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Radio. Storia di un mezzo senza età

Com’è nata la radio? Qual è stato il percorso di crescita di questo mezzo di comunicazione? Come si è affermata nella società civile? Come ha reagito di fronte al sopraggiungere delle nuove tecnologie?

Queste e molte altre sono le domande cui questo lavoro ha cercato di dare una risposta. Dopo oltre un secolo di vita, la radio è tra i mezzi di comunicazione del XIX secolo quello che si è saputo meglio adattare ai cambiamenti tecnologici e sociali che si sono susseguiti e che ha saputo “reinventarsi” ogni volta, vestendosi di nuovi linguaggi e di nuova tecnologia. Non si è mai fermata nonostante l’avvento della televisione e di mille altre possibilità tecnologiche, mantenendo comunque la sua indubitabile freschezza. La radio è riuscita a vincere ogni sfida e a ritagliarsi i suoi spazi nella fitta rete comunicativa – informativa dei mass media, legando a sé un pubblico sempre maggiore.
In quattro capitoli si è cercato di racchiudere e di spiegare i passaggi principali dell’evoluzione della radio, che può essere suddivisa in tre "giovinezze", in tre grandi tappe, che rappresentano i momenti fondamentali della sua crescita e del suo mutamento, oltre che del suo rapporto con gli altri mezzi di comunicazione. La radio è il mezzo di comunicazione più longevo che esista: l’unico che possa vantare oltre cento anni di vita. Nata come “telegrafo senza fili” nel 1895 e sviluppatasi negli anni ’20 come “radio”, è stata uno dei principali protagonisti del Novecento: questo mezzo così “impalpabile”, perché interamente affidato ai suoni e alla percezione uditiva, è stato uno dei più potenti strumenti di trasformazione sociale di questo secolo.
Ora la radio sta affrontando una nuova sfida, quella con la multimedialità e con la digitalizzazione che la porteranno a cambiare ancora, sia dal punto di vista tecnologico che sociale.
Come sarà il futuro della radio? Lo scopriremo "solo vivendo"!

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1 INTRODUZIONE Com’è nata la radio? Qual è stato il percorso di crescita di questo piccolo grande mezzo di comunicazione? Come si è affermata nella società civile? Come ha reagito di fronte al sopraggiungere delle nuove tecnologie? Queste e molte altre sono le domande cui questo lavoro ha cercato di dare una risposta. Dopo oltre un secolo di vita, la radio è tra i mezzi di comunicazione del XIX secolo quello che si è saputo meglio adattare ai cambiamenti tecnologici e sociali che si sono susseguiti e che ha saputo “reinventarsi” ogni volta, vestendosi di nuovi linguaggi e di nuova tecnologia. Non si è mai fermata nonostante l‟avvento della televisione e di mille altre possibilità tecnologiche, mantenendo comunque la sua indubitabile freschezza. La radio è riuscita a vincere ogni sfida e a ritagliarsi i suoi spazi nella fitta rete comunicativa – informativa dei mass media, legando a sé un pubblico sempre maggiore. Essa è stata la “voce” del Novecento e in particolar modo la voce di quasi un secolo di storia del nostro Paese, di cui ha raccontato ma anche vissuto da protagonista tutti i principali avvenimenti storici e cambiamenti sociali, politici e culturali. Il caso italiano è uno speciale angolo di osservazione per riflettere e indagare sui significati della presenza della radio nella società. La radio non ha avuto però una sola “giovinezza”: la sua lunga storia può essere suddivisa in tre grandi tappe, che rappresentano i momenti fondamentali della sua crescita e del suo mutamento, oltre che del suo rapporto con gli altri mezzi di comunicazione. Il primo capitolo tratterà della prima giovinezza della radio, che coincide con quella “naturale”. Tutto inizia l‟8 dicembre del 1895, quando Guglielmo Marconi riuscì nel suo esperimento e inventò il “telegrafo senza fili”, l‟antesignano della radio che poteva trasmettere anche a grandi distanze segnali in alfabeto Morse. All‟inizio l‟idea di servizio radiofonico quale noi oggi lo conosciamo era certamente ben lontana dai piani dell‟industria del tempo: lo stesso Marconi non comprese appieno l‟importanza della sua invenzione. Lo scopo iniziale era di migliorare il funzionamento del telegrafo elettrico, superandone le difficoltà di applicazione, in quanto poteva comunicare soltanto con luoghi già collegati tramite cavi telegrafici, escludendo, di conseguenza, il mare aperto e le zone più impraticabili. Un decisivo passo avanti fu compiuto nel 1906, quando Lee De Forest inventò la valvola termoionica che permetteva la trasmissione della voce umana: a piccoli passi il mezzo marconiano iniziava ad assomigliare alla radio. Il primo utilizzo che si è fatto del “telegrafo senza fili” è stato quello bellico durante la Prima Guerra Mondiale. Solo dopo il conflitto, si gettarono le basi per la nascita del servizio radiofonico, basato su una struttura a rete piramidale: un apparato trasmittente molto complesso

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