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Societing multicanale di una startup innovativa: il caso Itsme

Il presente elaborato costituisce la tesi di Laurea Magistrale in Teoria e Tecnologia della Comunicazione presso l’Università degli Studi Milano Bicocca. Intende rappresentare una panoramica sugli attuali scenari (con relative problematiche e complessità) che le aziende, spesso troppo impreparate al riguardo e troppo attaccate a modelli non più validi, si trovano ad affrontare nel mercato del primo decennio del XXI secolo; al tempo stesso vuole fornire spunti e possibili linee guida per provare ad affrontarle con successo, con una chiave di lettura più adatta alle caratteristiche globali e postindustriali della società in cui viviamo. I consumatori sono cambiati e di conseguenza devono farlo anche il le aziende che vogliono rimanere al passo coi tempi. Nuovi media, nuovi approcci, nuovi canali, nuovi punti di contatto e nuove modalità di intrattenimento degli stakeholder devono essere quindi ben definiti e progettati secondo lo spirito dell’azienda e il contesto di interesse. Analizzerò nuovi trend e nuove prospettive di marketing e comunicazione, con alcuni riferimenti a casi noti, ed illustrerò i progetti che ho realizzato, riguardanti un piano di comunicazione integrata per Itsme, la startup per cui ho svolto il tirocinio professionalizzante in qualità di addetto Marketing & Comunicazione, oltre che focus realizzativo del mio progetto di tesi.

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David Carollo - Societing multicanale di una startup innovativa: il caso Itsme - CdL Magistrale in Teoria e Tecnologia della comunicazione - a.a. 2009/2010 Log-in Passaggio d’epoca. Transizione d’epoca. Espressioni che appaiono enfatiche, artifici retorici più tesi a sottolineare l’intensità del mutamento in atto, sull’impatto delle nuove tecnologie, soprattutto quelle informatiche sul mondo della produzione, della comunicazione, della quotidianità, a dare conto di una realtà del tutto inedita che si disvela e va prendendo consistenza davanti ai nostri occhi. Non vi è però alcuna esagerazione in questi termini. Il cambiamento non è mai stato tanto rapido e tanto pervasivo. Un’epoca va ormai volgendo al termine. Quella, per intenderci, positivista, razionalista, tecnocentrica, della fede nel progresso lineare e delle verità assolute, della standardizzazione, della produzione e dei consumi, del primato della produzione, della subalternità del consumatore. Anche se una parte ancora maggioritaria (ma per quanto?) della popolazione vive e condivide il sistema di valori e di stili di vita dell’epoca che si avvia al tramonto, a questa si vanno affiancando nuovi soggetti - ancora allo stato nascente ma già in grado di esercitare una reale egemonia - che bene interpretano la discontinuità e catalizzano il nuovo che emerge. Comincia così a profilarsi un vistoso e inquietante ritardo tra i modi di vivere e di pensare, le esperienze partecipate da una parte significativa ed emergente della popolazione e il sapere e il bagaglio teorico delle istituzioni del decision making pubblico o privato che dovrebbero gestire, o comunque ben conoscere, le dinamiche del cambiamento sociale e dei mercati. Lasciamo l’epoca delle certezze e delle ideologie e ci inoltriamo nella stagione del frammento, della pluralità, della volatilità, della molteplicità dei punti di vista per adottare nuove categorie guida del vivere sociale, anche nel rispetto della diversità. Non disponiamo ancora di mappe dettagliate per procedere senza perderci nei meandri della nuova società, di una bussola per trovare vie d’uscita o d’entrata in quei percorsi che appaiono confusivi, magmatici, ambigui. Non è un caso che come affresco della società nuova venga sovente indicato il labirinto. Rullani osserva come la ricerca del “nuovo” che segna il passaggio di secolo non sia solo moda ma qualcosa di più: “un bisogno pratico, un’ansia intellettuale di segnare una demarcazione che dia conto di una sensazione che un po’ tutti abbiamo: la sensazione di vivere un’epoca di discontinuità rispetto al paradigma classico elaborato durante il secolo del fordismo e vigente come modello di riferimento fino al 1970 almeno (Rullani,2005). Da allora ci stiamo allontanando da un centro di gravità senza averne ancora trovato un altro”. Eppure dobbiamo inoltrarci con determinazione in questi territori - come i grandi esploratori dei secoli scorsi che si avventuravano al di là dei confini invalicabili, dell’hic sunt leones e delle colonne d’Ercole, con strumentazioni rudimentali - se vogliamo comprendere il nuovo che ci circonda, per gestire la crescente complessità senza esserne travolti. La società industriale o moderna - quella che ci stiamo lasciando alle spalle -, quando doveva affrontare un problema complesso, cercava di semplificarlo o di suddividerlo analiticamente in tanti problemi semplici. Adesso questo approccio non è più proponibile. Non è possibile ricostruire la complessità studiando le singole parti del sistema: occorre un approccio che insieme sia sistemico, intersettoriale, inter(multi) disciplinare. Per affrontare problemi complessi prendiamo ora consapevolezza che dobbiamo dotarci di strumenti complessi e trovare comunque soluzioni complesse. In un’epoca di transizione la complessità, che pure aveva visto un costante accentuarsi negli ultimi decenni, subisce un’ulteriore forte accelerazione per il suo scon(incon)trarsi con i lineamenti della nuova epoca. Complessità significa varietà e variabilità, ossia estrema duttilità e flessibilità nell’aderire a contesti o situazioni differenti. La complessità è la risultante del sommarsi di tre processi fondamentali e del sistema di interazioni che generano: la differenziazione, la variabilità e l’eccedenza delle possibilità che ciascuno di noi 12

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