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Iraqi Freedom: il nuovo corso della politica estera tedesca.

A parte le strategie elettorali, cosa è stato a portare il capo del governo di uno dei più stretti alleati degli Stati Uniti ad affermare di non intendere partecipare in alcun modo ad un intervento militare in Iraq, indipendentemente da quello che avrebbe deciso l’ONU? Ma soprattutto ad arrivare a minare i rapporti con gli Stati Uniti fino ad un gelo diplomatico senza precedenti? Schröder ha usato e osato un vocabolario del tutto inedito spezzando tabù come quello di difendere “interessi tedeschi”, arrivando addirittura a tratteggiare ciò che le potenze alleate hanno per mezzo secolo tentato di impedire e cioè una “via tedesca”. La Germania sta uscendo dal letargo coatto che le aveva fatto meritare l’ appellativo di gigante economico e nano politico?
. La domanda fondamentale a cui si vuole rispondere è se la posizione assunta dalla Germania sia il preludio di un nuovo corso in politica estera oppure no, provando a immaginare ovviamente dove potrebbe portare un cambio di rotta. L’ipotesi da cui muoviamo è che effettivamente la Germania stia intraprendendo un nuovo percorso in politica estera, riappropriandosi del pieno controllo sulla sovranità che per quarant’anni non ha potuto pienamente esercitare.
. La domanda cruciale dell’ultimo capitolo, il 4, sarà allora: continuità o cambiamento? Una domanda “double face”, la si potrà riferire infatti sia guardando indietro a quelli che sono i punti cardine della politica estera tedesca, sia volgendo lo sguardo al futuro: rappresenta un caso isolato, o sarà questa la linea che seguiranno anche i futuri governi di Berlino? La conclusione penderà più verso quest’ultima ipotesi, con tutta la cautela d’obbligo quando si tratta di delineare scenari futuri. Una volta entrata nell’arena delle grandi potenze, è poco probabile che la Germania si tiri indietro per tornare alla moderazione della guerra Fredda. I punti che verranno esaminati per arrivare a questo verdetto saranno: il futuro delle relazioni transatlantiche, il ruolo della Germania nel processo di formazione di una politica estera e di sicurezza europea, l’eventuale proseguimento dell’asse Berlino - Parigi - Mosca e una riflessione sulla via tedesca e la nuova presa di coscienza che sembra coinvolgere la Germania.

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1 Introduzione Il terrorismo islamico, la proliferazione di armi di distruzione di massa, l’unilateralismo americano, il ruolo del diritto internazionale, la spaccatura tra le due sponde dell’Atlantico, un movimento pacifista di dimensioni oceaniche: il contestatissimo intervento americano in Iraq rappresenta un crocevia della storia contemporanea. Già mesi prima dell’inizio della guerra, l’Iraq ha rappresentato un motivo di scontro nelle relazioni internazionali e tra le opinioni pubbliche mondiali. Ad aprire questa crisi è stato il cancelliere tedesco Schröder, che ha fatto del pacifismo il leitmotiv della difficile campagna elettorale del 2002 in cui era impegnato schierandosi apertamente contro un intervento militare in Iraq. A parte le strategie elettorali, cosa è stato a portare il capo del governo di uno dei più stretti alleati degli Stati Uniti ad affermare di non intendere partecipare in alcun modo ad un intervento militare in Iraq, indipendentemente da quello che avrebbe deciso l’ONU? Ma soprattutto ad arrivare a minare i rapporti con gli Stati Uniti fino ad un gelo diplomatico senza precedenti? Schröder ha usato e osato un vocabolario del tutto inedito spezzando tabù come quello di difendere “interessi tedeschi”, arrivando addirittura a tratteggiare ciò che le potenze alleate hanno per mezzo secolo tentato di impedire e cioè una “via tedesca”. La Germania sta uscendo dal letargo coatto che le aveva fatto meritare l’appellativo di gigante economico e nano politico? Da qui parte la nostra ricerca sulle ragioni e le radici della posizione tedesca sulla questione irachena. La domanda fondamentale a cui si vuole rispondere è se la posizione assunta dalla Germania sia il preludio di un nuovo corso in politica estera oppure no, provando a immaginare ovviamente dove potrebbe portare un cambio di rotta. L’ipotesi da cui muoviamo è che effettivamente la Germania stia intraprendendo un nuovo percorso in politica estera, riappropriandosi del pieno controllo sulla sovranità che per quarant’anni non ha potuto pienamente esercitare. Nel mondo globale di oggi, nessuna potenza al di fuori degli Stati Uniti, “the lonely superpower” 1 , è in grado di agire da sola, per cui vaglieremo le varie opzioni per la Germania: un’Unione Europea antagonista agli Stati Uniti, un asse continentale Parigi – Berlino – Mosca, un “nocciolo duro” europeo o una rinnovata alleanza transatlantica. L’analisi partirà quindi dal caso specifico della guerra in Iraq, prendendo in considerazione la posizione tedesca nelle sue varie sfaccettature: le 1 Definizione coniata da Joseph Nye.

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