Ernesto de Martino: dagli scritti giovanili al ''Mondo magico''

Mi sono avvicinata alle opere di Ernesto de Martino attraverso "Sud e magia", la cui lettura è stata così avvincente da farmi desiderare di approfondire la conoscenza dell’autore. A "Il mondo magico" sono arrivata solo più tardi, dopo aver letto la monografia sul Sud, in un tentativo di ricostruzione dell’iter intellettuale di de Martino.
“Il mondo magico” è stato per me una vera rivelazione; pur apprezzando la maggiore maturità, accuratezza e rigore delle opere successive, debbo ammettere che la mai preferenza va tutto ad essa. Il ascino delle sue pagine, la novità e l’arditezza delle teorie, l’accoglienza ricevuta erano i problemi che, dell’intera produzione demartiniana, maggiormente stimolavano il mio interesse.
Decisi quindi di incentrare la mai tesi sul “MM” e, per meglio aver chiare tutte le tappe della sua evoluzione di indagare il periodo meno studiato di tutti, quello della formazione, che va dai primi scritti brevi pubblicati su riviste specializzate al “MM” appunto. Naturalmente ero, e ancor più lo sono stata in seguito, fin dall’inizio consapevole delle difficoltà del programma, al quale si sono accinti studiosi ben più qualificati di me; un’ulteriore difficoltà proveniva dalla scarsità di materiale sul periodo prescelto. Non erano difficoltà irrilevanti!
Tutte queste considerazioni, comunque, se sono state utili nell’elaborazione della tesi, facendomi ponderare bene le mie affermazioni e smussare certi tratti di “giovanile baldanza”, non sono bastate a dissuadermi.
Mi sono “accinta all’impresa” con molta decisione, proveniente da un interesse storico reale, e con altrettanta umiltà, consapevole della difficoltà dell’impresa e dei limiti delle mie conoscenze di studente.
Non posso affermare che sia stata un’impresa gratificante (mille volte ho messo in discussione le mie capacità intellettive) i fili mi sfuggivano e a volte si ingarbugliavano, lasciandomi spesso sfiduciata, ma è stata, qualunque siano i risultati, un’affascinante esperienza di studio.
Seguire passo per passo l’evoluzione intellettuale dell’autore, “scoprire” i suoi testi giovanili e in questi il primo emergere delle tematiche future mi hanno fatto provare, mi si conceda la banalità, il brivido del ricercatore.
In questo senso mi sento di affermare che il tempo impiegato per la tesi non è stato, come talvolta accade, assolutamente sprecato: mi ha aperto nuovi orizzonti, chiarendomi molte cose e, soprattutto, mi ha dato gli strumenti per comprenderne altre.