Che cos'è la filosofia? La questione tra storia e sapere in Aristotele, Hegel e Heidegger
Le forme spirituali che i vari autori del passato hanno messo in atto sembrano suggerirci che il termine scelto per designarle non ha nessun significato stabile. Tali e tante sono queste forme che la parola «filosofia» “potrebbe sembrare dai vari periodi” applicata “a sempre diverse creazioni dello spirito” .
Questo verrebbe a significare che il termine è equivoco, che il suo senso non è determinato da un carattere necessario ma, piuttosto, arbitrario, più o meno paragonabile alla scelta del nome proprio attribuito ad un nuovo nato, nome che può sì avere legami con la storia di vita dei genitori, ma che in ogni caso ha tutto l’aspetto di un’imposizione. Appunto per la filosofia si avrebbe solo “una denominazione comune” attribuita “soltanto per motivi estrinseci e contingenti” .
Per rintracciare il senso e i compiti del filosofare sembra opportuno riferirsi a quella stessa molteplicità di filosofie presenti nella storia: soltanto i filosofi stessi possono darci l’opportunità di comprendere che cosa sia la filosofia.
Sembra superfluo affermare che per accingersi a conoscere che cosa sia la filosofia, quali siano i suoi compiti, occorra rivolgersi a coloro che sono stati riconosciuti filosofi. Ma occorre ribadire che “se l’uomo coglie la verità ci riesce non uscendo dalla storia, ma servendosene, come d’ingresso e adito” .
Il processo di conoscenza e formazione del sapere filosofico può, dunque, avvenire attraverso un riferimento alla storia della filosofia, che dobbiamo considerare come la “scuola dei grandi filosofi” .
La storia della filosofia non va vista come una semplice opportunità di apprendere le dottrine dei filosofi. Certo è essenziale una buona e perfetta conoscenza di esse. Ma l’obiettivo più proficuo di un ricorso alla storia delle idee, alla lettura dei testi dei filosofi del passato, non è l’addottrinamento, la mera acquisizione di dati, quanto piuttosto il conseguimento di un atteggiamento che non miri ad “appellarsi pigramente a testimoni eminenti, ma” a “raggiungere una comprensione radicale” . Frequentare i filosofi del passato deve avere il senso di un’immersione nella riflessione filosofica.
“Qu’acquiert-on au juste auprès d’eux?” si domanda Moreau. Egli risponde : “C’est d’abord d’apercevoir les problèmes philosophiques, puis de les formuler clairemente” .
L’uomo è spesso chiamato a rispondere a problemi che riguardano il senso dell’esistenza umana, ma non sempre questi problemi riescono a destare la riflessione filosofica; più spesso ci si lascia invischiare nella banalità dei problemi maggiormente comuni e attuali, non cogliendo l’appello più profondo che i problemi esistenziali possono avere. “Rari”, dice Moreau, “sono quelli che li affrontano nella loro autenticità, che scoprono nel problema la sua dimensione umana, un’interrogazione rivolta all’uomo, concernente il suo essere e il suo destino. Per questi solamente i problemi filosofici esistono. Come sono diventati capaci d’intenderli? Ascoltando il richiamo di alcuni individui eccezionali, che hanno su loro stessi aperto la via della riflessione, scoprendo una chiarezza alla quale tutti gli uomini aspirano confusamente” .
Posto che il richiamarsi alle filosofie del passato è essenziale per il filosofare, occorre determinare la disposizione idonea a permettere di compiere questo fondamentale ricorso ai predecessori.
È qui che si determina il contenuto proprio di questa tesi: Aristotele, Hegel, Heidegger, sono scelti come tre esempi da cui poter dedurre il possibile percorso di apprensione del senso del filosofare. Non si pretende quindi di fornire una risposta, quanto, invece, di analizzare come i filosofi stessi intendano il proprio rapporto con i pensatori del passato e si avvalgano di questi per intraprendere il proprio percorso. Si tratta più che altro di avvicinarsi alla determinazione di una risposta alla domanda che cos’è la filosofia?
Questi filosofi sono assunti a paradigma, in quanto possono far intravedere l’essenza della filosofia in maniera tale che, pur nelle diverse forme, è la storia della filosofia stessa a rivelare il compito e il destino del loro filosofare.
Aristotele, per pervenire alla definizione della filosofia come scienza dell’essere, ricorre alle dottrine dei filosofi precedenti, a testimonianza di un intento comune di ricerca, mostrando di prendere le mosse dal presupposto di un “consenso di fondo” che tiene uniti i diversi pensatori che chiama in causa. Hegel ancora più marcatamente delinea una costitutiva unità del filosofare con la sua storia: la storia della filosofia è “la storia del pensiero che trova se stesso” .
Heidegger, infine, prospetta la necessità di pervenire ad un dialogo con i filosofi stessi per comprendere in maniera originaria quel medesimo che non è mai lo stesso ma che comunque attesta una parentela nel pensiero filosofico.
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Informazioni tesi
Autore: | Luca Romano |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2003-04 |
Università: | Università degli Studi di Palermo |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia |
Relatore: | Ersilia Caramuta |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 122 |
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