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La lettera odeporica. Viaggiatori in Europa tra Settecento e Ottocento

Quasi nessun angolo della Terra, ai giorni nostri, è senza segreti. Di ogni civiltà, anche le più remote, almeno una volta abbiamo percorso immagini e suggestioni. Ed oggi, epoca in cui ci si sposta freneticamente, sempre meno capita di considerare quanta storia del viaggio abbiamo alle spalle: tanto antica è la memoria di un'epopea pionieristica alla scoperta del mondo.
Tema vastissimo quello del viaggiare, qui circoscritto ad una precisa, anche se estesa, stagione: l'epoca del cosiddetto Grand Tour europeo. Nata intorno alla metà del XVII secolo, la tradizione del Grand Tour abbraccia tutto il Settecento e almeno metà dell'Ottocento. In questo periodo, sulle di orme già tracciate da soldati, pellegrini, mercanti, si diffuse, soprattutto presso i giovani nobili, e tra i maggiori intellettuali in funzione di accompagnatori, il costume di visitare le più illustri capitali d'Europa, tappa privilegiata di quel loro errare, sostandovi per studio e per diletto, frequentandovi la migliore società, ma non disdegnando di calarsi talvolta anche nella genuina realtà popolare.
Ogni viaggio, il cui fine è la comparazione del noto con l’ignoto, è un'impresa da ricordare per tutta la vita. Anche oggi, epoca in cui il viaggio è divenuta esperienza sicuramente più agevole da intraprendere, ma che troppo spesso si trasforma in vacanza senza effettiva meta, sarebbe bene rievocarlo, magari scrivendone una volta ritornati in patria, viva consuetudine che ha caratterizzato i secoli passati. Non si spiegherebbe altrimenti una così cospicua produzione memorialistica. C'è però da dire che spesso i diari o le memorie sono testimonianze costruite, o ricostruite, su appunti accennati o ricordi, per questo a volte parzialmente attendibili. Se non si dispone di corrispondenze contemporanee al viaggio - è il caso di viaggiatori d'eccezione - è difficile distinguere quanto di vero o di falso ci sia in queste pagine. E' per questo motivo che in tale circostanza saranno prese in analisi le “eccezioni”, ovvero gli autori che ci danno testimonianza delle loro esperienze di viaggio all'interno delle corrispondenze, o dei libri di lettere, che contengono missive scritte per essere pubblicate, redatte quindi posteriormente, ma che comunque, benché rielaborate, rimangono fedeli a fatti reali. Là dove possibile, sarà interessante avviare un confronto tra epistolario e libro di lettere, proprio per carpire in che cosa differiscano queste due tipologie di testo, e ovviamente scorgere le eventuali scelte editoriali effettuate dell’autore. Il tema di questo lavoro sarà quindi la lettera odeporica, ovvero la lettera di viaggio.

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7 I. LA LETTERATURA, LA LETTERA, ILVIAGGIO La letteratura di viaggio è per definizione abituata ad oltrepassare i confini. Al contrario dello studio letterario recente, la vecchia comparatistica, di stampo positivista, collocava tra le opere inferiori, rispetto ai generi “alti”, come il romanzo ed il poema, i resoconti di viaggio, i diari e i libri di lettere, quella che invece oggi è considerata letteratura odeporica. Questi generi erano analizzati come “intermediari” e non come veri oggetti letterari. Un legame lontano nel tempo, che unisce le azioni di viaggiare e di scrivere, mette in evidenzia il comune principio antropologico di queste due inclinazioni: «se componente indissolubile dell'esperienza del viaggio è la modalità del raccontarlo, il viaggiatore e lo scrittore, in certo modo nascono insieme» 1 . Ed è in epoca illuministica che questo genere manifesta una straordinaria diffusione attraverso un eccezionale incremento di titoli. Ma per capire le ragioni di questo successo non è sufficiente voltarsi all'ambito antropologico, ma è invece necessario ricorrere ad altre motivazioni: fra le basilari premesse culturali dell'evento è da sottolineare la nascita, a metà del Settecento, di una nuova materia filosofica: l'estetica. Come spiega Elio Franzini, questa disciplina scaturisce «dall'esigenza mediatrice di un contesto culturale in cui si cerca di porre sul piano della ragione il mondo della contingenza e in cui, al tempo stesso, valori assoluti come quello della bellezza sono riportati a facoltà soggettive come il gusto, al buon senso del senso 1 Luca Clerici, Introduzione, in Scrittori italiani di viaggio, a cura di Luca Clerici, vol. I, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2008, p. IX.

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Informazioni tesi

  Autore: Chiara Bruglia
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Macerata
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filologia Moderna
  Relatore: Laura Melosi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 117

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