dal profondo può essere individuato soprattutto dalla struttura circolare che sorregge lo stesso: mi riferisco in particolare ai versi di poesia greca che ho usato come massime introduttive all’intero lavoro e che ritornano poi anche alla fine delle mie conclusioni. È sulla base di questa illuminazione che si può comprendere quello che mi pare il più profondo senso esistenziale sotteso alla mia analisi e che le deriva dalla filosofia pareysoniana.
Può capitare che nell’ora dell’angoscia il mondo finisca per apparirci come assurdo, ma è proprio allora che più mai veniamo chiamati in causa in prima persona, perché in quella circostanza da noi stessi dipende la decisione riguardo l’assurdità del mondo o meno. Quest’appello ci mette di fronte ad una scelta esistenziale, rispetto alla quale ne va di noi stessi. I due opposti atteggiamenti che conseguono dall’esito di questa scelta, che richiama l’uomo alla sua stessa essenza, sono presenti, mi pare, nella massima poesia tragica antica, laddove la saggezza greca canta da una parte la piena accettazione del destino umano nella consapevolezza del dolore, «Le vie della saggezza Zeus aprì ai mortali, facendo valere la legge che sapere è soffrire» (Agam., 176–178)1, e dall’altra lamenta la rassegnazione che proviene dal riconoscimento del non senso, «Non vedere mai la luce vince ogni confronto, ma una volta venuti al mondo tornare subito là donde si giunse è di gran lunga la miglior sorte» (Oed. Col., 1224–1227)2.
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Informazioni tesi
Autore: | Stefano Moneta |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1999-00 |
Università: | Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia |
Relatore: | Roberto Diodato |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 228 |
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