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Il linguaggio di Prodi e Berlusconi nei confronti diretti televisivi del 2006

In Italia la presenza di giovani in politica, sia per quanto riguarda l’elettorato attivo, che soprattutto quello passivo, è in continuo e drastico calo.
Da parecchi anni ormai, e l’evento scatenante è stato indubbiamente il fenomeno di Tangentopoli, si è persa la fiducia nella politica e il fenomeno del qualunquismo è notevolmente aumentato. Trovare gente, in particolare ragazzi, con la voglia di fare politica con quello spirito di voler contare per qualcuno e soprattutto con la speranza di poter migliorare le cose per sé e per tutti i concittadini è diventato quasi un’utopia.
Io sono stato (e non mi reputo di certo un eroe) uno dei pochi giovani in Italia che ha avuto la possibilità e soprattutto la voglia di vivere l’esperienza di candidarsi, di interpretare cioè il ruolo di elettore passivo, e devo dire che il partito a cui mi sono appoggiato m’ha fatto perdere l’entusiasmo e la passione in poco tempo, perché la tendenza di coloro che fanno politica – salvo rarissimi casi – è di parlare bene dei giovani senza poi valorizzarli come si dovrebbe. Forse però la colpa è semplicemente stata mia perché non ho voluto attraversare quel sottilissimo confine che separa l’attività politica svolta per passione dalla costante e insaziabile brama di potere.
Nel ruolo di elettore attivo invece la curiosità e l’attenzione verso i vari partiti, le loro strategie di governo ed i loro programmi non si è sopita, tanto che ho deciso di voler concludere i miei studi di comunicazione pubblica e sociale con questa tesi di laurea che mira ad analizzare i due massimi esponenti delle coalizioni di centrosinistra e centrodestra (Romano Prodi e Silvio Berlusconi) in due dei momenti chiave della campagna elettorale 2006: i dibattiti televisivi trasmessi su Rai Uno, ovvero le due puntate di “Faccia a Faccia” del 14 marzo 2006 e del 3 aprile 2006 condotte rispettivamente da Clemente J. Mimun e Bruno Vespa.
Ho voluto confrontare due personaggi di indubbia caratura politica, notevole esperienza e caratterizzati da una metodologia di comunicazione alle masse abissalmente diversa.
Ho voluto inoltre studiare quale potesse essere la migliore forma di comunicazione da utilizzare con gli elettori, quale fosse insomma la strategia comunicativa vincente da tenere dinanzi al proprio avversario e, contemporaneamente, al pubblico.
Mi sono chiesto se questi due personaggi sarebbero stati in grado in trasmissioni del genere, basate su un regolamento molto preciso concordato seppur polemicamente e faticosamente dai due schieramenti, di rendere più chiare le idee agli elettori indecisi, se non addirittura farle cambiare a coloro che avevano già deciso a chi dare il proprio voto.

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4 INTRODUZIONE In Italia la presenza di giovani in politica, sia per quanto riguarda l’elettorato attivo, che soprattutto quello passivo, è in continuo e drastico calo. Da parecchi anni ormai, e l’evento scatenante è stato indubbiamente il fenomeno di Tangentopoli, si è persa la fiducia nella politica e il fenomeno del qualunquismo è notevolmente aumentato. Trovare gente, in particolare ragazzi, con la voglia di fare politica con quello spirito di voler contare per qualcuno e soprattutto con la speranza di poter migliorare le cose per sé e per tutti i concittadini è diventato quasi un’utopia. Io sono stato (e non mi reputo di certo un eroe) uno dei pochi giovani in Italia che ha avuto la possibilità e soprattutto la voglia di vivere l’esperienza di candidarsi, di interpretare cioè il ruolo di elettore passivo, e devo dire che il partito a cui mi sono appoggiato m’ha fatto perdere l’entusiasmo e la passione in poco tempo, perché la tendenza di coloro che fanno politica – salvo rarissimi casi – è di parlare bene dei giovani senza poi valorizzarli come si dovrebbe. Forse però la colpa è semplicemente stata mia perché non ho voluto attraversare quel sottilissimo confine che separa l’attività politica svolta per passione dalla costante e insaziabile brama di potere. Nel ruolo di elettore attivo invece la curiosità e l’attenzione verso i vari partiti, le loro strategie di governo ed i loro programmi non si è sopita, tanto che ho deciso di voler concludere i miei studi di comunicazione pubblica e sociale con questa tesi di laurea che mira ad analizzare i due massimi esponenti delle coalizioni di centrosinistra e centrodestra (Romano Prodi e Silvio Berlusconi) in due dei momenti chiave della campagna elettorale 2006: i dibattiti televisivi trasmessi su Rai Uno, ovvero le due puntate di “Faccia a Faccia” del 14 marzo 2006 e del 3 aprile 2006 condotte rispettivamente da Clemente J. Mimun e Bruno Vespa.

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