Intercultura e gioco
L’altro che è già entrato nelle nostre comunità, l’altro che chiede di entrare, l’altro che vive nei paesi dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina è una persona, è uno come noi che cerca di costruire un suo progetto di vita e contribuisce al cammino di tutta l’umanità. L’incontro con l’altro è relazione, rapporto, conoscenza reciproca, ed è soprattutto possibilità di riconoscersi contemporaneamente tutti simili e tutti diversi: simili in quanto espressione dell’unica matrice ontologica e diversi in quanto risposte originali, libere e plurali, frutto sia dell’impostazione che ci deriva dalla cultura di provenienza sia dalla soggettività propria di ogni individuo. I diversi bisogni degli alunni stranieri e delle loro famiglie hanno messo in moto un processo di ripensamento dell’intera attività scolastica, adattabile il più possibile alle nuove esigenze della società multiculturale. La scuola, una delle istituzioni fondanti della società, non può, naturalmente, restare indifferente a tali fenomeni. La presenza di bambini e ragazzi stranieri nelle scuole e nei servizi educativi assume di anno in anno dimensioni sempre più consistenti; si tratta di una presenza ormai di tipo strutturale, organica, permanente e diffusa i tutti i livelli di istruzione. La pluralità di lingue, culture, tradizioni e fedi diverse è oggi una preziosa opportunità per contrastare i pervasivi processi di una globalizzazione omologante e i rischi della affermazione di un “ pensiero unico ”. La positività dell'incontro, tuttavia, si trasforma molto spesso in ostilità, incomprensione e pesanti conflitti, dovuti a pregiudizi, discriminazioni e stereotipi che tendono a richiudere le “culture altre” in interpretazioni etnocentriche , sulla base della quali la diversità viene stigmatizzata come inferiorità. L'immagine dell'emigrazione proposta dai media non aiuta a comprendere il fenomeno, a individuarne dimensioni, problemi e soluzioni, e inserirlo correttamente nel contesto dei rapporti economici internazionali. L'immigrato diventa sui mass media l'emblema della diversità e della negatività. Come può la scuola trasmettere, all'interno dei percorsi interculturali un'immagine diversa da quella proposta dai media? E’ proprio a questo che vorrebbe essere utile il mio lavoro, non già per fornire teorica precettistica da manuale, ma per consigliare strategie reali da applicare nella prassi della scuola, della classe, dei singoli alunni. Per questo motivo la ricerca teorica è corredata dalla fase progettuale, la quale si articola in lavori ed attività semplici, le quali sono “ponte” tra diverse culture, appunto come i giochi che fanno divertire i bambini in ogni parte del mondo. Il gioco esprime le connotazioni autentiche delle diverse culture e non va considerato come momento di evasione o di improduttività ma è attività umana che contribuisce all’educazione dell’uomo. Giocare è entrare nelle regole di una società, è capire i significati delle azioni, è sperimentare il gusto dello stare insieme, è scoprire la varietà dei luoghi e delle funzioni sociali, è saper utilizzare in modo creativo tutti i materiali, anche i più semplici.
Oltre a raccomandarsi come insostituibile occasione di socializzazione tra i pari, il gioco in virtù del suo linguaggio universale e del suo carattere coinvolgente, favorisce l’incontro, sul piano della reciproca simpatia, tra bambini di età, sesso, classe e culture diverse. A tal proposito può essere utile servirsi di metodologie interattive: giochi di ruolo e di simulazione, giochi cooperativi. Coinvolgendo numerosi ambiti della persone, possiamo definire il gioco come una struttura dove le varie componenti psicologiche, biologiche, sociali, di contesto….
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Informazioni tesi
Autore: | Nicole Formichetti |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi dell'Aquila |
Facoltà: | Pedagogia |
Corso: | Scienze della Formazione Primaria |
Relatore: | Giovanni Cristofaro |
Coautore: | Moronti Ombretta |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 104 |
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