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Le lezioni di Hegel su Platone. La dialettica

La questione da focalizzare concerne il luogo di appartenenza delle idee, il loro habitat naturale. Platone nei suoi dialoghi ha descritto mediante i miti, un mondo soprasensibile a cui il filosofo può accedere solo ragionando in modo dialettico, vedendo cioè che le idee sono in un rapporto di comunanza reciproca.
Questa relazionabilità dei generi sommi è regolata nel Sofista, dove l’esposizione del concetto di partecipazione garantisce il fondamento ontologico del mondo delle idee, e di conseguenza anche la possibilità per l’uomo di averne conoscenza.
E’ dunque comprensibile che Hegel scorga le idee platoniche proprio nella conoscenza; questo è il luogo in cui esse acquisiscono forma razionale, in cui dunque il loro essere ideali, coincide con la loro realtà.
“Le idee non sono immediatamente nella coscienza, ma sono nella conoscenza. Esse sono intuizioni – cioè, sono in modo immediato – solo nella misura in cui sono la conoscenza stessa raccolta nella sua semplicità come risultato; in altre parole, l’intuizione immediata è soltanto un momento della semplicità delle Idee. Di conseguenza, non si hanno le Idee, ma esse vengono prodotte nello spirito mediante la conoscenza. L’entusiasmo è la prima generazione informale delle Idee, mentre solo il conoscere le reca alla luce in una forma razionale elaborata. Le Idee sono però anche reali: esse sono, e unicamente esse sono l’Essere”.
Le idee sono prodotte nello spirito del conoscere, intuirle vuol dire coglierle nella loro semplicità, nel loro primo sviluppo; ma solo la conoscenza fornisce all’idea, colta dall’entusiasmo, una completa vita razionale, un completo svolgimento.
Anche per Platone, così come per Hegel, la conoscenza non si acquisisce presto e facilmente; il colpo di pistola rifiutato dal filosofo di Stoccarda nella Fenomenologia dello Spirito e nella Scienza della Logica sarebbe infatti stato ripudiato anche da Platone. Quest’ultimo pone il sapere sul piedistallo più alto, vi affida la custodia tanto dell’Universale quanto del Particolare, l’Essere e la Coscienza. Bisogna conoscere se stessi, dentro se stessi, a partire da sé; il principio di Socrate vive con passione nel pensiero platonico e guarda soddisfatto il traguardo raggiunto dal suo allievo , che nel libro VI della Repubblica teorizza le modalità della conoscenza in uno dei suoi passi più famosi e significativi, la similitudine della riga.
Il compito di Hegel diviene così quello di “considerare in particolare la modalità soggettiva della conoscenza, vale a dire in che modo secondo Platone il conoscere o sapere in quanto tale è, esiste – in che modo esso è nella coscienza”.
A tal fine va innanzitutto specificato che per modalità soggettiva si intende il legame tra conoscere e la coscienza, che Hegel vede incarnato nell’anima platonica. Si deve pertanto escludere dalla trattazione ogni abuso dell’elemento soggettivo dal punto di vista conoscitivo; non è dunque pertinente tra le modalità gnoseologiche annoverare la coscienza sensibile, nè la sensazione, nè il sentimento, dove in sostanza “l’arbitrio è elevato a determinazione del vero” . Il contenuto del conoscere non può avere questi requisiti, poichè non sarebbe universale, nel qual caso le idee perderebbero la loro principale caratteristica. Il sentimento è legato alla più intima soggettività dell’Io, e, conclude Hegel, “avere qualcosa nella memoria, nell’intelletto, è per noi diverso dall’averlo nel cuore, nel sentimento” . Platone, nel tratteggiare i quattro stadi del conoscere rispecchia proprio l’esigenza di avere un sapere stabile e scientifico, esente da condizionamenti esterni, in altri termini dialettico. L’ultimo sottosegmento della linea metaforica usata da Platone esprime la conoscenza del LόgoV, e dà così a Hegel la possibilità di concludere che il terreno proprio delle Idee è il pensiero e null’altro: “l’Universale può essere prodotto o colto soltanto mediante il pensiero, esso è soltanto mediante l’attività del pensiero. E’ questo contenuto universale che Platone ha determinato come Idea.

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1 Introduzione Le modalit� con cui Hegel ripensa la storia della filosofia presentano qualit� del tutto originali. Dal 1805 fino alla sua morte egli ne fece spesso oggetto di lezioni, che costituirono cos� gradualmente un corpus e che poi sarebbero state pubblicate postume nel 1833, col titolo Vorlesungen �ber die Geschichte der Philosophie 1 . Questa, pur essendo un�opera secondaria rispetto a scritti sistematici quali la Scienza della Logica, o la Fenomenologia dello Spirito, ha tuttavia il prezioso merito di illuminare, chiarendoli, i concetti fondamentali della Dialettica Speculativa hegeliana che furono teorizzati ed esposti per l�appunto in quelle opere. Cos� avvicinarsi alla Vorlesungen significa prima di tutto avere consapevolezza delle loro potenzialit� esplicative: esse custodiscono la pi� facile chiave di accesso alla filosofia di Hegel. Scrive Vieillard-Baron che �Hegel � il primo filosofo che abbia attribuito una cos� grande importanza alla storia della filosofia. Per lui la storia della filosofia � la filosofia stessa [�] � la filosofia presa sotto il suo aspetto pi� accessibile� 2 . Egli infatti rilegge la storia della filosofia presupponendo un�idea legata con un filo diretto alla Sua 1 G. W. F. Hegel, Lezioni sulla storia della filosofia [ Vorlesungen �ber die Geschichte der Philosophie, 1840 ], I-II vol., trad. di E. Codignola e G. Sanna, Perugia-Venezia, La Nuova Italia, 1967. 2 J. Vieillard-Baron, Introduzione, in G. W. F. Hegel, Lezioni su Platone 1825-1826 [ Lecons sur Platon 1825-1826, 1976 ], a cura di J. Vieillard-Baron, trad. di G. Orsi, Milano, Guerrini e Associati, 1995 p. 21.

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