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La funzione dei parchi nella tutela e nella valorizzazione delle risorse ambientali. Dal parco di Yellowstone al parco del Delta del Po

La storia dell'uomo sulla Terra è, in sostanza, la storia del suo complesso ed articolato rapporto con l'ambiente. Per millenni l'uomo stesso non è stato che un elemento fra tanti, perfettamente inserito nei contesti e nei cicli naturali. Solo in tempi relativamente recenti egli ha acquisito gli strumenti e le capacità di modificare l'ambiente e i ritmi della natura a proprio uso e consumo; parallelamente, ha dovuto prendere coscienza del fatto che l'ambiente pone dei limiti ben precisi e che le risorse naturali non sono sfruttabili nè all'infinito nè senza conseguenze. Da qui la nascita del pensiero ecologista, dapprima in America poi in Europa e nel resto del mondo, e la messa in atto di strategie sempre più complesse per salvaguardare il pianeta. La mia tesi si apre raccontando questa avvincente storia e prosegue descrivendo l'ampio spettro di possibilità che abbiamo al giorno d'oggi: forme di economia ecosostenibile, energia alternativa, sistemi innovativi di risparmio idrico e di riduzione dei rifiuti non biodegradabili, aziende e realtà locali che riescono a conciliare la produttività e il guadagno con la tutela delle preziose risorse floro faunistiche, giusto per citare qualche esempio.
Si è già fatto molto in questa direzione, e si può fare ancora tantissimo: il percorso è lungo e non sempre facile, ma il ventaglio delle possibilità è più che mai ampio.
A noi la scelta.

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1 INTRODUZIONE La storia dell‟uomo sulla Terra è, in sostanza, la storia del suo problematico rapporto con la natura del pianeta. Dapprima e per lungo tempo, l‟uomo stesso non è stato che un elemento come tanti, inserito pienamente nei cicli naturali; in qualità di cacciatore e di raccoglitore di prodotti selvatici, egli non aveva più influenza di quanta ne potessero avere gli animali predatori o frugivori. Con l‟avanzare del processo evolutivo, però, egli cominciò ad introdurre nel suo rapporto con l‟ambiente naturale delle sottili ma fondamentali differenze. L‟acquisizione della stazione eretta, la liberazione degli arti superiori per svolgere funzioni diverse dalla deambulazione, lo sviluppo del cervello e dell‟intelligenza, l‟organizzazione sociale con la divisione dei compiti tra i sessi, e, dal punto di vista tecnologico, la scoperta e l‟uso del fuoco, la concezione e la fabbricazione di armi e utensili, le tecniche per rendere abitabili caverne e capanne, ecc…, situarono ben presto l‟umanità in una diversa area di sviluppo adattativo che già ne rendeva l‟impatto sull‟ambiente, se pur ancora nell‟ambito di un‟economia di caccia e raccolta, ben più effettivo e pesante rispetto a quello di tutti gli altri esseri viventi. Il vero salto qualitativo e quantitativo si realizzò qualche migliaio di anni fa, (intorno al 10.000 a.C.), con la cosiddetta “neolitizzazione”, con la quale l‟uomo apprese a non dipendere più da ciò che la natura spontaneamente offriva, e a provvedere invece direttamente, mediante l‟agricoltura e l‟allevamento del bestiame, alle proprie necessità alimentari e di vita. Con questo passaggio epocale, l‟umanità si affranca definitivamente dai condizionamenti e dai limiti imposti dall‟ambiente, e comincia anzi a modificarlo, in modo sempre più incisivo, a seconda delle proprie esigenze. Abbandonando progressivamente il nomadismo, l‟uomo si sedentarizza sempre di più e, nel frattempo, il suo impatto sull‟ambiente comincia a farsi sentire in modo marcato e continuo. Questo passaggio è di capitale importanza, perché è proprio in tale fase che l‟uomo intrprende quel percorso di sviluppo che da qui in avanti lo differenzierà da tutte le altre creature: egli “fuoriesce dai cicli della natura”, cominciando a modificarla e a distruggerla, seppur su scala ancora ridotta e geograficamente

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