Abitare la città. Tra esperienza estetica e rifigurazione del sé
La città contemporanea così come si è sviluppata appare talmente suadente e voluttuosa che la quasi totalità del mondo l'ha assurta a modello del vivere. Le sue maglie ortogonali facilmente esportabili ovunque imbrigliano la vita sociale in una sterile e asettica zonizzazione. I suoi enormi centri commerciali col loro futuristico e sfavillante aspetto attirano orde di consumatori che li preferiscono alle piazze e alle strade. I grattacieli dipingono skyline marchiate dalla luce dei brand finanziari e commerciali e i mass media si frappongono all'esperienza diretta della città col loro carico simbolico e virtuale. Gli uomini, in un tale contesto, abdicano la natura di abitanti ascendendo allo status di munifici acquirenti. Le multinazionali del commercio hanno sostituito con i loro marchi il mito urbano e noi cittadini siamo inconsciamente regressi verso un'inconsistenza percettiva e significativa che ci ha condotto verso lo spaesamento e l'assenza di senso.
Questa tesi vuole essere una onesta presa di coscienza della situazione presente e non un anatema anticapitalista, men che meno, un'invettiva. Si vuole più semplicemente umanizzare la città riportandola a misura dell'abitare.
A tal proposito si suggeriva di accogliere le intuizioni di Paul Ricoeur e di Evelina Calvi. La città, anziché giustapposizione di grandi magazzini e grattacieli, deve essere configurata in un racconto composto dalla messa in intreccio degli eventi che si sono sedimentati nei suoi edifici, nelle sue piazze, lungo le sue strade. La contemporaneità necessita della poiesis di un'architettura narrativa capace di mettere in atto la configurazione: momento in cui il tempo si allocherà nello spazio e l'ambiente urbano sarà risultante di cronotopi in cui ogni abitante riscoprirà la propria identità personale sussumendola in quella più generale dell'intreccio collettivo. Il progetto architettonico si concretizzerà e prenderà vita mediante l'esistenza estetica. Essa, consiste in quella percezione sinestetica e pre-cognitiva delle atmosfere, ovvero percezione di «spazi emozionalmete tonalizzati» dal «lavoro estetico» dell'architettura. Dalla relazione uomo-luogo scaturirà «l'atmosfera» urbana, frutto di un corpo che abita gli spazi e una città configurata all'uopo. Una tale relazione è sia sensibile che affettiva, perciò estetica.
L'esistenza estetica, pertanto, sarà l'approccio che ci consentirà di attraversare i luoghi urbani leggendone gli intrecci, favorendo la nostra attitudine all'appartenenza.
L'ultimo passo per riconquistare il senso urbano è la rifigurazione, il momento in cui il mondo del racconto interagisce con quello del lettore. Qui egli si riconosce in una narrazione globale che gli consente di sentirsi parte del vissuto urbano e produce identità personale. Al fine di porre in essere la rifigurazione occorre un approccio estetico e itinerante ai luoghi urbani, il solo che è operazione di senso poiché permette di instaurare una relazione affettiva e sensibile con l'intreccio cittadino.
Colui che meglio incarna questo rapporto è il flâneur, vera e propria effige dell'erranza estetica. Essa è il precipuo viatico per rifigurare noi stessi in quanto inserimento del sé in un mythos reale, fatto di vissuto e non effimero come quello delle merci.
L'identità del singolo non può che passare attraverso la presa di coscienza della propria storia, la quale trova un senso se collocata all'interno di un orizzonte di senso condiviso e cioè di una memoria collettiva.
Benjamin ha il merito innegabile di aver colto nel ritorno del passato all'interno del presente, la possibilità che qualcosa di non avvenuto possa accadere, possa essere la base su cui reinterpretare il presente e riedificare un futuro diverso.
L'irrompere shockante delle tracce della storia risveglia la società dal torpore consumistico e le permette di ritrovare sé stessa in una dialettica tra passato, presente e futuro di cui l'architettura è poiesis.
Se si avranno il coraggio e la spregiudicatezza necessari per configurare la realtà urbana, lo shock anamnestico posto in essere dalla flânerie eluderà il vacuum esistenziale postmoderno e lo trasformerà in vita vissuta, davvero.
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Informazioni tesi
Autore: | Fabio Moreni |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Parma |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia teoretica, morale, politica ed estetica |
Relatore: | Rita Messori |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 145 |
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