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La produzione cinematografica: business statunitense e artigianato made in Italy a confronto - La produzione italiana de La parola amore esiste e il caso Warner Bros

Nell'odierno panorama mediale e sociale, la tematica cinema, appare ancora centrale e costante.
Dai quotidiani ad Internet, dalle occasioni estemporanee a quelle più culturali, il cinema riscuote ovunque notevole interesse.
Ciò che appare più periferico in quanto meno approfondito fino ad oggi, è l'aspetto economico-industriale del cinema: sia perché ritenuto poco stimolante, sia perché più che magnetizzare l'attenzione del pubblico- spettatore, riscuote la considerazione degli esperti o degli addetti ai lavori.
E' da questa considerazione di fatto che è nato l'interesse per l'argomento proposto in questa trattazione: analizzare una tematica di cui tanto si parla, ma attraverso un differente approccio. Ciò malgrado le prevedibili difficoltà di riferimenti specifici, soprattutto bibliografici. Ma, proprio tale aspetto, ha reso il tema più attraente, in quanto di inedita attualità. La scelta di uno studio comparato, che potesse far riferimento parallelamente a due opposti modelli, è nata poi, dalla consapevolezza che, solo partendo dalla componente primaria dell'industria cinematografica mondiale (la Statunitense) saremmo riusciti a comprendere l'eterogeneità e la particolarità del modello ''nostrano''.
Laddove, infatti la produzione statunitense è tutta volta al profitto, attraverso una concezione market-oriented, il sistema italiano sembra essere caratterizzato, al contrario, da una metodologia da grande bottega, con richiami più alle tecniche tradizionali della grande pittura rinascimentale, che all'industria vera e propria.
Prendendo le mosse dal tradizionale dibattito sociologico tra cinema/arte contro cinema/merce, e dopo aver analizzato il ciclo produttivo di questa ''speciale'' attività economica, articoleremo il confronto partendo dalle rispettive origini del secolo, con lo scopo di comprendere, in maniera approfondita, le cause della enorme invadenza del cinema americano a livello internazionale, ma anche per riflettere sulla ''artigianalità del fare'' italiano e sulla mancanza di una vera e propria cultura produttiva che impedisce ai nostri ''prodotti'' una affermazione talora anche a livello nazionale.
L'analisi dell'assetto aziendale, delle strategie e dei prodotti statunitensi, dimostrerà la forte propensione di queste industrie all'utilizzo delle tecniche del marketing per la soddisfazione dei gusti e della domanda del pubblico, al pari di qualsiasi altra merce.
Lo studio del panorama produttivo italiano, consentirà, invece, di accostarci ad una realtà piena di contraddizioni, in cui la produzione risulta generalmente product-oriented, le strategie di marketing utilizzate per lo più rinunciatarie e bassi i budget investiti.
All'attuale crisi strutturale, normativa e, spesso, contenutistica della realtà cinematografica italiana, è dedicato l'ultimo capitolo di questa trattazione in cui, oltre ad uno studio dei soggetti in campo, dei prodotti e dei processi di finanziamento, verranno illustrate alcune delle proposte attuali di soluzione.
Per rendere più comprensibile l'approccio al film ed agli investimenti di questo secondo sistema industriale, presenteremo un'analisi sulla produzione di un film italiano indipendente, La parola amore esiste, grazie alla gentile collaborazione offertaci da Donatella Botti della casa di produzione Bianca Film di Roma.
Parallelamente tratteremo, come esempio di distribuzione americana, il caso della WARNER BROS.
Principio base di tutta la trattazione è che il cinema è un'attività economica del tutto speciale: da una lato produce entertainment per spettatori di tutto il mondo, dall'altro risulta volano di prodotti di natura culturale e sociale, non valutabili con gli stessi parametri di una qualunque altra merce. Quest'ultima riflessione, che introdurremo con il dibattito sociologico iniziale, è lo specchio della constatazione che, da sempre, nel cinema, arte e mercato, cultura ed economia, si combinano tra loro.

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1 Introduzione In questa trattazione abbiamo deciso di concentrarci sugli aspetti economico – industriali del cinema. Partendo dal tradizionale dibattito sociologico tra cinema/arte contro cinema/merce, e dopo aver analizzato il ciclo produttivo di questa “speciale” attività economica, proporremo un confronto tra i modelli che caratterizzano l’industria cinematografica americana, che costituisce la componente primaria dell’industria cinematografica mondiale, e quelli dell’industria cinematografica italiana (con qualche accenno all’europea). Quest’ultima nella sua eterogeneità, può essere considerata un modello alternativo a tanta produzione americana. Il confronto si articolerà in una analisi che partirà dalle rispettive origini del secolo, con lo scopo di comprendere, in maniera approfondita, le cause della enorme invadenza del cinema americano a livello internazionale, ma anche per riflettere sulla “artigianalità del fare” italiano e sulla mancanza di una vera cultura produttiva che impedisce ai nostri “prodotti” una reale affermazione anche a livello nazionale. L’analisi dell’assetto aziendale, delle strategie e dei prodotti statunitensi dimostrerà la forte propensione di queste industrie all’utilizzo delle tecniche del marketing per la soddisfazione dei gusti e della domanda del pubblico. Le tecniche tendono a mettere a punto, razionalizzare e differenziare le tipologie di prodotti offerti sul mercato,

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