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Dal divieto del riba all'Islamic Banking: un percorso storico-giuridico

L’ultimo quarto del ventesimo secolo è stato segnato da un aumento della conflittualità fra due sistemi geo-strategici diversi, quello occidentale e quello dei paesi musulmani. La nascita e l’ascesa dei movimenti fondamentalisti ne ha esacerbato lo scontro, tanto che i terribili eventi dell’11 settembre sono stati trasformati in prova di quella tesi di Huntington, apparsa per la prima volta su Foreign Affairs nella primavera del 1993, che vaticinava lo “scontro di civiltà” come aspetto cruciale della politica globale di fine millennio. Per molti commentatori, capi di Stato e di governo, ma anche semplici cittadini, la nuova fase della politica mondiale, dopo la fine della Guerra Fredda, sarebbe stata irrimediabilmente segnata dal conflitto fra due opposte visioni del mondo, da uno scontro a tutto campo tra l’Occidente, e soprattutto gli Stati Uniti, e l’Islam.
Si ripropone qui il problema di etichette poco chiare come Islam e Occidente che confondono fenomeni diversi. Sembra sia diventato molto più semplice lanciare rassicuranti ordini di battaglia (una crociata, il bene contro il male, la libertà contro il terrorismo), per mobilitare le passioni collettive piuttosto che riflettere e cercare di capire che cosa stiamo in realtà affrontando. Queste idee, piene di ambiguità e scetticismo, stentano a fornirci orientamenti appropriati e pratici per affrontare il presente e le sfide future. L’esaurirsi dell’ideologia potrà infatti portare a una fase di rinnovamento in cui il mondo musulmano entrerà in un rapporto di maggior fusione con l’universo occidentale. Paradigmatico, a questo proposito, è il percorso storico-giuridico del riba, cioè del divieto islamico dell’usura che, da baluardo dei gruppi politici musulmani conservatori fondamentalisti, promotori dell’instaurazione dello stato islamico, diventa un istituto capace di scendere a patti con il sistema occidentale nell’arena della competitività economica globale.
Questo lavoro mira ad esaminare l’evolversi del fenomeno nel tempo: partendo dall’ambito pre-islamico si osservano le società musulmane nel loro sviluppo storico, giuridico e intellettuale fino all’epoca contemporanea, cercando di cogliere il dialogo fra tradizione e modernità e il senso del suo stesso divenire. Un’attenzione particolare viene riservata allo studio delle “regole” dell’Islam, all’analisi approfondita del suo diritto, delle sue fonti, divine e umane, e delle sue differenti interpretazioni e applicazioni.
Una volta fissati ambiti e strumenti e colta la natura del variegato contesto islamico, l’attenzione viene concentrata sul riba, simbolo, se vogliamo, di quella capacità che l’Islam ha di ripensarsi e di compenetrarsi con le esigenze del tempo. Dallo studio dei passi coranici relativi al divieto dell’usura si cercherà di comprendere la reale portata della proibizione per poi passare alla disamina delle sue applicazioni pratiche nei diversi momenti storici; vedremo che il riba, come molte altre prescrizioni islamiche, non si sottrae a quella dicotomia che pone su due piani diversi l’ideale e la realtà e che è istituzionalizzata nella pratica degli hiyal.
L’analisi si sposta allora all’ambito economico dove, anche rispetto allo sviluppo degli scambi, occorre riconoscere l’importanza strategica dei fattori culturali; si arriva così ad analizzare la finanza islamica, realtà economica che dai paesi musulmani inizia da alcuni decenni a diffondersi nell’ambito delle economie occidentali. L’attenzione si concentra sugli operatori finanziari più importanti del mercato, le banche; si esaminano in dettaglio le motivazioni sottese alla loro nascita, al loro sviluppo e il modo in cui il divieto del riba ne condiziona il funzionamento. Da qui si passa allo studio dei vari modelli di banca islamica istituiti nei più importanti paesi; si analizzano quindi affinità e divergenze tra le free interest banks e gli istituti di credito occidentali, con l’intento di capire se il divieto del riba porta l’Islamic Banking ad essere totalmente altro rispetto all’omologo sistema a interesse o se l’osservanza dei precetti religiosi non risulta essere poi così intransigente da impedire alle strutture bancarie islamiche di adattarsi ai bisogni di una moderna economia.
Il percorso storico-giuridico, che dal divieto del riba ci porta fino all’Islamic Banking, ha l’ambizione di fornire una consapevolezza maggiore dei meccanismi che animano le società islamiche, di raccontare il modo in cui queste riescano a coniugare modernità e tradizione intersecandole nella costituzione di sistemi nuovi e alternativi. Vedremo che la crescente interconnessione delle varie parti del sistema-mondo genera un dialogo, uno scambio, una compenetrazione delle pratiche e delle culture che è inutile e difficile cercare di dividere con barriere. La tesi dello "scontro di civiltà" sembra quindi più adatta a rafforzare un amor proprio diffidente che la conoscenza critica della sorprendente interdipendenza del nostro tempo.

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INTRODUZIONE L’ultimo quarto del ventesimo secolo è stato segnato da un aumento della conflittualità fra due sistemi geo-strategici diversi, quello occidentale e quello dei paesi musulmani. La nascita e l’ascesa dei movimenti fondamentalisti ne ha esacerbato lo scontro, tanto che i terribili eventi dell’11 settembre sono stati trasformati in prova di quella tesi di Huntington, apparsa per la prima volta su Foreign Affairs nella primavera del 1993, che vaticinava lo “scontro di civiltà” come aspetto cruciale della politica globale di fine millennio. Per molti commentatori, capi di Stato e di governo, ma anche semplici cittadini, la nuova fase della politica mondiale, dopo la fine della Guerra Fredda, sarebbe stata irrimediabilmente segnata dal conflitto fra due opposte visioni del mondo, da uno scontro a tutto campo tra l’Occidente, e soprattutto gli Stati Uniti, e l’Islam. C’è però in questa visione scarsa attenzione a vicende complesse che sfidano questi schemi riduttivi. Si ripropone qui il problema di etichette poco chiare come Islam e Occidente che confondono fenomeni diversi. Sembra sia diventato molto più semplice lanciare rassicuranti ordini di battaglia (una crociata, il bene contro il male, la libertà contro il terrorismo), per mobilitare le passioni collettive piuttosto che riflettere e cercare di capire che cosa stiamo in realtà affrontando. Queste idee, piene di ambiguità e scetticismo, stentano a fornirci orientamenti appropriati e pratici per affrontare il presente e le sfide future. L’esaurirsi dell’ideologia potrà infatti portare a una fase di rinnovamento in cui il mondo musulmano entrerà in un rapporto di maggior fusione con l’universo occidentale. Paradigmatico, a questo proposito, è il percorso storico-giuridico del riba, cioè del divieto islamico dell’usura che, da baluardo dei gruppi politici musulmani IV

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