Il corpo ingannato tra metafisica e tecnologia
Con la presente tesi si è tentato di indagare quel territorio del possibile nel quale è avvenuto l’incontro tra corpo e tecnologia. Tale territorio, se da un lato confina con la fantascienza, confina altresì, e in parte vi si sovrappone, con i territori della metafisica e della religione, nonché con quelli della tecnica e della scienza.
L’utilizzo del termine “corpo”, ancorché necessariamente inadeguato ad indicare quella realtà complessa, opaca e trasparente a un tempo, che è il corpo umano, in questo contesto rinvia proprio a quell’ambivalenza insita nell’uomo, che da un lato lo getta nel mondo animale, dall’altro lo mette in comunicazione con gli dei. L’ambiguità del termine, che dice dell’uomo nella sua totalità, tanto quanto della sua reificazione, è pertanto in questa sede cercata e tematizzata: con essa si indica proprio quel doppio registro per cui l’uomo, nel suo dominio incontrastato sul globo, si scopre a un tempo dominato, reificato, iscritto nell’economia della «megamacchina».
Il fine di tale lavoro è pertanto quello di individuare e chiarire le ragioni e nel contempo le possibili conseguenze della tecnologizzazione del corpo, laddove con tale espressione non è da intendersi soltanto l’applicazione della tecnologia sul corpo umano, quanto piuttosto l’iscrizione del corpo in un mondo intrinsecamente tecnologico.
A tal fine sono stati individuati tre modelli del corpo, tre idealtipi nei quali si possono rintracciare i principali nodi che caratterizzano la relazione tra corpo e tecnologia: il corpo escluso, il corpo reale, il corpo tecnologico. Tali modelli sono in relazione con tre momenti storici, o se si vuole con tre estasi nelle quali le caratteristiche ad essi proprie si mostrano nella loro peculiarità: la condanna biblica della carne, la meditazione cartesiana e la scienza moderna, la tecnocrazia e le biotecnologie.
Significativamente, tale tipizzazione trova conforto negli schemi proposti da Baudrillard in Lo scambio simbolico e la morte e in Simulacri e fantascienza. Egli individua quattro modelli che agiscono sul corpo da quattro diverse angolature: sono l’animale, referenza ideale per la religione, carne da redimere (corpo escluso); il cadavere, modello per la medicina, oggetto di studio (corpo reale); il robot e il mannequin, modello per l’economia politica l’uno, per l’economia politica del segno l’altro (corpo tecnologico). Ai tre momenti storici individuati in questa sede corrispondono poi i tre ordini di simulacri che Baudrillard enuncia come simulacri naturali, simulacri produttivi, simulacri di simulazione: i primi si iscrivono nell’ordine della religione, e mirano all’istituzione di un mondo e di una natura a immagine di Dio; i secondi sono dell’ordine della produzione capitalistica, mirano all’espansione indefinita e si fondano su una indefinita liberazione di energia; i terzi si iscrivono nel gioco cibernetico e nel mondo dell’informazione.
Dietro questi modelli si scorge in definitiva la storia di un tentativo di appropriazione dei corpi, e l’iscrizione di questi in quell’economia politica del segno fondata sulla dicotomia tra l’anima e il corpo. Al di sotto di tali modelli, infatti, si intravede il corpo come antioggetto che, sfuggendo ad ogni razionalizzazione, dice di sé come quell’apertura originaria sul mondo che è a un tempo il fondo oscuro dal quale proveniamo. “Inconscio”, “follia”, “desiderio”, “sensualità”, non sono che i nomi via via usati nel tentativo di razionalizzare, definire, isolare questo ente che rimane però assolutamente estraneo ad ogni catalogazione. Tale ente è ciò che qui è stato designato come corpo proprio, ciò che necessariamente deve mantenere un carattere apparentemente vuoto, in quanto necessariamente non definito.
Si può pertanto dire che un filo lega la condanna biblica della carne a quella redenzione secolarizzata cui si perviene con la chirurgia plastica, a questo corpo perfetto sempre più privo di natura e sempre più carico di immagine, un involucro da modellare a piacimento, o il più delle volte in base alle leggi della ripresa televisiva.
Ma se nell’Antico Testamento si trattava di rispondere alla legge di Dio o di perire nella legge della carne fuori di Isreale; oggi, venuta a mancare l’istanza trascendente di una legge superiore, non si può che rispondere ad un principio interno al sistema: a quel principio razionale che è poi la “logica di mercato” ipostatizzata come legge necessaria e quindi vincolante più di qualunque dogma di fede. Puro automatismo che non conosce contraddizioni poiché ogni contraddizione è già iscritta al suo interno, ingerita e incanalata nella produzione illimitata, che è poi la condizione necessaria per la ri-produzione del sistema stesso.
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Informazioni tesi
Autore: | Diego Rossi |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia |
Relatore: | Giuseppe Ferraro |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 219 |
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