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Le elezioni europee in Italia (1994-1999)

La ricerca muove dall'ipotesi di verificare o meno se i partiti italiani considerino o meno le elezioni europee come "second-order elections", quindi come test di verifica delle varie situazioni interne ai vari Stati membri dell'UE. Per fare questo, dopo aver ricostruito i processi storici che portarono al voto europeo, la legge elettorale del 1979 e le successive modifiche, e i cambiamenti portati al sistema partitico italiano tra il 1989 (crollo del muro di Berlino) e il 1993 (offensiva della Mafia, inchiesta Mani Pulite, dissoluzione della DC) la ricerca prosegue con l'analisi della campagna elettorale per le elezioni europee 1994 e 1999 in Italia attraverso lo studio di alcuni quotidiani indipendenti (Corriere della Sera, la Repubblica, La Stampa, Il Sole 24 Ore) e di partito (l'Unità) per studiare i temi oggetto della campagna, le candidature e il contesto in cui si svolge la campagna. la parte successiva della tesi si occupa dei risultati di queste due tornate elettorali per analizzarli e paragonarli con i presupposti e i temi della campagna elettorale e verficare o smentire l'ipotesi di partenza ossia che i partiti strumentalizzino le elezioni europee per fini di politica interna. corollario alla ricerca è un'appendice dedicata alle elezioni europee del 2004 in cui vengono studiate le leggi elettorali dei nuovi Paesi aderenti all'UE dal 1 maggio 2004 giungendo a compilare un'innovativa tabella comprendente tutti e 25 i sistemi di elezioni, incompatibilità, modalità di svolgimento della campagna e accesso ai media

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INTRODUZIONE 7 Introduzione A giugno del 2004, più di trecento milioni di persone appartenenti a 25 Stati nazionali, si recheranno alle urne per eleggere il nuovo Parlamento Europeo; saranno elezioni memorabili principalmente per due motivi: 1) saranno le prime elezioni dell’Europa a 25: parteciperanno infatti al voto i popoli di quegli Stati che il 1 maggio 2004 sono entrati a pieno titolo nell’Unione europea 1 ; 2) sarà il primo confronto politico democratico dopo il tentativo da parte della Convenzione europea di dare all’Unione una sua Costituzione, possibilità affossata al Consiglio Europeo del dicembre 2003 che ha visto per l’ennesima volta il prevalere degli interessi nazionali rispetto a quelli del popolo europeo. Da questo punto di vista il voto potrebbe costituire un test sul gradimento, da parte del popolo europeo, circa l'intero processo di integrazione europea e, soprattutto, sui suoi sviluppi futuri. Il Parlamento europeo è forse l’istituzione più originale dell’intera architettura istituzionale comunitaria: non è, come vorrebbero in molti, una semplice assemblea, un foro, svuotato di poteri e quindi di significato, ma non combacia nemmeno con la tradizionale idea di Parlamento che si affermò in Europa con la Rivoluzione francese del 1789, con i moti liberali di metà ottocento e le grandi battaglie condotte dai socialisti a cavallo tra '800e '900. A nostro avviso, il Parlamento rappresenta quel simbolo di fratellanza che lega indissolubilmente i popoli europei in un destino comune; deputati francesi e tedeschi che siedono l’uno accanto all’altro e studiano strategie comuni affinché possano contrastare lo schieramento opposto in cui altri francesi ed altri tedeschi preparano simili strategie: sono immagini che oggi potrebbero apparire normali, sono quasi scontate: dovremmo, invece, 1 I 10 Paesi che entreranno sono: Polonia, Slovenia, Repubblica Ceca, Lettonia, Lituania, Malta, Cipro, Ungheria, Estonia, Repubblica Slovacca.

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