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Giornalismo e conflitti armati dalla guerra fredda all'11 settembre 2001. Le esperienze di Tiziano Terzani e Oriana Fallaci

Tesi sul giornalismo di guerra da Tiziano Terzani ad Oriana Fallaci.
Il primo capitolo della tesi si propone di rivisitare la storia del rapporto fra guerra e giornalismo concentrandosi in particolare sul periodo 1945-2002. La Guerra Fredda ha rappresentato un periodo centrale nella storia contemporanea ma ha aperto soprattutto nuove prospettive nella relazione con il mondo dell’informazione, grazie all’ingresso di nuovi media come la televisione che hanno raccontato in presa diretta eventi che prima non potevano essere visti se non in fotografia dopo diversi giorni.
Fotografi e giornalisti presenti sui fronti delle tante guerre periferiche che hanno costellato la contrapposizione fra Usa e Urss hanno lasciato preziose testimonianze che hanno consentito agli storici di poter utilizzare una pluralità di fonti prima sconosciute capaci di illuminare aspetti altrimenti poco visibili. Nel caso della guerra in Vietnam il ruolo dei reporter di guerra è stato inoltre decisivo nel sensibilizzare l’opinione pubblica contro il conflitto e nel condizionare la scelta dell’amministrazione americana verso il raggiungimento della pace.
È stata però la televisione a spostare l’informazione ad un livello di spettacolarizzazione tale da modificare profondamente il linguaggio giornalistico, facendo diventare una notizia prima “visibile” che “credibile”. Dopo il crollo del Muro di Berlino e la fine della Guerra Fredda il potere dei grandi network televisivi è cresciuto ad un livello tale da condizionare pesantemente la stessa percezione degli eventi bellici, con quello che viene riconosciuto oramai da tutti gli studiosi più importanti del mondo della comunicazione come un impoverimento graduale della qualità informativa sempre più legata al new management, ovvero a quella strategia di condizionamento diretto da parte di addetti stampa militari e consiglieri politici che forniscono direttamente le notizie o organizzano le missioni dei cosiddetti giornalisti “embedded”, ovvero “intruppati” nelle file degli eserciti in guerra.
Nascono in questo contesto nuove parole, nuovi modi di dire per nascondere gli aspetti più drammatici degli eventi bellici. Il giornalismo del nuovo millennio non parla di civili morti ma di “danni collaterali ”, sotto cui vengono derubricati anche tutti i morti presenti e futuri vittime delle sostanze cancerogene derivanti dal cosidetto “uranio impoverito”.
Il secondo capitolo della tesi si propone di offrire le biografie parallele di Tiziano Terzani e Oriana Fallaci, ricostruendone la vita ma soprattutto la mission giornalistica di grandi inviati sul fronte di guerra. Un’esperienza, quest’ultima, dalla quale avrebbero maturato un personale visione delle relazioni internazionali e delle motivazioni geopolitiche dei governi che si sarebbe rivelata apertamente dopo l’11 settembre 2001, seppur in maniera radicalmente opposta.
Il terzo e ultimo capitolo della tesi approfondisce proprio il rapporto dei due grandi giornalisti rispetto a due conflitti periodizzanti come quello vietnamita e afgano. Attraverso l’analisi di alcuni dei loro articoli e libri più significativi, alcuni dei quali riportati in appendice, si è tentato di ricostruire il percorso di entrambi come emblematico del rapporto fra giornalismo e guerra. Se infatti in relazione al conflitto nel sud-est asiatico il loro atteggiamento fu sostanzialmente simile nella critica rispetto all’azione americana, essendo accomunato anche dalla denuncia delle atrocità commesse nella campagna militare vietnamita, un approccio assai diverso verrà espresso in occasione degli attentati alle Twin Towers di New York.

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Introduzione Questo lavoro si propone di analizzare, attraverso le esperienze di Tiziano Terzani e Oriana Fallaci, il delicato e complesso rapporto tra mass-media e conflitti dalla Guerra Fredda sino all’11 settembre 2001 e alla successiva operazione “Enduring Freedom” (libertà duratura), promossa da una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti del Presidente George W. Bush contro l’Afghanistan e il regime dei talebani. Il rapporto fra informazione e conoscenza degli eventi bellici emerge come una delle questioni centrali dell’età contemporanea sin dall’Ottocento in concomitanza con la diffusione dei giornali e le prime corrispondenze dei pionieri dell’informazione di guerra. È il Novecento, comunque, il secolo che vede l’esplosione della comunicazione e del racconto dei conflitti armati. Soprattutto a partire dall’ingresso nel campo dei mass-media di nuovi mezzi come la televisione e l’informatica la fruizione delle notizie da parte dei lettori e dei telespettatori è diventata più veloce e multimediale, incrementando il flusso informativo sino a portare, per usare le parole degli esperti del campo della comunicazione, la guerra “in casa”. La prospettiva di un’informazione sempre più moderna non si è accompagnata però ad una conseguente oggettività della cronaca; la trasmissione di notizie relative ai conflitti si è prestata, infatti, con la singolare eccezione del caso della guerra in Vietnam, ad essere sempre più controllata e “confezionata”. In questo quadro di giornalismo non sempre all’altezza dei suoi doveri deontologici e troppo spesso poco indipendente rispetto alle censure dei governi e delle gerarchie militari, non sono mancate tuttavia personalità di spicco che, grazie alle loro preziose testimonianze, hanno consentito di presentare interessanti punti di vista che hanno sollevato importanti dibattiti. Oriana Fallaci e Tiziano Terzani, pur nella diversità di approccio e visione che avrebbero dimostrato specie dopo i tragici attentati contro il World Trade Center, rappresentano da questo punta di vista due esempi assai stimolanti che vengono analizzati, nel presente lavoro, in relazione alla loro produzione letteraria e giornalistica con particolare riferimento alla comune e preziosa testimonianza sulla guerra del I

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giornalismo
afghanistan
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oriana fallaci
giornalismo di guerra
tiziano terzani
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