Intelligenza meccanica, retroazione, intenzionalità
Il lavoro di Turing si colloca inizialmente all'interno del dibattito svoltosi nei primi decenni del ventesimo secolo a proposito dei fondamenti della matematica.
Egli tenta di risolvere il famoso problema della fermata posto da hilbert: data una qualsiasi formula del prim'ordine esiste un algoritmo che decida sempre se la formula è valida oppure no.
Per rispondere alla domanda bisogna prima riuscire a definire esattamente che cosa è calcolabile.
In molti intrapresero la ricerca e diedero la loro definizione di calcolabilità. Turing si chiese non come che cosa è calcolabile, ma come si fa a calcolare, analizzando un uomo intento nel processo di calcolo. In questo modo definì il calcolo come una procedura meccanica di manipolazione di simboli. Se i simboli manipolati sono lo zero e l'uno, il calcolatore potrà risolvere anche i problemi della logica booleana.
Ma la sua grande intuizione fu quella della macchina universale: una macchina in cui la descrizione di ogni tm particolare viene inserita come input in memoria.
Questa macchina è in grado di calcolare tutto ciò che è calcolabile da un essere umano. E non solo. Trattandosi di una manipolazione di simboli questi simboli possono essere sia numerici che non numerici.
È a questo punto che nasce l'idea che una tal macchina possa assumere un comportamento intelligente. Turing individua tre caratteristiche fondamentali dell'intelligenza: disciplina, iniziativa e fallibilità.
Lavorando sul programma si può fare in modo che la macchina assuma queste caratteristiche.
Il lavoro sull'intelligenza artificiale diventa così un lavoro alla ricerca di programmi che siano intelligenti.
La disciplina viene fondata nel 1956, durante un seminario estivo in cui Newell e Simon propongono il loro LT, il primo programma usato per risolvere problemi non numerici.
L'idea di N. e S. era quella di riuscire a simulare tramite un calcolatore digitale l'attività cognitive del cervello umano. Lavorarono su dei protocolli che riportavano i pensieri espressi ad alta voce di alcuni giocatori si scacchi volontari.
Nello stesso periodo anche Samuel creò un programma giocatore di dama in grado di imparare dai propri errori. Ma l'intento di Samuel non era quello di riprodurre un cervello umano, ma quello si creare un programma molto più rapido ed efficiente, in grado di fare ciò che gli esseri umani non possono fare.
In entrambi i casi il lavo verte sul programma, sono due aspetti di quello che viene chiamato l'approcio simbolico, ciò che da per scontato che si debba lavorare con dei calcolatori a cui e stato fornito un modello simbolico del mondo.
Esiste anche un secondo approccio, molto più in voga soprattutto in questi anni, chiamato sub-simbolico.
In esso al robot non viene fornito un mondo artificiale, ma si fa in modo che esso impari nel mondo reale.
questo secondo punto di vista nasce più o meno negli stessi anni e prende il nome di cibernetica. La cibernetica unisce la conoscenza dei calcolatori digitali agli studi dei fisiologi del primo novecento.
Il manifesto della cibernetica è considerato l'articolo di rwb del 1943, dove i tre danno una definizione scientifica del concetto di scopo.
Sin ad allora il comportamento teleologico, o rivolto ad uno scopo, era considerato un discorso strettamente metafisico, a causa del paradosso della causazione all'indietro. Non si capisce come può un evento successivo a causarne uno precedente a livello temporale.
Il paradosso viene risolto con la retroazione negativa.
Il comportamento ricolto ad uno scopo è il comportamento di un oggetto o che vuole trovarsi nella relazione r con l'oggetto o'.
Il presupposto della cibernetica è che un oggetto non può essere considerato da solo, separato dall'ambiente circostante, con il quale scambia continuamente informazioni. Soggetto, oggetto e ambiente sono un unico sistema inscindibile.
La definizione di comportamento rivolto ad uno scopo come dotato di retroazione negativa fu rifiutato da taylor in nome della psicologia del senso comune che definisci l'intenzionalità strettamente legata alle credenze e ai desideri.
Le critiche di taylor, seppur rivolte più al comportamentismo in sé che al concetto di retroazione hanno dimostrato che il paradigma della retroazione è di fatto troppo vago per poter descrivere i comportamenti intenzionali. Ma è anche difficile se non impossibile ammettere che gli artefatti possiedano effettivamente credenze consapevoli sul mondo.
Dennett propone l'utilizzo di un atteggiamento, l'atteggiamento intenzionale, che si rivela utile nella predizione del comportamento di sistemi complessi come i calcolatori digitali o i servomeccanismi.
Conferire intenzionalità e razionalità al sistema ci è utile per poter predire il suo comportamento successivo.
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Informazioni tesi
Autore: | Michela Nanut |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia |
Relatore: | Giorgio Sandri |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 177 |
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