Misoginia: una malattia maschile
A conclusione di questa analisi a proposito della misoginia, e all’interno dell’economia del discorso presente nel capitolo precedente, vorrei poter introdurre qualche brevissimo spunto personale, per appunto concludere la mia tesi richiamandomi ad alcuni temi che, tra i testi citati nella bibliografia, ho trovato come più interessanti, o stimolanti (soprattutto all’interno dei testi della Dworkin, di Gilmore e dell’Irigaray).
Se affrontate dal loro punto di vista provocatorio ma comunque attuale, idee a proposito di un’”uccisione” dell’”eterosessualità assegnata” possono essere viste come una possibile chiave futura per la soluzione del problema della misoginia, ma anche della discriminazione di tutte le differenze.
Riuscire a non porre più come fondamentale il destino della specie all’interno di un discorso che verte sulla possibile ri-definizione dei ruoli sessuali [e non], all’interno della società, potrebbe garantire una maggior libertà all’individuo, e potrebbe scongiurare ulteriori tentativi di dominio di una parte sull’altra. L’apertura a temi come quello di un possibile confronto della bambina o del bambino con il genitore dello stesso sesso, senza l’implicazione del mortificare gli stimoli e gli impulsi sessuali dell’infante verso quest’ultimo, potrebbe garantire una maggior “elasticità” di quella che sarà la futura sessualità della futura donna o uomo… Credo che il mantenimento della specie non sarà mai in pericolo, non almeno a causa della scomparsa del monopolio dell’eterosessualità.
L’introduzione all’interno di un discorso sulla famiglia di una figura paterna più presente, e compartecipante, assieme alla madre, dell’allevamento e del nutrimento del figlio, potrebbe di certo eludere il rischio di una rigida identificazione nel maschile da parte del bambino all’interno di una dinamica che si è notato non essere prescindibile dal creare conflitti tali da portare alla misoginia. E in questo, un ruolo fondamentale sarà proprio quello di essere partecipe maggiormente della propria natura femminile, da parte del bambino e dell’uomo adulto. Forse la ridefinizione del significato di femminile e maschile potrà portare ad ulteriori sviluppi nelle possibilità di identificazione per i bambini, ma soprattutto potrà portare ad una diversa visione della differenza sessuale, in cui termini come attivo e passivo potranno essere scelti dall’individuo, nel caso ne fosse interessato, esclusivamente all’interno di un discorso personale.
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Informazioni tesi
Autore: | Federico Zanatta |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2001-02 |
Università: | Università degli Studi Ca' Foscari di Venezia |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia |
Relatore: | Alberto Zatti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 53 |
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