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La teoria delle scelte collettive

La teoria delle scelte collettive può essere definita come lo studio economico delle decisioni prese al di fuori del mercato, o semplicemente l’applicazione dell’economia alla scienza politica. Gli argomenti oggetto della teoria sono i medesimi della scienza politica: la teoria dello Stato, le regole di voto, il comportamento dell’elettore, i partiti politici, la burocrazia, e così via; ma la metodologia è quella propria della scienza economica, in quanto il postulato di base è che l’uomo sia un soggetto egoista, un razionale massimizzatore dell’utilità. La teoria delle scelte pubbliche si è sviluppata quale campo distinto a partire dal 1948.
Una parte della letteratura sulle scelte pubbliche studia le decisioni non di mercato, attraverso il voto, come se avessero luogo in una democrazia diretta; il governo è trattato come un complesso di regole elettorali, dove si attuano le preferenze degli individui (cioè i voti).
In particolare in questa sede verranno esaminate le scelte pubbliche in una democrazia rappresentativa. Gran parte della letteratura sulle scelte pubbliche si è incentrata sulla democrazia rappresentativa perché essa è l’elemento dominante dell’espressione politica.
Il teorema di Downs, cattura in modo formale l’idea, in base alla quale vi sarebbe una tendenza dei maggiori partiti politici, sotto la spinta della competizione elettorale, a convergere verso il centro, ovvero verso le posizioni politiche degli elettori mediani.
Il teorema di Downs e del voto probabilistico si basano sulla competizione bipartitica. Nel caso di sistemi multipartitici entrano in gioco altre variabili da considerare soprattutto quando si formano le coalizioni. Da qui deriva il problema di quale insieme di partiti possa formare una coalizione e creare un governo, ovvero il problema di quale possa essere la “coalizione minima vincente”.
Recentemente, questi argomenti, e in particolare il teorema di Downs e le implicazioni derivanti anche dalla costituzione di una coalizione vincente, sono stato oggetto di dibattito nei nostri quotidiani in vista delle prossime elezioni.
Nella terza parte di questo elaborato, l’obiettivo è quello di approfondire le ragioni del dibattito ed evidenziarne i tratti salienti, al fine di comprendere come la letteratura sulle scelte pubbliche e soprattutto il teorema di Downs venga interpretato all’interno del nostro sistema partitico.

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3 Introduzione La teoria delle scelte collettive può essere definita come lo studio economico delle decisioni prese al di fuori del mercato, o semplicemente l’applicazione dell’economia alla scienza politica. Gli argomenti oggetto della teoria sono i medesimi della scienza politica: la teoria dello Stato, le regole di voto, il comportamento dell’elettore, i partiti politici, la burocrazia, e così via; ma la metodologia è quella propria della scienza economica, in quanto il postulato di base è che l’uomo sia un soggetto egoista, un razionale massimizzatore dell’utilità. La teoria delle scelte pubbliche si è sviluppata quale campo distinto a partire dal 1948. Durante gli anni trenta, la delusione per i processi di mercato era diffusa, e divennero di moda i modelli di “Socialismo di mercato” che descrivevano come i governi potevano soppiantare il sistema dei prezzi allocando i beni in maniera altrettanto efficiente di quanto avvenisse sul mercato. A partire dal libro di Arrow, si è sviluppata una vasta letteratura atta ad esplorare le proprietà del benessere sociale o delle funzioni di scelta collettiva. Essa si focalizza sui problemi di aggregazione delle preferenze individuali allo scopo di massimizzare una funzione di benessere sociale, o di soddisfare alcuni insiemi di criteri normativi, ed in ispecie sul problema di quale stato sociale debba selezionarsi, poste le preferenze degli individui-elettori. Questa ricerca ha ovviamente spronato l’interesse sulle proprietà delle procedure per l’aggregazione di fatto delle preferenze attraverso le regole di voto, e cioè sulla questione di quale esito sarà scelto dato un insieme di preferenze, adottando regole elettorali alternative. I modelli di socialismo di mercato elaborati negli anni trenta e quaranta raffiguravano largamente lo Stato quale volto all’allocazione dei beni privati. L’intervento statale si rendeva necessario onde evitare l’insufficienza degli investimenti privati e per superare l’iniqua distribuzione creata dal mercato. L’immediata fase di prosperità dopo la seconda guerra mondiale ridusse l’interesse per la disoccupazione e gli aspetti distributivi; e tuttavia la preoccupazione circa l’efficienza del mercato rimase elevata tra gli economisti accademici. I fecondi contributi degli anni quaranta e cinquanta originarono una vasta letteratura sulle condizioni per l’efficienza allocativa in presenza di beni pubblici, esternalità, ed economie di scala: quando queste condizioni non si verificano, il mercato “fallisce” nel raggiungere un’ottima allocazione nel senso di Pareto dei beni e delle risorse.

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Parole chiave

democrazia rappresentativa
downs
scelte collettive
scienze delle finanze
sistemi pluripartitici
teorema di downs
teoria scelte collettive
voto probabilistico

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