La bottega del racconto - L'adattamento cinematografico e il caso di ''Virginia - la monaca di Monza''

Roberto Moliterni La bottega del racconto Introduzione «C’è una bella corvée in vista quando un insegnante di cinema vede arrivare uno studente o una studentessa che gli annuncia che, dopo matura riflessione, ha deciso di scrivere la tesi sul “rapporto tra cinema e letteratura” o anche sul “rapporto tra film e romanzo”. In tal caso, ho sempre avuto voglia di dire: ma non vi è alcun rapporto! Un libro si legge. E un film si vede.» Eric De Kuyper 1 Il mostro a sette teste e scenari più o meno apocalittici L’insofferenza e la provocazione di De Kuyper, sceneggiatore di La captive – La prigioniera di Marcel Proust, stanno affisse all’ingresso di questo percorso come un monito infernale agli avventurieri. Oggi più che mai è difficile, se non impossibile, parlare di adattamento. Oggi che i telefonini hanno preinstallati programmi di montaggio, la rete telefonica ti fa guardare la tv, il computer ti permette di telefonare, nei cinema trasmettono le finali dei mondiali, i romanzi vengono desunti dal film o scritti dai protagonisti di un programma televisivo. Oggi che la parola d’ordine è: multimedialità. Ieri, era il 1990, bambino, mi sorprendevo che dal citofono di casa mia, proprio accanto ad un’emittente televisiva locale, si sentisse la cronaca delle partite di calcio. Tutto è iniziato fra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, la primavera rivoluzione 1 Trafic n. 35, autunno 2000 cit in. F. Sabouraud, L’adattamento cinematografico, Lindau/Strumenti Cahiers du Cinéma 2007 1