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Il tempo libero degli immigrati come veicolo d'integrazione

La manodopera immigrata, lo scontro di civiltà, i clandestini, il permesso di soggiorno: sentiamo parlare di questi temi ogni giorno ma raramente si prendono in considerazione gli immigrati in quanto persone che vivono, lavorano, provano sentimenti, coltivano interessi e sentono, come tutti, il bisogno di appartenere ad una comunità.
In questa tesi, sviluppata grazie alle esperienze maturate durante alcune attività svolte nel campo dell'immigrazione e del percorso di studi portato a termine, si e voluto prendere in considerazione un tema che raramente viene aff rontato dai media e dalla classe politica: quello del tempo libero degli immigrati.
Come occupano le ore non impegnate nel lavoro? Quanto tempo libero hanno? Ma soprattutto, puo questo tempo essere impiegato per raggiungere una maggiore integrazione?
Nel primo capitolo si cerchera di sviluppare una de nizione dei due concetti cardine di questo lavoro: il tempo libero e l'integrazione.
Partendo dalla de nizione che l'Enciclopedia delle Scienze Sociali [Belloni, 1997] da di tempo libero, si ricostruira la storia di questo concetto, analizzando la sua evoluzione dai tempi antichi no all'epoca industriale ed allo sviluppo dell'industria dell'intrattenimento. Successivamente, si analizzeranno gli studi condotti dalla sociologia su questo tema e la metodologia usata per questi studi.
Nella seconda sezione, partendo da un insieme di indagini statistiche condotte negli ultimi anni [Makno & Consulting, 2007; Cnel/Codres, 2000; Caritas/Migrantes, 2008], si presenterà il quadro del tempo libero degli immigrati presenti in Italia: quali sono i luoghi frequentati, quali attivita coinvolgono il maggior numero di persone, come si conciliano queste ore con il tempo libero degli italiani e in che modo si possono creare spazi di contatto
tra le diverse culture presenti sul territorio.
Nella sezione dedicata all'integrazione invece, partendo dalla de nizione di Robert Park e dalla concezione processuale di identita e di cultura, si inizierà a proporre la direzione da prendere per migliorare la convivenza di più culture su uno stesso territorio. Attraverso il riconoscimento dell'individuo in quanto tale, infatti, si da rilevanza ai punti di contatto tra le persone e, lasciando momentaneamente da parte le di erenze, si possono porre le
basi per creare delle identi cazioni comuni. In ne, si dara una panoramica dei modelli d'integrazione adottati in occidente, valutandone vantaggi e svantaggi.
Nel secondo capitolo, invece si approfondira il concetto di riconoscimento come mezzo usato durante il tempo libero per raggiungere l'integrazione.
Partendo dagli studi di Ilenia Camozzi [Camozzi, 2006], si presentera la storia del concetto attraverso le opere di Hegel, Taylor e Honneth.
Successivamente, si analizzera la tipologia proposta da Camozzi nel suo lavoro Lo spazio del riconoscimento dove, studiando la realta delle associazioni di migranti a Milano, l'autrice suddivide il riconoscimento in tre diversi gradi: compiuto, adattivo e rivendicativo.
Nella sezione successiva si delineera il collegamento tra i concetti di identità, riconoscimento ed integrazione: attraverso il riconoscimento dell'altro, dei suoi diritti e del fatto che la sua identita sia in continuo mutamento, si può giungere alla convinzione che l'integrazione sia possibile, dal momento che i punti di contatto tra le persone sono destinati ad aumentare. Si
tratta di abolire la logica di inclusione/esclusione che pervade i nostri ordinamenti giuridici e di valutare il soggetto in quanto insieme delle proprie identi cazioni. In ne, si analizzera il fenomeno dei network sociali come fonte d'influenza nella costruzione identitaria dell'individuo.
Nell'ultimo capitolo, in ne, si entrerà a nella fase propositiva di questo lavoro, analizzando quali attività a che occupano il tempo libero possano essere il mezzo per raggiungere l'integrazione. Queste attività a sono in grado di adempiere al compito proposto poiché e promuovono il riconoscimento reciproco. Il migrante, attraverso di esse, valorizza le proprie competenze e il suo bisogno di essere rappresentato e visibile nel territorio che abita. Le
attività proposte si dividono nei tre filoni che testimoniano questo bisogno: l'associazionismo, la formazione ed il consumo.

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Capitolo 1 Denizione di tempo libero 1.1 Cos’ e il tempo libero? Possiamo denire il tempo libero come quella quota di tempo che gli individui tendono a riempire con attivit a scelte liberamen- te, non soggette a vincoli imposti dall’esterno, non nalizzate a lucro, e ritenute fonte di piacere e/o di riposo [Belloni, 1997, p. 557]. Da questa denizione emergono tre caratteristiche: l’autodeterminazio- ne, cio e la possibilit a per l’individuo di scegliere come occupare il tempo, la libert a data dal non avere vincoli, e l’edonismo, ovvero la ricerca del piacere. Queste caratteristiche fanno s che il tempo libero nella nostra societ a sia contemplato non solo come un insieme di attivit a contrapposte al tempo lavorativo, ma anche come tempo socialmente costruito. Il concetto di tempo libero ha una lunga storia alle sue spalle, ma solo dopo la rivoluzione industriale si aerma la denizione che utilizziamo oggi. Fin dall’antica Grecia si usava parlare di un tempo \altro" dedicato alle occupazioni liberali ed alla riessione. Aristotele parla di questo tempo uti- lizzando il termine o , letteralmente tradotto come ozio, quiete, riposo, sollievo, ma anche scuola, disputa o conferenza [Belloni, 1997]. 5

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