Irrappresentabilità e scrittura cieca in(oltre) Bataille
Il desiderio eccede la visione personale per geometrizzarsi in un percorso di morte che conduce dal piacere della carne alla sideralità incandescente. C’è qualcosa nel godimento che trasfigura la vita, annienta l’essere e indirizza alla calma folgorante dell’inorganico: al limite dell’esistenza si pone lo spazio vuoto della luce che accieca, della stella-sole che irradia energia con l’esuberanza e la gloria tipiche della sovranità, quella sovranità nella quale Georges Bataille ha ravvisato il senso più profondo dell’agire umano. Irrappresentabile è la parola che, a nostro avviso, meglio tematizza la sideralità che pertiene all’esperienza della scrittura batailleana.
L’irrappresentabile non è, banalmente, ciò che non può essere rappresentato ma ciò che, nella rappresentazione, ne forza i limiti fino a frammentarne il senso per aprirsi sulla vertigine dell’impensabile, dell’immediato, dell’indicibile. Forzare i limiti significa altresì porsi sui limiti stessi per calpestarli con la violenza del senso di ciò che essi racchiudono. Se infatti c’è qualcosa che Bataille ha voluto comunicarci con la sua opera è che l’eccesso di senso produce la letteratura dell’innominabile, che dal suo punto di vista è la vera letteratura.
Questo lavoro segue un itinerario oculare che, hegelianamente, parte da una tesi volta ad enucleare le tappe e i compiti della irrappresentabilità batailleana secondo uno svolgimento discorsivo per poi impelagarsi in un'antitesi antidiscorsiva - in cui è il frammento a far da padrone - che ne mostra le concretizzazioni artistiche più perspicue.
La sintesi è inevitabilmente assente, cieca.
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Informazioni tesi
Autore: | Nicola Apicella |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia teoretica, morale, politica ed estetica |
Relatore: | Aldo Trione |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 172 |
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