La valutazione delle immobilizzazioni secondo i principi contabili nazionali ed internazionali
CONCLUSIONI
I principi contabili internazionali introducono dunque una serie di novità sostanziali nei bilanci delle imprese, a partire dallo schema con cui sono redatti i bilanci stessi. L’esposizione delle voci infatti non seguirà più uno schema predefinito ed obbligatorio, per cui un confronto parallelo tra schema civilistico e schema comunitario non è correttamente possibile. Questo dipende prima di tutto dal fatto che cambia la prospettiva con cui si guarda il bilancio, a partire dal fine che gli si assegna fino al criterio con cui si redige: il bilancio Ias segue un criterio di esposizione di tipo finanziario, che richiede una classificazione sulla base del grado di liquidità o di esigibilità delle varie voci. La classe delle immobilizzazioni, che nel bilancio civilistico è tenuta distinta e separata dalle altre attività non immobilizzate, nel bilancio Ias è scomposta e riaggregata sulla base della distinzione tra attività correnti o attività non correnti, per cui non esiste un blocco unico di attività cui fare riferimento. Nell’analisi delle singole voci delle immobilizzazioni dunque si è dovuto fare riferimento alla loro natura economica, esaminando per ogni categoria le sue caratteristiche, le voci correlate, la sua valutazione, l’ammortamento e tutte le cause che portano ad una variazione del valore contabile in bilancio.
L’altra fondamentale rivoluzione in campo contabile che ha portato l’adozione dei principi contabili internazionali è stata l’introduzione del concetto di fair value. Secondo tale concetto, la valutazione di alcune categorie di immobilizzazioni non si effettua più in base al costo ma al fair value. Le conseguenze della sua adozione sono state rilevanti, ed hanno portato a vantaggi e svantaggi contabili. Il fair value ad esempio ha consentito ad un aumento della rilevanza delle informazioni fornite dal bilancio, che finalmente comunica dati più vicini alla realtà di fatto, e che sono quindi più utili ai fini delle decisioni da prendere da parte degli amministratori della società, ma viceversa diminuisce l’affidabilità e la verificabilità stessa delle informazioni che diventano più discrezionali e soggettive. Riguardo al risultato della gestione, se il bilancio Ias consente di avere un’informazione libera da influenze di tipo tributario e fiscale, il fair value condiziona la performance aziendale non solo in base ai risultati ottenuti, ma anche dalle plusvalenze e dalle minusvalenze che si originano dalle variazioni nelle valutazioni al fair value nel corso degli esercizi. Un’ulteriore differenza con i principi contabili italiani consiste nell’introduzione della valutazione dei beni al fair value calcolato sulla base dei flussi finanziari futuri, consentendo quindi l’iscrizione di ricavi non ancora realizzati che nel bilancio civilistico non sono mai iscrivibili.
E’ stato comunque dimostrato da recenti studi che il passaggio agli Ifrs per molte imprese italiane produce degli effetti positivi sul reddito e sul capitale netto, grazie proprio alla valutazione effettuata a valori correnti, spesso superiori a quelli contabili soprattutto nel caso di immobili e terreni. Il vero beneficio però è stato fornito dall’eliminazione nel bilancio Ias dell’ammortamento dell’avviamento, che viene contabilizzato solo se acquistato onerosamente da terzi ma non viene mai ammortizzato. Per alcune altre imprese italiane, l’adozione degli Ifrs ha avuto un effetto negativo sul bilancio, perché alcune voci delle immobilizzazioni che erano state precedentemente contabilizzate secondo i principi contabili italiani sono state eliminate dal bilancio Ias: per esempio, sono state eliminate le spese di ricerca, le spese di pubblicità e le spese di impianto ed ampliamento.
Una categoria a parte che merita un approfondimento è costituita dalle immobilizzazioni finanziarie, la cui valutazione al fair value nel bilancio secondo i principi contabili internazionali è stata messa in discussione in relazione all’attuale crisi finanziaria. Una valutazione effettuata a valori correnti degli strumenti finanziari posseduti dalle imprese ha portato ad evidenziare svalutazioni consistenti nelle attività finanziarie che probabilmente una valutazione al costo storico non avrebbe evidenziato. Tuttavia occorre ricordare che non è stato il fair value a determinare la crisi economica, ma bensì l’ha quantificata e l’ha messa in evidenza immediatamente, mentre appunto la valutazione al costo storico l’avrebbe tenuta nascosta agli investitori facendola emergere tardivamente. Per le imprese che non redigono il bilancio secondo i principi contabili internazionali dunque l’unica evidenza della svalutazione delle attività finanziarie sarebbe stata fornita dalla nota integrativa, la quale non sempre è presente nei bilanci o non fornisce informazioni complete. .
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Informazioni tesi
Autore: | Fabio Silvestri |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e Cremona |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e Commercio |
Relatore: | Giorgio Bianchi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 94 |
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