Ebraismo e capitalismo - La polemica fra Sombart e Weber
Questo lavoro si propone di analizzare la polemica fra Sombart e Weber relativamente all’influsso della religione ebraica nella costituzione della tipica mentalità del capitalismo moderno.
I primi due capitoli dei tre di cui il lavoro si compone hanno una struttura dicotomica. Essi sono cioè organizzati in modo tale da approfondire separatamente il pensiero di Sombart e quello di Weber, per poter meglio comprendere quali siano le differenze che intercorrono effettivamente tra i due autori.
Il primo capitolo dedicato alla nozione di “spirito del capitalismo” ha come principali riferimenti bibliografici: Il capitalismo moderno di Sombart (l’opera del 1902 che diede avvio alle ricerche di molti grandi studiosi circa il problema dell’origine della “cultura capitalistica”) e specie i capitoli dedicati a descrivere lo spirito del nuovo sistema economico; L’etica protestante e lo spirito del capitalismo di Weber (1904-1905).
Il primo capitolo non analizza dunque la polemica, ma i suoi presupposti prendendo in esame la questione dell’origine dello spirito del capitalismo in Weber e in Sombart.
Il secondo capitolo, intitolato Ebraismo e capitalismo, analizza nello specifico la polemica che vide impegnati Sombart e Weber a partire dal 1911-1913. I riferimenti bibliografici principali sono i tre volumi de Gli Ebrei e la vita economica (1911) di Sombart e il capitolo di sociologia della religione di Economia e società di Weber (databile attorno al 1913). Stavolta però è il saggio di Weber sull’incidenza del protestantismo ascetico nel processo di formazione della mentalità propria del capitalismo moderno a stimolare le ricerche di Sombart, convinto sostenitore della tesi secondo cui l’Ebraismo ha esercitato un’influenza sull’andamento della vita economica moderna nel suo complesso assai maggiore di quella esercitata dal Protestantesimo. Il risultato di tali ricerche è il discusso libro del 1911 in cui Sombart ricerca le radici dell’influenza dell’Ebraismo nella sfera della vita economica. Egli parte da quelle che sono le condizioni oggettive che renderebbero gli Ebrei (in quanto popolo di stranieri, e popolo incapace di comprendere ogni schema di sovraordinazione e subordinazione), in grado di orientare la vita economica in direzione del capitalismo. In seguito Sombart tratta dell’importante ruolo delle idee religiose di questo popolo, rintracciando in esse una fondamentale spinta a coltivare l’attività economica in maniera capitalistica. Infine egli cerca di individuare le radici di questo particolare “talento” nelle caratteristiche biologiche del ceppo etnico ebraico. La risposta di Weber è contenuta nel § 12 del capitolo di Economia e società dedicato ai tipi di comunità religiosa in cui egli chiarisce i motivi che impediscono di considerare la religiosità ebraica come una religiosità in grado di incentivare una condotta di vita complessiva (e dunque anche una condotta di vita economica) conforme a quella propria dell’etica professionale del capitalismo moderno. Più in generale Weber non nega il ruolo svolto dagli ebrei (che detenevano il monopolio del prestito di denaro a interesse) nel sorgere della forma economica del capitalismo moderno, ma ritiene che essi non parteciparono né a ciò che ha di specificamente nuovo il sistema economico moderno (organizzazione del lavoro industriale sotto forma di industrie domestiche, manifatture, fabbriche) né a ciò che ha di specificamente nuovo la mentalità economica moderna. Questo accade non solo per le difficoltà esterne che si opponevano alla partecipazione degli ebrei alla vita industriale, ma anche per i caratteri propri della loro religiosità. Vengono così in primo piano una costellazione di concetti fondamentali per comprendere la concezione weberiana della religiosità ebraica e dell’etica economica ad essa conforme: quello di “popolo-paria”, quello di risentimento (che Weber mette a punto in un serrato corpo a corpo con Nietzsche), quello della “doppia morale” che orienta in maniera duratura la vita economica ebraica (tradizionalismo nei rapporti interni e capitalismo d’avventura nei rapporti con gli stranieri).
L’ultimo capitolo dedicato a Il borghese di Sombart (1916) analizza esclusivamente le parti di quest’opera rilevanti ai fini del tema trattato nella tesi.
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Informazioni tesi
Autore: | Anna Miranda |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia teoretica, morale, politica ed estetica |
Relatore: | Edoardo Massimilla |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 107 |
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