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Sicurezza 'interna ed esterna' nello sviluppo dell'Unione Politica Europea

Sono molti gli aspetti del processo di integrazione europea che risultano suscettibili di essere considerati ‘politici’: unione economica e monetaria, cittadinanza dell’Unione, politica estera e di sicurezza sono ad esempio ‘politici’ in modi diversi. Dal nostro punto di vista si è però voluto considerare la questione della sicurezza come tratto politico fondante e trasversale della stessa Unione europea, intesa quest’ultima come somma delle preesistenti Comunità economiche e dei due pilastri ‘intergovernativi’: Politica estera e di Sicurezza Comune (PESC) ed aspetti di Giustizia e Affari Interni (GAI). I pilastri intergovernativi risultano tali proprio perché gli Stati si sono mostrati restii a cedere sovranità in questi settori considerati strategici. Ciononostante essi hanno intrapreso l’opera di gestione comune di tali ambiti e se ciò è avvenuto lo si può imputare essenzialmente a due principali ordini di ragioni più o meno ineludibili: il mercato unico europeo ed il mutato panorama geo-politico del dopo Guerra Fredda. In entrambi i casi la sicurezza, quale concetto esteso e multidimensionale, risulta essere l’elemento permeante.

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Introduzione L’Unione europea è oggi un elemento di primaria importanza nell’analisi delle relazioni politico-economico-sociali dei paesi europei. Sono infatti sempre più numerosi gli ambiti di sovranità statale e del vivere quotidiano dei cittadini che vengono trasferiti all’Unione e diventano oggetto di una gestione comune europea. Fra questi ambiti l’esempio più lampante è senza dubbio costituito dall’entrata in circolazione dell’Euro, che figura al contempo come elemento dell’unione monetaria dei paesi membri e come strumento pratico da noi tutti utilizzato. Ancora, altri esempi sono costituiti dalla libera circolazione e soggiorno delle persone fra e nei paesi membri o dai fondi con cui l’Unione finanzia lo sviluppo di aree o di specifiche iniziative in tutti gli Stati europei. Tali elementi pratici sono venuti ad esistenza a causa dell’insito vantaggio, sia esso di breve o lungo termine, che ogni paese europeo ricava dall’interrelarsi con gli altri partner e dal cedere in questo modo delle competenze di sovranità statale da essere gestite in comune. Proprio questa cessione progressiva di sovranità risulta essere l’aspetto portante ed originale del processo di integrazione europea nel corso degli ultimi cinquant’anni. Tale processo ha avuto, ed ha certamente, una ‘spina dorsale ’ costituita dalla crescente integrazione economica tra paesi membri ma altrettanto certamente esso ha riguardato un continuo intreccio di tali avanzamenti economici con le più alte sfere politiche nazionali. In altri termini, il processo diplomatico e politico è sempre stato presente ‘a margine ’ dei più importanti avanzamenti europei (Capitolo I), i cui punti cardine sono appunto costituiti dal Trattato CEE del 1957 e dal TUE del 1991. Ma cosa si intende per processo politico dell’integrazione europea e quali sono i suoi tratti caratterizzanti? Questa è la domanda fondamentale a cui si è inteso dare una risposta col presente lavoro. Innanzitutto, sono molti gli aspetti del processo di integrazione europea che risultano suscettibili di essere considerati ‘politici’: unione economica e monetaria, cittadinanza dell’Unione, politica estera e di sicurezza sono ad esempio ‘politici’ in modi diversi. Dal nostro punto di vista si è però voluto considerare la questione della sicurezza come tratto politico fondante e trasversale della stessa Unione europea, intesa quest’ultima come somma delle preesistenti Comunità economiche e dei due pilastri ‘intergovernativi’: Politica estera e di Sicurezza Comune (PESC) ed aspetti di Giustizia e Affari Interni (GAI). I pilastri

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