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L'Attenzione di Alberto Moravia

L'Attenzione è paradigmatico del modo di Moravia d'intendere il suo essere scrittore e al tempo stesso intellettuale, capace di cogliere tutte quelle tendenze culturali che si agitavano nella società del suo tempo e di rielaborarle. Un metaromanzo scritto rifacendosi a quelle teorie che negli anni '60 vennero introdotte dalla Neoavanguardia e, in particolare, dal cosiddetto Gruppo 63.
La Neoavanguardia nasce nel 1956 con un discorso scritto da Luciano Anceschi per la rivista Il Verri rifacendosi «ai nuovi rapporti fra l'uomo e la tecnica, e alle conseguenze che la soluzione di questi critici rapporti può avere per la nostra vita e la vita stessa della letteratura». Il primo modello di gruppo organizzato della Neoavanguardia si avrà nel 1961 con l'antologia poetica de I Novissimi a cura di Alfredo Giuliani, riunendo testi poetici di Balestrini, dello stesso Giuliani, di Pagliarani, di Porta e di Sanguineti. Questi autori, pur nelle loro profonde diversità, si collegano alla lezione del Surrealismo e del Dadaismo prediligendo il montaggio, il gioco e il nonsense, e opponendosi radicalmente a tutta l'esperienza post-ermetica e neorealistica degli anni cinquanta, forniscono l'immagine di una realtà «schizomorfa», per utilizzare le parole di Giuliani, non più filtrata attraverso la prospettiva del soggetto e priva di qualunque messaggio sociale, politico o morale: «D'ora in poi [l'arte contemporanea] avrà due domini separati di discorso, quello in cui si svolge una comunicazione circa i fatti dell'uomo e i suoi rapporti[...] e quello in cui l'opera svolgerà al livello delle strutture tecniche un discorso assolutamente formale» . Una ricerca che si rifaceva in particolare alla rivista francese Tel Quel, privilegiando il linguaggio e l'innovazione formale perché, basandosi su quanto affermato da Herbert Marcuse ne L'uomo a una dimensione, la Neoavanguardia riteneva che la società industriale moderna integrava ormai ogni opposizione politica e che l'unico spazio possibile di contestazione rimasto fosse quello linguistico e letterario.
Moravia, naturalmente, apparteneva al primo dominio di cui parla Umberto Eco ma, nonostante ciò e nonostante le forti polemiche che contraddistinsero i rapporti tra Moravia e il Gruppo 63 - costituitosi sul modello del tedesco Gruppo 47 durante un convegno organizzato a Palermo dal 3 all'8 ottobre 1963 - lo scrittore romano ne L'Attenzione utilizzerà proprio le teorie sul metaromanzo ideate dalla Neoavanguardia. In particolare si rifarà a quelle ricavate dal nouveau roman della École du regard teorizzate da Alain Robbe-Grillet e da Jean Ricardou che rifiutavano il realismo e proponevano un romanzo che eliminasse l'uomo dal racconto ed esplorasse soltanto i rapporti tra le varie parti del testo. Il metaromanzo si caratterizzava come un'espressione artistica basata sull'autoriferimento e sull'autocontestazione, sulla consapevolezza critica e sull'ironia, in cui le sue varie forme andavano dal rifiuto del narratore onnisciente all'esigenza di rappresentare drammaticamente prima i fatti e poi i sentimenti, dall'identificazione del narratore con il personaggio alla scoperta del personaggio come romanzo che fa del proprio narrare l'oggetto della narrazione, fino ad arrivare all'annullamento del personaggio stesso come un entità autonoma. Una ricerca, come abbiamo visto, che si configura come l'impossibilità stessa del narrare. E proprio questo elemento sarà alla base, come vedremo, del romanzo di Moravia in cui Merighi, non sapendo scegliere tra l'agire ed il rappresentare, si chiuderà in un circolo da cui uscirà soltanto accettando il romanzo come coscienza della vita.

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L’Attenzione di Alberto Moravia 1 I. BREVE PROFILO DI ALBERTO MORAVIA Quest'anno si celebreranno i vent'anni dalla morte di Alberto Pincherle Moravia (nato a Roma il 28 novembre 1907 e morto il 26 settembre 1990). La sua importanza nel panorama culturale italiano è data non soltanto dalla sua importanza come romanziere, giornalista, critico cinematografico e saggista ma dal fatto che fu uno degli ultimi scrittori italiani capaci di accostare un impegno di tipo politico e civile al mestiere di scrittore. Nonostante le numerose dichiarazioni di Moravia stesso in cui egli distingueva nettamente il suo ruolo di operatore culturale da quello di scrittore1, la sua presenza nei dibattiti culturali del tempo e la sua statura d'intellettuale influenzarono gli interventi critici sulla sua produzione artistica, come se quel ruolo pubblico fosse un necessario complemento alla sua arte. Ciò fece sì che ogni uscita di un libro di Moravia costituisse un evento e portare un romanzo di Moravia sotto il braccio equivaleva allora ad uno status e voleva dire essere aggiornati sul presente dell'arte e della letteratura. Tra le sue innumerevoli attività va certamente citata la fondazione nel 1953 insieme ad Alberto Carocci - già direttore di Solaria e fondatore con Giacomo Noventa nei primi anni '40 della rivista Argomenti (non uscita a causa della guerra) - di Nuovi Argomenti che avrebbe dovuto rappresentare in Italia qualcosa di simile a Temps Moderns di Sartre. La rivista doveva cioè avere nei confronti della realtà italiana un'attenzione di tipo oggettivo e non lirico cercando, al tempo stesso, di rompere il dogmatismo marxista. Moravia fu dunque uno scrittore e un intellettuale che poteva essere 1 «Io mi impegno come cittadino, mai come artista», N. AJELLO, Intervista sullo scrittore scomodo”, Roma-Bari , Laterza, 1978

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