Il corpo nella Commedia dantesca
Dante: uomo e poeta, impegnato in politica, profondamente cristiano, per molti l’emblema stesso del Medioevo.
I mille anni di Medioevo, così ricchi di eventi e trasformazioni, sono stati spesso interpretati come tenebra, barbarie, violenza, perdita d'identità, sterilità e carestia. Oggi si sottolineano invece la varietà dei costumi, la ricchezza culturale, l’importanza fondamentale del periodo come passaggio tra antichità e Rinascimento.
Il poema dantesco, nato alla fine dell’età medievale, è la più alta e compiuta espressione, in forma di grande poesia, di quell’identità culturale che nel Medioevo si costruì, e che costituisce quella che è detta la civiltà occidentale, nata dall’incontro e dalla fusione delle due grandi tradizioni: la greco-romana e l’ebraico-cristiana.
Questo poema offre, da una parte, l’idea di un universo intelligibile, armonioso, regolato da leggi finalizzate; dall’altra, l’immagine di un tempo storico che si muove diretto ad un fine, secondo un suo interno ordine che è specchio della mente del suo Fattore.
L’ordine che regge tutta la struttura del poema, dal principio alla fine, è la grande eredità della filosofia greca. Al suo interno si muove un essere umano libero e immortale, il cui valore primario e intangibile, dovuto all’immagine di Dio che esso porta con sé, è il segno proprio del Cristianesimo.
Il pensiero medievale eredita dall’antichità classica la partizione dell’essere umano in due elementi costitutivi principali, dei quali il primo, l’anima, è concepito per lo più come una natura spirituale intelligente destinata al governo dell’altro, di natura materiale: il corpo. Su questa duplice considerazione dell’essere umano, presentata dagli autori greci e latini con variazioni assai considerevoli, s’innesta la tradizione speculativa cristiana, che vi scorge la possibilità di giustificare razionalmente le verità di fede che riconoscono nell’uomo la natura a immagine e somiglianza di Dio, ma al tempo stesso mortale, salvifica e peccatrice.
In ambito medievale, quindi, il corpo è disprezzato ma anche glorificato. La salvezza passa attraverso la penitenza corporale: il monaco mortifica la propria carne. Il corpo, sottoposto a privazioni, diviene uno strumento per perfezionare l’anima. Più il corpo deperisce, più l’anima cresce. Più il corpo è offeso, più l’anima fiorisce e s’innalza. Astinenza e continenza appaiono tra le principali virtù, il corpo viene considerato “prigione dell’anima” .
Ma non tutto il Cristianesimo professa la negazione del corpo. Lo stesso san Francesco d’Assisi da una parte si presenta come asceta che mortifica il corpo, dall’altra è però anche il “giullare di Dio” che venera “frate corpo”.
L’incarnazione del Cristo e la resurrezione dei corpi fanno sì che il corpo venga anche visto come un qualcosa da rispettare, da non eliminare, come fanno ad esempio i suicidi, perché esso è stato dato all’uomo da Dio a sua immagine.
Il grande medievalista Le Goff sottolinea che se da una parte nel corso del Medioevo scompaiono le terme, dall’altra nei carnevali il corpo umano ha la possibilità di scatenarsi in prossimità della Quaresima.
In ambito medievale anche i corpi dei defunti sono considerati materia putrida, per certi versi frutto del peccato originale, ma anche materia da onorare, come nel caso delle reliquie dei santi.
Le idee sul corpo cristiano nel Medioevo oscillano pertanto tra rimozione ed esaltazione, umiliazione e celebrazione, Quaresima e Carnevale.
Dante, essere mortale, col suo corpo che fa ombra, attraversa, nel suo poema, l’aldilà. Tutte le anime che egli incontra vedono la loro vita all’indietro, ricordano i gesti compiuti nel tempo: quei gesti (talvolta uno solo e brevissimo) che decisero della loro sorte.
L’Inferno è il mondo dei dannati, dei corpi feriti. Il Purgatorio è il mondo dei penitenti, dei corpi sottoposti alle pene più varie ma anche alla contemplazione degli esempi di rettitudine. I penitenti hanno la speranza di liberarsi dal peccato e poter salire a godere della visione di Dio. Il Paradiso è il mondo dei beati, della contemplazione della luce divina, del massimo appagamento di tutti i sensi.
Il tema del corpo, dunque, attraversa tutta la Commedia dantesca e si allaccia fortemente con la duplice concezione medievale e col realismo marcato che caratterizza tutta l’opera.
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Informazioni tesi
Autore: | Davide Parducci |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Pisa |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Letterature europee per l'editoria e la produzone culturale |
Relatore: | Lucia Battaglia Ricci |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 65 |
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