Tra archeologia e archeometria: analisi al radiocarbonio di alcune sepolture nella necropoli preellenica della porta mediana di Cuma
La presente tesi di laurea magistrale nasce da un interesse maturato durante la partecipazione alla campagna di scavo 2011 sul sito archeologico di Cuma, svolta come attività di tirocinio formativo, coniugato da un’attenzione specifica agli ambiti dell’archeometria e della fisica applicata ai beni culturali. Tale studio si inserisce in una più ampia problematica che ha interessato e interessa tuttora la storia degli studi e delle ricerche archeologiche a Cuma: l’analisi della necropoli «preellenica» (cioè anteriore alla fondazione della Cuma greca) della prima Età del Ferro, che si estendeva a N e ad E del monte di Cuma (ai piedi dell’antica acropoli).
Il sepolcreto indigeno protostorico era già conosciuto grazie soprattutto agli scavi eseguiti tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900. Recentemente (nel 2002-2003, 2005 e 2006) un nucleo consistente di tombe è stato oggetto d’indagine scientifica ad opera del Centre Jean Bérard di Napoli, nell’area situata immediatamente all’esterno della porta urbica (convenzionalmente denominata porta “mediana”). Le ricerche hanno consentito di inquadrare il nucleo di sepolture tra la fase iniziale del Primo Ferro 1 (IX sec. a.C.) e la fase più matura del Primo Ferro 2 (prima metà dell’VIII sec. a.C.) e di inserire gli abitanti di Cuma preellenica nella civiltà denominata “cultura delle tombe a fossa”, campana e meridionale.
Lo studio condotto ha riguardato l’analisi archeometrica dei resti osteologici rinvenuti presso il sito di Cuma, nella necropoli preellenica della porta “mediana”. Alla base del lavoro svolto vi è il concetto di interdisciplinarietà, prevedendo una collaborazione proficua tra operatori del settore umanistico ed operatori del settore scientifico. Per una maggiore attendibilità dei risultati si è riservata particolare attenzione all’analisi dei reperti ossei esaminati e alle eventuali alterazioni dei loro elementi chimici dovute a processi di diagenesi.
La ricerca, attraverso l’analisi di datazione radioisotopica, si è posta come obiettivo generale quello di riuscire, anche attraverso un’analisi più attenta e più critica dei dati ad oggi in possesso degli studiosi della
materia, a conferire “scientificità” alle ipotesi archeologiche e all’inquadramento della popolazione indigena insediata a Cuma nell’Età del Ferro. Infatti, attraverso l’applicazione di tecniche analitiche dalla validità scientifica acclarata, sono state ottenute informazioni che hanno concorso alla comprensione e caratterizzazione del sito, fornendo notizie che dal solo punto di vista archeologico non si sarebbe stati in grado di ottenere in altro modo.
Il risultato complessivo ottenuto, cioè che gran parte delle datazioni al radiocarbonio non concordano con i risultati archeologici, deve portare a concludere, in linea generale, che “la datazione non è solo attività di laboratorio”, ma metodologie analitiche devono, in generale, avvalersi della conoscenza del sito. Pertanto, nel caso specifico, sarebbe necessaria un’accurata analisi dell’intero contesto di scavo e campionamento. Inoltre, risulta utile effettuare l’analisi dei risultati nella prospettiva di e con un approccio multidisciplinare, al fine di integrare in maniera organica le varie conoscenze, metodi e metodologie.
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Informazioni tesi
Autore: | Ciro Scannapieco |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Salerno |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Archeologa e culture antiche |
Relatore: | Alfonso Santoriello |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 159 |
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