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Attivazione ed interazione corticale nelle emozioni primarie

La ricerca sulle emozioni è una sfida per l’uomo. La tradizione le ha sempre collocate al di sotto della ragione, moralmente e carnalmente. L’obiettivo della ricerca è quello di dimostrare che anche la corteccia cerebrale, tradizionalmente sede dei processi cognitivi di ordine “superiore” è coinvolta nei processi emotigeni. A tale scopo è stata utilizzata la tecnica della registrazione elettroencefalografica. È stato reclutato un campione di soggetti compresi tra i 20 e i 30 anni, selezionati mediante l’utilizzo di test psicologici. Al campione sono stati presentati stimoli filmici precedentemente standardizzati (film clips a contenuto neutro e emotigeno –tristezza, paura e gioia-) mentre veniva registrata l’attività elettrica. I dati così raccolti sono stati sottoposti a differenti tipologie di analisi. L’analisi classica della potenza e l’analisi della sincronia. Un primo tipo di confronto è stato effettuato paragonando l’attività corticale registrata a seguito della visione di uno stimolo neutro con quella provocata dai tre stimoli emotigeni. I risultati hanno mostrato come ci sia una differenza statisticamente significativa che coinvolge prevalentemente l’asse rostro-caudale e i lobi prefrontali. Inoltre, i risultati mostrano importanti pattern di attivazione alle differenti bande di frequenza (alfa, beta, teta, delta e gamma), per le quali si conoscono dei ruoli cognitivi ed emotivi differenti. I risultati raggiunti hanno mostrato un effettivo coinvolgimento della corteccia prefrontale e dei lobi occipitali, e la presenza di effettive differenze tra le tre emozioni indagate, lasciando intravedere come le emozioni di base, aventi caratteristiche fisiologiche e comportamentali specifiche, abbiano anche dei pattern di attivazione cerebrale “dedicati”.

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CAPITOLO 1 Introduzione alle Emozioni CAP 1 INTRODUZIONE ALLE EMOZIONI 1.1 INTRODUZIONE Che cos’è un’emozione? Dovrebbe essere una domanda di cui si conosce la risposta, ognuno di noi almeno una volta nella vita ha provato un euforico senso di “farfalle nella pancia”, un paralizzante senso di paura o una tristezza tale da sentirsi “sul baratro”, eppure, questo semplice quesito, nei secoli ha trovato tante risposte, ma nessuna sembra riuscire a mettere armonia tra le varie definizioni che sono nate. I filosofi si sono a lungo interrogati sulla funzione che queste potessero avere per il destino degli uomini. Nell’antica Grecia esse erano una parte integrante dell’Uomo, poi sono diventate parte dell’animo passionale, quasi dannose alla natura logica e razionale dell’uomo. Qualcosa da comandare, un cavallo impazzito che necessita di una briglia stretta intorno al muso. Questa visione “passionale” delle emozioni è tuttora presente nel nostro mondo, scritta nero su bianco nella nostra giurisprudenza, le passioni sono una forza esterna all’uomo che ne viene totalmente invaso e dominato, portato a compiere delitti improponibili, e per questo “raptus” la sua pena viene attenuata. Ma le nostre emozioni siamo sempre noi, nostra è la mano che uccide. Allora perché permane questa visione, questo dualismo? Tutta la nostra Storia è macchiata da un delitto orribile, un errore imperdonabile, quello di Cartesio, che ha storicamente spaccato a metà l’uomo, decretandone una parte buona e quasi perfetta e una minata dall’imperfezione. Università degli Studi di Torino 1

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Parole chiave

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asimmetria cerebrale
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emozione
emozioni primarie
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